Il lettore non esiste

Il lettore non esiste

Il lettore, credit Mary Blindflowers©

 

Fluò©

Il lettore non esiste

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La progressiva sostituzione del lettore con un utente acritico e impreparato, è uno dei sintomi più preoccupanti innescati dalla complicità di editoria, critica universitaria e media. La critica accademica ormai è completamente schiava del business, al punto da proporre perfino nei programmi e nei corsi, autori improponibili, artisti inconcepibili e lezioni di sofismo a buon mercato in cui l’annullamento dell’arte è la regola. Attraverso tanti bei giri di parole ammantati di interculturalità perlopiù fittizia, qualsiasi oggetto di uso quotidiano assume le connotazioni dell’arte se ci si appone un nome sopra; qualsiasi libro pubblicato dai grossi editori, diventa un libro, anche se è solo carta straccia. La critica con questo atteggiamento di sottomissione al dio denaro, ha sancito la sua stessa morte. Si è scavata la fossa da sola, perché di fronte a certi obbrobri spacciati per arte, anche il profano, ha cominciato ad intuire che forse c’è qualcosa che non funziona nel meccanismo delle recensioni e delle quotazioni artistiche. Gli accademici si sono prostituiti al denaro e facendo così hanno perso quel minimo di credibilità che avevano in passato. Al posto del critico che ormai non si fila più nessuno, anche perché tanto recensisce solo autori e artisti raccomandati dal dictat del dio denaro, ora ci sono i dispensatori di feedback che vengono chiamati impropriamente recensioni, eh che parolone! Ci sono persone che acquistano libri e dicono (a pagamento o gratis) il parere sugli stessi dopo averli letti. Un parere, nel caso di lettori poco esperti, non è una critica, ovviamente, ma un’impressione soggettiva e passeggera condizionata da una miriade di fattori molto diversi tra loro. Siamo passati dalla critica degli amici degli amici, stessa parrocchia, stessa pannocchia, al regno della totale approssimazione. Il dispensatore di feedback è diventato un giudice che non ha nemmeno bisogno di motivazione a sostegno della sua tesi. In poche parole se il libro non è di suo gusto, è brutto, perché lo ha deciso lui. In sintesi, questa la critica. L’analisi dello stile, della profondità nascosta tra le righe, del contenuto, etc., non sono fattori che possano sfiorare l’anticamera del suo cervelletto, questo perché non è un critico ma il fruitore di un prodotto del marketing che tende ad escludere dal suo campo di interesse tutto ciò che non è in accordo con la politica dominante. Il linguaggio si impoverisce, ma questo non sembra turbare né i dispensatori di feedback, né la critica accademica, ormai puro burattino della politica. Nemmeno i grossi editori sembrano turbati, anzi, al pari dei critici, si stanno letteralmente scavando la fossa da soli e si reggono principalmente sui classici e su libri fiamma di noti personaggi non-scrittori. E si tratta di libri che poi, essendo dei bluff, finiranno sulle bancarelle a due soldi bucati o poco più, perché finita la moda, cosa resta, se non scarabocchi su carta?
Intanto i lettori veri, nel frastuono delle fascette editoriali che promettono monti e mari e balene bianche estinte e redivive, attendono che venga pubblicato qualche libro decente. Ogni tanto capita, ma capita anche che non sia un libro da vetrina.
Sempre più libri, sempre meno lettori, un paradosso che ormai è diventato imbarazzante.
Ma tutto questo fa parte di un disegno preciso.
Un popolo bue che pensa che due più due faccia otto, è più facile da convincere, da gestire. L’ignorante crede a tutto, crede alla bontà dei premi letterari, crede che vengano elargiti per merito e non per un concerto politico-mafioso; crede perché di letteratura e arte non capisce un tubo ma, essendo debole neuronalmente, ha fede. E l’uomo medio, travolto dalla propaganda, dalla pubblicità, non capisce nulla perché è dall’alto che vogliono così, vogliono che non si legga più letteratura e non si faccia più arte. La letteratura è scomoda, fastidiosa, spesso critica, ostile al potere, non si piega all’innocuità, al nulla fritto.

Ma quanto può durare questo giochetto?

Anni, secoli, millenni? Forse la prima, spero. Prima o poi crollerà tutto miseramente. Anche i giornali, si sa, dicono un mucchio di frottole e vendono sempre meno proprio perché ci sono tanti stupidi nel mondo, ma ci sono anche persone che capiscono il trucco fazioso di strumentalizzare ogni notizia, di far sembrare bianco il nero e oro la pirite, attraverso abili manipolazioni.
Per quanto tempo ancora dovremmo vedere perfette nullità letterarie che prendono il Premio Strega, che discettano in tv, che parlano di loro stessi come se fossero dei classici intramontabili? Sono nullità che fanno politica anziché scrivere e con saccenza danno lezioni di vita al mondo, fingendosi superiori, quando sanno benissimo di essere dei beceri raccomandati.
Prima o poi il castello di carta crollerà e soltanto allora forse potrà essere una splendida giornata per l’arte. Per ora non possiamo che assistere impotenti all’oscurantismo in atto.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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