
La rete, credit Mary Blindflowers©
Censura e digital marketing
Mary Blindflowers©
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Siamo prede della censura e del digital marketing.
I social sono infestati di slogan e prediche con il relativo faccione di noti personaggi viventi, defunti di vecchia o fresca data, uomini, donne, scienziati, scrittori, sportivi, musicisti, etc. Insomma una vera e propria insalata mista che va bene per tutti ma processata sempre secondo lo stesso criterio base e mai a casaccio. Infatti, dopo aver selezionato il target di riferimento, sulla base dei gusti e delle preferenze di ciascuno, il sistema avvia in automatico una vera e propria campagna mediatica a loop. O pensavate che il cosa stai pensando oggi di fb, fosse un atto di gentilezza? Ebbene no, serve a monitorare i vostri gusti.
Se posto di preferenza nella mia bacheca libri o prodotti culturali, vedrò pubblicità di libri, slogan con noti scrittori, ramanzine con le loro faccine. Gli aforismi attribuiti ai noti scrittori di regime, spesso non sono nemmeno dei noti che campeggiano nelle foto, la fonte va a farsi benedire, ma che importa? Importante è far presa sulle masse selezionando i polli da spennare e da monopolizzare. E si usa la tecnica del bastone e della carota. Lo schema è sempre lo stesso: foto del personaggio famoso e presunto estratto dai suoi libri non specificati nella maggior parte dei casi, in stile predica a messa, oppure foto del personaggio famoso e aforisma come pillola di saggezza. Anche in questo caso il libro o l’intervista da cui sarebbe tratto l’aforisma, rimane un mistero.
Chi posta questa roba?
Molte pagine che comprano pacchetti di followers e sono chiaramente parecchio visibili su fb, così si crea un sistema in stile catena di Sant’Antonio, ossia la pagina posta l’aforisma o la poesia con la faccia del noto personaggio, e i followers finti condividono, così quelli veri vedono il post e condividono a loro volta, creando un turbine di condivisioni, per cui quel post al fin della ripresa si ritrova ovunque.
Perché un singolo soggetto dovrebbe condividere questa forma di digital marketing? Perché le frasi agiscono sull’inconscio individuale, premendo fortemente sull’emotività, ai fini di una manipolazione molto forte.
Per esempio, se un soggetto ha avuto un grave lutto, tenderà a condividere tutto ciò che sente empatico, vicino al suo dolore. Così si sentirà emotivamente portato a condividere nella sua bacheca una serie di frasi attribuite al solito noto in cui si parla di anima, di vita post-mortem, di dolore, etc. Nel momento in cui legge le frasi non razionalizza, ma senza pensare alla fonte e ai meccanismi che regolano questo tipo di comunicazione manipolatoria, segue l’onda emotiva creata dal marketing, dunque mette il like e condivide. Altri, nella stessa condizione di dolore esistenziale, condividono a loro volta, in una barbarie di non pensiero molto funzionale alla pagina che ha postato per prima il messaggio, perché con questo sistema il nome della pagina gira, sfruttando la fama di qualcun altro che a sua volta è contento perché anche il suo nome continua a girare. Avete mai sentito un personaggio famoso che si lamenta per essergli stata attribuita una frase che non ha mai detto? Io no. Purché se ne parli…
Le normali pagine culturali invece, quelle che non comprano pacchetti di followers, ma hanno seguaci attratti dall’argomento, non sono popolarissime, ma… (Continua su Destrutturalismo n. 7)…
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti