Presentazioni, libri, diventare scrittori

Presentazioni, libri, diventare scrittori

Presentazioni, libri, diventare scrittori

Presentazioni, libri, diventare scrittori

La pazienza del ragno, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Presentazioni, libri, diventare scrittori

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Compunti, ben vestiti, profumati come violette nei campi di letame, con tacchi, denti finti, capelli tinti, piume e collanine, sete cangianti, fiori delicati di plastica che sfidano il vento e libri in mano branditi come armi di sterminio di massa, gli scrittori poco noti presentano, commossi o spavaldi, la voce un po’ roca che si schiarisce man mano, si aggiustano gli occhiali sul naso, tosse, si guardano intorno, a destra a sinistra, al centro, misurano il vuoto dei posti vuoti con un certo disappunto tradito da una ruga attorno alla bocca, alzano un poco le spalle, si lisciano i capelli e parlano di se stessi in piccoli spazi angusti ottenuti chissà come e dopo lungo insistere dentro biblioteche o bar o librerie dove non va nessuno, se non i quattro gatti che frequentano il locale e che magari il giorno della presentazione del libro, si trovano lì per caso e decidono di annoiarsi ascoltando qualche parola prima di muovere le testine addormentate verso il basso come bradipi in cerca di sostegno. I più audaci spettatori se ne andranno sul più bello (io che sono ignorante sono tra questi), i masochisti cortesi si sorbiranno il monologo fino alla fine per poi poter dire agli amici di essere stati alla presentazione di un libro, insomma un evento culturale mica da poco, una cosa dottissima. Gli amici rimangono, se non altro per non far dispiacere agli sforzi defecatori dello scrittore che dice di credere in quello che fa, presentazione compresa, e magari declama pure qualche verso delle sue poesie o del suo romanzo, leggendosi spesso malissimo e strappando sorrisi di pietà in chi lo ode.
In genere chi fa presentazioni, è convintissimo che tutto questo teatrino delle vanità possa servire a qualcosa.
I piccoli editori sono pronti a giurare sulla grande utilità delle presentazioni di libri, tanto sono fortemente inclini a non pagar nulla all’autore, né viaggio, né introiti delle vendite della serata stessa, solo che non è bello dirlo in pubblico, meglio far finta di nulla, caspita che figura ci si fa altrimenti? Gli scrittori che ci hanno pure rimesso economicamente, si pavoneggiano nei social, postano le locandine dell’evento a più riprese come se veramente qualcuno provasse interesse per un oscuro scrittore che presenta in una altrettanta oscura libreria del villaggio vattelapesca che io non so dove sia, un libro che leggeranno in quattro gatti, un libro che nessuno pubblicizza perché la pubblicità a livello nazionale, costa e quella si fa solo a pochi eletti che hanno finanziatori importanti, mica a un minchione qualsiasi.
Sii imprenditore di te stesso, recitano compulsivamente i girini nello stagno stagnante dell’editoria, oggi non bisogna essere passivi ma attivi, viaggiare, proporsi, (tours della speranza stile Lourdes) e presentare alle genti il proprio capolavoro letterario.
Che bellezza! Che parole edificanti per permanenti edifici di cartone!
Peccato che, come ho già detto, il viaggio sia spesso interamente a carico dello scrittore che non lo dice perché, parliamoci chiaro, si vergogna poveretto di pagar tutto pur di ottenere un pizzico di polvere di stelle e gloria fittizia da infilarsi dove il sole non batte a mo’ di supposta, mentre alle famose genti, del libro in sé non importa un fico secco se non porta il nome di un personaggio già personaggio. Sì, perché i libri oggi non si vendono, si vende il nome che c’è sopra il libro. Si vende una bio più o meno fittizia e costruita a tavolino dai grossi gruppi editoriali, si vende un volto e una voce sentita in tv.
Il libro scritto da Pinko pubblicato da Palla che dice orgogliosamente a Pinko, vai, caro, e fatti una posizione nel mondo, istruisci gli ignoranti come un faro nella nebbia, spendi e presenta, presenta e spendi che poi recuperi, non interessa a nessuno e il recupero rimane un sogno, figuriamoci il guadagno reale.
Le presentazioni degli altri mi mettono tristezza, le mie oggi mi farebbero solamente pena. Parlare in prima persona di un proprio lavoro è infatti un lavoro penoso e a volte controproducente. Per questo se ho fatto qualche presentazione in passato, me ne pento e mi scuso con quanti hanno dovuto sorbirsi la stupidità di una locandina evento per un evento che non era nemmeno un evento ma una illusione instillatami da editori che probabilmente non sanno fare il loro mestiere e recitano il mantra della montagna che va da Maometto.
Le montagne però non si muovono con le parole ma con i soldi. Tutto ciò che viene pubblicizzato coi soldi, crea soldi e vende fosse pure un libro di pagine vuote. Il resto, presentazioni, interviste in cui ciascuno parla di sé come se fosse un argomento importantissimo per tutti, foto con il libro, sorrisi artificiali per dimostrare la commozione di aver pubblicato, sono cose inutili, superflue, superate, utili agli scrittori già scrittori che attirano concorso di folla solo con il nome, non agli scrittori che non sono ancora e probabilmente non saranno mai scrittori.
Se dovete scrivere, scrivete perché vi piace, con l’infinita pazienza del ragno, pubblicate, se riuscite, con uno dei disperati che si fanno chiamare pomposamente editori, e non rompete le scatole a nessuno che tanto non è presentando il vostro libro nella parrocchia del paesello, o parlando di passaparola nel circolo degli amici della tavernetta, che diventerete scrittori.
Ma poi è così importante diventare scrittori?
Un tempo pensavo di sì, ora non ne sono affatto convinta e più passa il tempo più questa convinzione provoca in me una prepotente, tragicomica ilarità in cui tutto diventa comico, surreale, artificialmente mortifero e falso come pirite.

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Comment (1)

  1. Angelo Giubileo

    No, Mary: oggi non è affatto importante diventare scrittori. Facciamo tutti parte di una società dello spettacolo in cui tutto è merce di consumo. Io ho sempre scritto per me. Chi scrive e ha successo oggi fa parte di cerchi massonici e lobbies che pensano solo a finanziare e alimentare lo spettacolo.

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