Una cattedra di scherzo

Una cattedra di scherzo

Una cattedra di scherzo

 

Una cattedra di scherzo

Occhio alla penna, credit Mary Blindflowers©

Mary Blindflowers©

Una cattedra di scherzo

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La lunga tradizione italiana letteraria realista e neorealista ha scalzato la fantasia del surreale metafisico, catalogandolo nella sezione amenità. Ed è un peccato che lo stato mentale dei lettori non allenati, forgiati dalle propagande e dalle lavande più o meno gastriche della pubblicità, non sappia distinguere le pseudo-lettere impegnate fini a se stesse, dalla letteratura. Le prime dicono quello che dicono, la seconda dice e oltre e altro. E non si tratta di sfumature o nuance di scarsa importanza ma di criteri fondamentali per una riconsiderazione dell’universo libro. Sembra che in Italia si apprezzi indiscutibilmente tutto ciò che finge di parlare di realtà in termini di realtà omissiva, mentre la simbologia di chi parla di realtà fingendo di parlare d’altro, è perlopiù snobbata. Questo accade perché è faticoso eviscerare un simbolo, occorre leggere e talvolta, rileggere. Inoltre se offri un significato non immediatamente esplicito, rischi l’incomprensione di chi invece è abituato a dire senza simboli. Gli espertoni di letteratura hanno ignorato e ignorano ancora una parte importante della sperimentazione letteraria, giudicata perfino, dai benpensanti, impossibile. Sono i famosi seguaci del “già è stato detto, già è stato fatto”, quelli che fanno poesia rimescolando le carte del déjà-vu perché di base molto restii ad ammettere la limitatezza bignamica del loro stesso pensiero, l’incapacità di creare. Un lusso snobbato, quello della creazione sperimentale, a favore perlopiù di feticci stile imprinting che propongono e ripropongono nuove e vecchie glorie nazional popolari in stile cronachistico. Questo accade perché fin dalla scuola non esiste quella che Buzzati chiamava “una cattedra di scherzo”, ossia l’educazione al divertimento letterario, preferendo invece l’uggia, il malessere raccontato con altrettanto invito alla noia e senza leggerezza. La letteratura diventa così un supplizio, un’entità estranea. “Il fantastico deve sboccare su una forma di realtà… la pagina migliore è quella che diverte e commuove”. Questo è ancora Buzzati la cui lezione è stata dimenticata. Ci siamo persi qualcosa di importante. La commozione è oggi infatti esclusa dal divertimento. Per istruirvi dovete soffrire, questa è la parola d’ordine ormai trasferita anche al marketing più abietto e alle biografie ufficiali di poeti e scrittori i quali sembrano fare a gara a chi soffre di più e a chi sventola più fazzoletti da naso e patologie che spaventano. Più un poeta soffre o ha sofferto, più sembra degno di attenzione. Un tempo andava di moda la sregolatezza, ora la malattia. Un falso principio che denota una scarsa conoscenza del valore ludico giocoso della letteratura.
Messo da parte il simbolo, il divertimento, il carnevale in cui ogni scherzo, e non solo, vale, ecco che affiora il pesante descrittivismo staccato dal contesto e fine a se stesso, l’elenco di guerre non vissute ma raccontate come spettacolo tipico, e perfino la finzione di empatia con il povero da parte di una borghesia scrivente ormai morta e inclinata su se stessa nel pigolare d’inerte intimismo o della rivoluzione sociale ma per finta.
La falsa letteratura racconta cose di cui non sa nulla e si commuove in continuazione per la sorte di personaggi che non conosce realmente ma inventa secondo stereotipi costruiti nei salotti. La vera letteratura apre le vene del senso e dell’esperienza diretta che trasforma attraverso la penna, rendendola parte dell’esperienza del mondo, staccandola da un contesto individuale e trasformandola in altro rispetto al sé. Così rinnovata e trasformata, la materia prima nasce come vera scrittura solo se l’autore riesce a tagliare il cordone ombelicale del proprio parto e renderlo specchio della complessità universale, cantando i problemi del passato e del presente e tracciando la dimensione di un labirinto che spetta al lettore svolgere, pian piano, attivando curiosità e ingegno.
Camminare dentro un labirinto fantastico e immaginifico che riflette il reale in prospettiva mediata e deformata, è molto più divertente che percorrere una strada dritta che però è più semplice da imboccare, più commerciale e alla portata di tutti.
Per uno scrittore la vera sfida del futuro sarà non cedere alla tentazione del mercato fine a se stesso, non assecondare la moda ma sfondare la barriera della percezione sensoriale comune, attraverso la proposizione di una scrittura che non vuole rinunciare ad essere letteratura, con tutti i disagi che questo comporta.
L’eterna domanda allora si ripropone a loop. Come si fa a definire ciò che è o non è letteratura? L’unico spartiacque, al di là della molteplicità degli stili, rimane la significazione a più piani di lettura. La letteratura è come un cassetto con il doppiofondo, come una matryoshka, come un quadrato magico o una formula alchemica, come un gioco di scatole cinesi, una dentro l’altra, e mente per dire il vero, mai innocua. La finta letteratura è clamore mediatico, spasso immediato, innocuità sigillata dentro un cassetto vuoto dentro e ornato di fuori; è una bella bambola di pezza con il cuore di latta che appena hai letto ti sfratta e non ti lascia niente. Piace a tanta gente, ma è effimera, inconsistente, arrogante, come una pozzanghera nel cortile dei baronetti, un’acquetta fangosa che pensa di essere l’oceano solo perché attira tanti insetti di tipo comune. Meglio esserne immune perché la finta letteratura è così innocua da essere dannosa, distrae nel tedio dell’inutile, fa fare la giravolta a tutti gli insetti della pozzanghera che girano su se stessi senza capire perché, fino a stordirsi di chiacchiere e poi, quando sono sazi e chiudono il libro, stanchi di non pensare, si addormentano sul nulla fritto delle cere e ne mangiano i frutti. È zucchero sintetico in confezione di bugie spacciate per vere dal sistema trombettiere che con uno sterzo e una virata nel nuoto del vuoto, ignora sistematicamente la cattedra di scherzo. Peccato! Andrebbe tutto ridisegnato.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Tra communio e matrimonio
    letterati al pinzimonio
    tra i battesimi e le cresime
    ci propinano Quaresime,
    accademie di babbei
    buoni a fare i farisei
    dal sepolcro ahimè imbiancato
    del moderno letterato.
    Tanto poi chi se ne frega?
    Va al Salon del Libro e… Strega!
    Mica con la sofferenza!
    No, c’è peggio nell’essenza!
    Sai il sepolcro dove sfocia
    aggressivo? “La ferocia”!!!

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