Ernesto Ferrero “stroppia” Céline

Ernesto Ferrero "stroppia" Céline

Ernesto Ferrero “stroppia” Céline

 

Ernesto Ferrero "stroppia" Céline

Céline, Viaggio al termine della notte, Ed. Corbaccio, 1992, credit Antiche Curiosità©

 

Fluò

Ernesto Ferrero “stroppia” Céline

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Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, edizione Corbaccio, serie I grandi scrittori, traduzione fatta coi piedi da Ernesto Ferrero, in sintesi come rovinare o, come dicono quelli che parlano bene, “stroppiare” un’opera letteraria. La traduzione di Ferrero è di fatto illeggibile e incredibilmente sgrammaticata. Faccio alcuni esempi:

… qu’il me taquine Arthur Ganate, a ce propos. «Y en a pas deux comme lui pour défendre la race française! – Elle en a bien besoin la race française, vu qu’elle n’existe pas !»

Ecco come traduce Ferrero:

… Ecco che mi provoca Arthur Ganate a ‘sto proposito. «Ce n’è mica un altro come quello che difende la razza francese! – Ce n’ha proprio bisogno la razza francese, visto che non esiste!»

C’è da chiedersi subito perché anziché tradurre “questo”, faccia l’elisione e traduca ‘sto e reiteri questo fastidioso procedimento per tutto il libro e per tutti i dimostrativi presenti nei dialoghi. Poi mi chiedo perché abbia tradotto: “Ce n’ha proprio bisogno?”, non bastava semplicemente tradurre, “Ne ha proprio bisogno”? E ancora perché traduce “ce n’è mica un altro?” Trasformando “deux”, ossia “due” con “un”? E perché nuovamente e fastidiosamente aggiunge quel “ce n’è?” Non bastava tradurre: “Non ci sono due come lui per difendere la razza francese?”

In sintesi: si poteva rendere con:

Arthur Ganate mi provoca, a questo proposito. «Non ci sono due come lui per difendere la razza francese. – Ne ha proprio bisogno, la razza francese, dato che non esiste!

Ferrero carica i dialoghi di pleonasmi inutili che rallentano la lettura e penalizzano fortemente lo stile.

Ancora un altro esempio:

E d’altronde il giorno che la patria mi chiederà di versare il sangue per lei, me mi troverà di sicuro e mica a far flanella, pronto a darlo.

L’originale è scritto così:

Et d’ailleurs le jour où la patrie me demandera de verser mon sang pour elle, elle me trouvera moi bien sûr, et pas fainéant, prêt à le donner.

Perché Ferrero aggiunge quell’orribile pleonastico “me”? E la flanella da dove è sbucata fuori? Dai meandri della testa del traduttore? Perché usare una locuzione, quando si può tradurre letteralmente?
Eppure la frase è semplice da tradurre in italiano corretto:

E d’altronde il giorno in cui la patria mi chiederà di versare il mio sangue per lei, mi troverà certamente, e non indolente, pronto a darlo.

E ancora:

«C’est vrai, t’as raison en somme, que j’ai convenu, conciliant, mais enfin on est tous assis sur une grande galère, on rame tous à tour de bras. Tu peux pas venir me dire le contraire !…

Ferrero traduce così:

È vero, ci hai ragione insomma, ho convenuto io, conciliante, ma alla fine siamo tutti seduti su una grande galera, remiamo tutti da schiattare, puoi mica venirmi a dire il contrario!…

Ancora il pleonastico “ci”, e quel “on rame tous à tour de bras”, ossia, “si rema tutti a giro di braccia”, tutti insieme, diventa “si rema tutti da schiattare”, ma il verbo “schiattare” non c’è! E poi la negativa: “tu peux pas venir me dire le contraire!” che si poteva tradurre semplicemente: “Non puoi venirmi a dire il contrario”, per onor di sgrammatica diventa “puoi mica venirmi a dire”, alla ricerca di una gergalità ostentata, fittizia.

Bastava tradurre:

È vero, hai ragione, sono d’accordo, conciliante, ma alla fine siamo tutti seduti su una grande galera, remiamo tutti insieme, non puoi venirmi a dire il contrario!

Allez ! Allez ! diventa poi per Ferrero Alé, alé; Nome de Dieu, ossia In nome di Dio, diventa, per qualche inspiegabile motivo, Porco Dio!

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi. Il top della traduzione lo si raggiunge a pagina 21, quando traduce: “Come me lo potevo immaginarmelo”!  Francamente, con tutta la buona volontà, non si può leggere! Insomma Ferrero cerca a tutti i costi di trasferire sulla carta un gergalismo forzato che non appartiene ai personaggi e involgarisce tremendamente il testo, depauperandolo di quella essenziale poesia che ne costituisce un elemento essenziale ma che il traduttore non è assolutamente in grado di cogliere, aggiungendo oltretutto del suo, in modo del tutto arbitrario e rovinoso per il povere Céline. Più che Viaggio al termine della notte, è un viaggio di botte tra parola e traduzione.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Giuseppe Ioppolo

    Ferrerò si sarebbe così sostituito a Celine. Celine farebbe da occhiello per le allodole… ma non è stato tradotto è stato riscritto nei modi che piacciono a Ferrero. Potrebbe pure essere apprezzabile però bisognerebbe esplicitarlo. “Celine riscritto (non tradotto) da Ferrero” … così il lettore sa a cosa va incontro. In questo modo è un prendere letteralmente per il culo il malcapitato lettore..

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