“1984” è con noi

"1984" è con noi

“1984” è con noi

"1984" è con noi

“1984” è con noi, elaborazione grafica Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

“1984” è con noi

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“Una società gerarchica è resa possibile solo dall’ignoranza e dalla povertà”, sono parole di Orwell in “1984”, romanzo quanto mai attuale, inviso agli accademici di casta, e lucidissimo nelle sue analisi del mondo.
1984 è con noi! Esagerata? No, perché al di là della finzione, necessariamente insita nella trama di un romanzo, “1984” anticipa i tempi, come soltanto la grande letteratura sa fare e analizza con spietata lucidità e crudezza la società contemporanea. Molte cose che sono scritte da Orwell corrispondono esattamente a ciò che succede attualmente.
I privilegiati, dice Orwell, non hanno interesse al miglioramento delle condizioni di vita delle masse perché se tutti avessero di che vivere decentemente, lo stesso concetto di privilegio cadrebbe e la maggioranza povera diventata benestante, spazzerebbe via la casta che non avrebbe più alcun senso logico, non servirebbe più a nulla e a nessuno, nemmeno a se stessa. Allora i privilegiati che hanno il potere cosa fanno? Fanno in modo di accelerare il progresso tecnico scientifico creando nello stesso tempo nuove schiavitù ed evitando di migliorare il tenore di vita dei poveri che di fatto, rimangono schiavi:

Come far girare l’industria a pieno regime senza aumentare la ricchezza mondiale? Semplice, facendo delle guerre: Bisogna produrre merci ma non distribuirle, l’unico modo era un continuo stato di guerra.

La guerra diventa così un lucroso affare per le caste e una rovina per i poveri e non solo perché implica la morte fisica ma anche perché costringe la maggior parte della popolazione mondiale a vivere con scarsi mezzi economici:

Era altrettanto evidente che un aumento generale della ricchezza minacciava di distruggere la società gerarchica, anzi, in un certo senso ne rappresentava la distruzione di per sé. In un mondo dove tutti godono di un orario lavorativo ridotto, hanno abbastanza da mangiare, vivono in una casa con bagno e frigorifero e posseggono un automobile e magari un aeroplano, la forma più ovvia e forse più importante di disuguaglianza è gia sparita. Se questa condizione fosse divenuta generale, la ricchezza avrebbe smesso di rappresentare una fonte di prestigio… le grandi masse si sarebbero alfabetizzate e avrebbero cominciato a pensare per se stesse, così da rendersi conto che prima o poi la minoranza privilegiata non serviva a niente e decidere di spazzarla via… La guerra significa essenzialmente distruzione, non per forza di vite umane, ma anche del prodotto della forza lavoro. La guerra è una maniera di fare a pezzi e di scaraventare nella stratosfera, o di affondare in fondo all’oceano, materiali che verrebbero altrimenti utilizzati per portare le masse a un livello di benessere eccessivo, e perciò alla lunga, le renderebbero troppo intelligenti… è una politica deliberata, giacché la penuria generale aumenta l’importanza dei piccoli privilegi e dunque amplifica le differenze tra un gruppo e l’altro… (1984, trad. di D. Petruccioli, Bur, pp. 245-246).

Orwell in pratica sta descrivendo alla perfezione i meccanismi perversi dell’attuale finta democraazia. Forse la politica investe capitali per migliorare le nostre vite? Si tagliano i servizi e la sanità per inviare armi destinate alla guerra, spesso presentata dai media come necessaria, e comunque sempre utilissima alla casta e alle società finanziarie. Si tratta di un grosso lucroso affare ma non di certo per le masse. I pochi privilegiati sono riusciti a costruire un mondo in cui è stato possibile, nonostante lo sviluppo tecnologico, fare in modo che lo stato di povertà e ignoranza delle masse, resti immutato. La massa non deve essere troppo intelligente se no si ribella, così la si indottrina con libri innocui, creando casi editoriali sul nulla, pubblicizzando scrittori inutili e tesserati, attraverso una sapiente e ben concertata opera di propaganda che investe ogni settore. Ecco dunque il buco mnemonico, l’oblio per opere ritenute non idonee e per autori troppo polemici e critici, stigmatizzati come invidiosi di chi ha successo, perciò “evaporati”. La vaporizzazione, esattamente come nel romanzo di Orwell, implica la non esistenza. Sono forse mai esistiti gli scrittori liberi? Ma certo che no! Un poderoso e schiavizzante silenzio li avvolge e anche chi vorrebbe entrare nel sistema ha il dovere di tacere su di loro, di fingere che non esistano. Non prevale forse il déjà-vu, la silenziazione dell’esperimento a favore del tritato e cucinato, filtrato dalla censura di una dittatura culturale sottile travestita da democrazia? Chi osa scrivere in modo diverso e critico, viene percepito anche da gente che a sua volta scrive, come corpo alieno, dunque inizia un processo di sistematico oblio, il renitente alla regola, non viene mai nominato, a nessun costo, nemmeno quando cura prefazioni o illustrazioni di un libro, (ne so qualcosa), perché lo scopo rimane l’isolamento sistematico della cellula giudicata non conforme alla regola, alla moda, alla politica, all’asfittica società contemporanea, non conforme agli amici degli amici a cui quella persona può risultare indigesta. Ma l’obbligo, ovviamente, non riguarda soltanto opere attuali, bensì anche il passato che con un colpo di spugna viene cancellato, monopolizzato, edulcorato, censurato, artefatto e riscritto, in modo che di un autore non gradito, la massa non ricordi più nulla, non sappia nemmeno che sia esistito. È una damnatio memoriae e viene applicata dall’alto al basso, in modo sistematico ed efficace.
E che dire degli slogan? Dei neolinguaggi politicamente corretti e depurati di ogni afflato creativo? E dell’Intelligenza Artificiale?
1984 è con noi. Prendiamone atto.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Non è mica solo Orwell che cucina quella trippa.
    Il potere da bambini ci propina il buon Agrippa
    per tenere proni e buoni i fresconi dei plebei
    coi patrizi sporcaccioni che trituran zebedei.
    E la casta, sai, si bea di godere da più lustri
    della greve “Ninna nanna” scritta bene da Sallustri,
    musicata pure a modo per la faccia da coglioni
    che portiam noi poveracci arrapati per Baglioni.
    E oggidì fan pure eroe, che sfigati poveracci,
    dipingendolo ribelle, il banale Gen. Vannacci.
    Siamo schiavi tutti quanti, figli noi pieni di guai
    di quell’Occhio su nel cielo, se tu senti “Eye in the Sky”!

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