Scuola e educazione affettiva?

Scuola e educazione affettiva?

Scuola e educazione affettiva?

Scuola e educazione affettiva?

Educazione affettiva, schizzo su quaderno degli appunti, Mary Blindflowers©

Mary Blindflowers©

Scuola e educazione affettiva?

.

In questi giorni si parla tanto del ruolo della scuola nell’educazione “affettiva” dei giovani, come se l’universo comportamentale e sentimentale del soggetto potesse dipendere dai pochi, parziali e omissivi precetti scolastici impartiti qualche ora al giorno da soggetti che incidono minimamente nella vita di una persona e non sempre positivamente. All’affermazione generica che non tutti gli insegnanti sono preparati per sostenere un ruolo di educatori affettivi e non solo, qualcuno di questi insegnanti, nei social, si ribella, innervosendosi parecchio, forse un poco troppo, rivelando una soglia di sopportazione piuttosto bassa, propria di chi è abituato a non essere contraddetto e sostenendo nel 2023 l’assioma ottocentesco dell’autorevolezza tout court del docente. Un mio contatto fb ha osato dire di aver avuto insegnanti buoni e cattivi. Un reato di lesa maestà. Questa affermazione, di per sé quasi innocua e ovvia, ha scatenato un putiferio. Io stessa sostenendo la stessa tesi non generalizzante, ossia che gli insegnanti non sono mica tutti uguali, alcuni infatti sono all’altezza del loro compito, altri meno, sono stata letteralmente aggredita da un signore, un docente, il quale mi ha accusato di attaccare gli insegnanti. A questo punto un dubbio mi è sorto, ma quest’uomo sa leggere? O soffre per caso di quello che chiamano analfabetismo funzionale? Dire che alcuni insegnanti sono bravi, altri no, significa forse attaccare tutto il corpo insegnante? No, di certo, quindi quest’uomo insegna ma non sa leggere due righe di senso compiuto in un social, il che francamente mi sembra grave. Lo stesso soggetto poi inizia a dire che anche tra i politici, i poliziotti, i medici, o cincillà, i cinciquà, e bla bla, esistono persone non adatte al loro ruolo, come se fosse una giustificazione. Per forza, dico io, l’Italia è il Paese dei raccomandati! Non ha gradito, e ha continuato a sostenere che i docenti pessimi esistevano ai miei tempi, ossia, parole sue, cinquant’anni fa. Secondo i suoi calcoli dunque dovrei avere più o meno cent’anni, prosit! Spero che non insegni matematica. Cinquant’anni fa stavo più o meno nascendo, infatti. Mi è venuto da ridere, soprattutto cogliendo la sua agitazione. Mi sarei permessa di dire che nel 2023 alcuni insegnanti non sarebbero all’altezza del loro compito. Tutto falso, a suo parere, gli insegnanti oggi sarebbero perfetti, non esisterebbe più un insegnante impreparato in tutto lo stivale! Allora gli dico, guardi che la figlia di un mio amico mi ha riferito che un suo insegnante entra in classe e prima di far lezione si legge il giornale, testimonianza del 2023. La risposta che il docente mi ha dato mi ha lasciato di stucco. La figlia del suo amico, un’alunna, non è attendibile perché non è autorevole, in quanto alunna.
A questo punto torno un attimo sui miei passi, e penso: non sa contare, non sa leggere e considera inattendibile ogni testimonianza dei giovani perché li considera non autorevoli. Questa parola, autorevole, in bocca ad un insegnante che dovrebbe formare e istruire e secondo alcuni educare perfino al sentimento positivo, mi ha fatto rabbrividire. Tutto ciò che viene affermato da chi ha un ruolo di potere o in questo caso di micropotere, è autorevole, tutto ciò che viene detto da chi ha un ruolo subordinato, in questo caso l’alunno, non ha valore. Siamo ancor fermi al fascismo? Nemmeno quando gli ho detto che la testimonianza dell’alunna è stata confermata da altri alunni della stessa classe, il docente si è fermato a riflettere. Il dubbio che ciò che dice l’alunna possa essere vero, non lo ha nemmeno sfiorato perché l’insegnante è “autorevole” e non si può mettere in discussione il suo operato. Questo signore mi ha bannato, non ha sopportato il contraddittorio. Non ha sopportato che un adulto in un social gli abbia detto che l’insegnamento basato sul principio di autorevolezza forse è un poco stantio come concetto, così come è stantia l’idea che oggi gli insegnanti siano tutti perfetti. La perfezione non esiste, in nessun campo, però esiste la capacità di autocritica che di certo questo docente intollerante a qualsiasi dialettica, non possiede.
Autorevole è colui che gode di stima e credito notevole, che ispira riverente fiducia. In questo caso la fiducia sarebbe data dal ruolo ricoperto su base gerarchica. Insegnante-alunno. Su questo concetto base si innesta la filosofia dell’insegnamento?
Forse sì, dato che poi, uscendo dalla scuola le masse ascoltano solo i commenti di chi è autorevole per definizione del sistema, senza neppure capire ciò che dice.
L’analfabetismo funzionale è con noi.

.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Post a comment