La poesia educa? Supercastronerie

La poesia educa? Supercastronerie

La poesia educa? Supercastronerie

La poesia educa? Supercastronerie

Disegni infantili, credit Mary Blindflowers©

Mary Blindflowers©

La poesia educa? Supercastronerie

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Quando la cronaca nera si tinge di sangue, arriva l’esangue schiera dei morti viventi propinatori di castroneggianti e peteggianti soluzioni ornamentali, chi ricorre ai sali perché si sente svenire di fronte alla violenza dei nostri tempi, specie sulle donne, pretende dai parenti delle vittime scene strappalacrime in stile Mario Merola, altrimenti non si sarebbe credibili nel Paesello girondello delle catto-verità rivelate e fisse, certo, perché la dignità passa in Italia in primis dall’involucro e poi dalla sostanza, ergo lunghe discussioni interminabili e francamente parecchio ridicole su look e apparenza che sarebbero già mezza fede e tutta una credenza che ammobilia casa e sicurezza dell’animo. Poi siccome la mamma dei cretini è sempre perlopiù gravida, tutto si politicizza, la tragedia viene tirata per la giacchetta dalla strumentalizzazione politica e tira tira da una parte e dall’altra, le soluzioni che non solvono e non risolvono, si moltiplicano come i pani e i pesci dalle mani di Gesù Cristo. Tutti sanno tutto (beati loro) e ognuno offre una soluzione da portare sotto il risvolto della giacca quando si esce o sulla poltrona quando si siede per guardare la tv. I fanatici anti-tecnologici gridano alla scandalo della tecnologia che avrebbe distrutto ogni sia pur piccola parvenza di rapporti umani, e mandano anatemi contro la gioventù bruciata da internet, dagli I-phone e da ogni sorta di tecnologia, dimenticandosi che Jack lo Squartatore non usava  mica il telefonino o il computer.

Altri invece propongono che siano la poesia e la scuola a dare favolose sentimentali soluzioni. La poesia educherebbe al sentimento, al rispetto, all’amore, etc, etc., bla bla cip cip… Ma quelli che affermano simili stupidaggini lo sentono mai il grido del buon Cecco che dall’Inferno ancora grida: “S’i fossi fuoco arderei il mondo…”? La poesia che non ha impedito a De Amicis di scrivere il Libro cuore e di pestare la moglie contemporaneamente, non ha nessun dovere educativo. L’arte in genere non ne ha. Caravaggio era un assassino. L’arte non ha compiti se non quello di essere arte. Lo sapeva bene Collodi che sfotteva in Pinocchio la letteratura didascalica, mostrando i personaggi che buttano i sedicenti libri educativi ai pesci. Insomma Collodi lo aveva capito e noi no? La scuola poi non ha mai educato nessuno al rispetto ma alla sudditanza, al mito, alla classe sociale forte e a sentirsi degli zero. Non credo affatto nel valore educativo della scuola, forse perché quando ero alle medie ci facevano alzare per l’insegnante e non per il bidello e chiamavano tutto questo educare, e poi la cattedra stava in alto e la prof. si illudeva di dominarci dalla sua posizione, e che dire dell’ora di religione passata a non far nulla? Insomma tutta una serie di manovre diseducative, per cui si può dire che la scuola al limite formi e nemmeno tanto, esci da lì che sei Alice nel Paese delle meraviglie, tante cose si omettono e ti fai un’idea sbagliata sull’arte, esci da lì con l’idea che il poeta sia un eroe, lo scrittore un genio purissimo, l’artista senza macchia e senza paura, fanfalucaggine pura, perlopiù. La scuola non ha mai educato, ha sempre fornito una istruzione fittizia e omesso dati importanti sulla base delle esigenze di potere. La società educa e diseduca, la mentalità permane e i libri non sono cose sacre. La scuola educherebbe sul serio se fosse svincolata dal potere, se invece di dire agli alunni: “la poesia è sublime”, dicesse, “la poesia è piena di errori, i poeti sono uomini che sbagliano, siate critici, non studiate a memoria, non credete a nulla se non al vostro cervello”. Ecco che il rispetto di se stessi e quindi degli altri nasce dalla capacità di far pensare la gente, non dall’illuderla. La scuola resta ancora oggi solo una fucina di illusioni, i programmi vincolanti, deprimenti, sempre con gli stessi autori-mito di cui non si rilevano mai difetti. Educano e ci hanno educati ad un rispetto fittizio di modelli inesistenti e irreali, ci hanno educato a sentirci nullità, la religione poi ci ha messo il carico da 11, se non da 12 e 13, e tombola che rombola! Siamo tutti polvere, polvere ritorneremo, il dogma, la negazione del pensiero, fare così perché è buona creanza, Cristo soffre per noi, dobbiamo soffrire a nostra volta, è scritto. Poi ci sono i profeti del più poeti meno pragmatica, per educare ai sentimenti occorre Montale non preparare i giovani al mondo del lavoro! Ma perché uno deve leggersi Montale morendo di fame per essere sensibile e colto? La poesia non è sentimento, questa associazione è di derivazione romantico-borghese, direttamente importata dai salottini classisti e beceri dell’Ottocento. La poesia ha saputo anche essere misogina, violenta, graffiante, e non serve la cancel culture e l’omissione dei contenuti a scuola con quelle ridicolo-patetiche edizioni ridotte, a salvarci da noi stessi e da quell’idea stupida del mito a cui dovremmo tutti sottometterci come esseri depensanti. È tutto sbagliato, da sempre, chi ci propina queste pseudo-soluzioni ci uccide e parla a vanvera perdendo i neuroni dentro un vicolo cieco da cui non si esce e non si uscirà per molto tempo ancora.

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Rivista Destrutturalismo

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    E che dire di Neruda e il suo “Canto General”
    mentre a casa il figlio down per lui era un animal?
    O parlar di Montanelli Regio ed Ufficial perfetto
    che la somala undicenne copulava nel suo letto?

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