Poesia in prosa, ritmo, contenuto

Poesia in prosa, ritmo, contenuto

Poesia in prosa, ritmo, contenuto

Poesia in prosa, ritmo, contenuto

Les jeux sont faits, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Poesia in prosa, ritmo, contenuto

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La prosa è una forma di espressione linguistica che, contrariamente alla poesia, non segue certe regole metrico-ritmiche, pertanto attiene a generi letterari non poetici, per esempio lettere, romanzi, saggi storico-scientifici, linguaggio ordinario etc.
La poesia in teoria è invece una forma di espressione linguistica ricca di metafore e simboli privilegianti la sintesi e che dovrebbero seguire schemi ritmici e metrici precisi.
In pratica però il confine tra prosa e poesia non è più così netto. La poesia moderna prescinde molto spesso dalla metrica e abolisce il ritmo e la rima non ritenute più necessarie.
La prosa diventa poetica se non addirittura poesia e la poesia diventa prosa. I confini si sono in parte frantumati, c’è meno differenziazione tra prosa e poesia. Poesia in prosa è però veramente un ossimoro paradossale e inutile? Non sempre, dipende.
Da cosa dipende?
Se si scrivono delle frasi in prosa e poi le si mandano a capo pensando di fare poesia, senza dare a queste frasi un senso poetico, ossia un significato che vada oltre la parola stessa e implichi una serie di collegamenti metaforici profondi, forse sì, è un male, un’operazione di impoverimento a tutti i livelli che giustifica il cosiddetto poeta ad ogni costo nella sua volontà di non saper fare o di non voler fare, poesia.
Ma la poesia in prosa può anche essere poesia. Se all’interno di un libro di poesie si usa la prosa per spezzare il ritmo generale e creare disorientamento nel lettore, costringendolo a riflettere, invitandolo a fermarsi per un attimo, quasi “disturbandolo” (dato che oggi far pensare è un disturbo), ben venga la poesia in prosa, ma deve avere una funzione, non deve essere la funzione di per sé, l’occasione per non dire nulla e dirlo pure in prosa.
Superare il confine tra prosa e poesia può essere tuttavia pericoloso se l’operatore, ossia il poeta, non ha gli strumenti giusti della significazione, ma parte dal presupposto che basti semplicemente, come si è detto, scrivere belle frasi di senso più o meno compiuto, mandarle a capo e fingere che tutto sia poesia.
Prosatori che ambiscono al titolo di poeti si giocano così la carta dell’a capo che giustifica tutto. Il risultato è che oggi tutti scrivono poesie. I social pullulano di gruppi poetici in cui ciascuno si improvvisa poeta, titolo che poi scrive pomposamente accanto al suo nome. Si rischia di cadere nell’inutilità, nell’a-significazione, e in questo caso l’a è un potente privativo. Ma il mainstream è contentissimo di tutto questo, per due motivi. Primo, la prosa non ha bisogno di versione in prosa, essendo già prosa, in pratica si comprende subito, quindi può avere una maggiore diffusione anche fra chi di poesia non se sa nulla; secondo, il fatto che il testo non abbia profondi significati simbolici è percepito addirittura come positivo perché così la gente non è costretta a pensare. La poesia in prosa deve essere totalmente innocua, parlare di sentimenti o di pietà o di atti eroici piuttosto scontati o di nostalgie personali che potrebbero toccare in sorte all’uomo medio. Terzo, la grossa editoria può chiamare poeta qualsiasi scribacchino che scrive in prosa innocua purché sia raccomandato dal sistema.
Il compito vero della poesia in prosa che dovrebbe essere quello di spezzare il ritmo per obbligare il lettore ad una riflessione più profonda, interrompi un attimo la tua corsa perché ora devi riflettere e respirare più profondamente, è demonizzato dal mainstream, come sono demonizzate le cesure nei romanzi che devono essere belli monotoni e lineari, senza sorprese, perché il lettore non sarebbe abituato a simili impennate contenutistiche (un editor di una importante casa editrice me lo ha detto sul serio), preferisce addormentarsi sulle pagine mentre legge piuttosto che essere sorpreso.
Viviamo all’insegna della monotonia, dell’abbattimento di ogni spirito creativo ed estroso. Così i romanzi ci offrono lo stesso uggioso spaccato sentimentale che potremo ritrovare in una giornata grigia dell’inverno più banale e la poesia in prosa veleggia tranquilla e innocua dentro interi libri di poesia tutti in prosa, senza scopo, senza senso, senza denuncia del reale, versi che trasudano quell’amore allappante e innocuo che trabocca da ogni poro del creato e in cui si sta imprigionando la povera poesia che, forse proprio per questo motivo, annoia tantissima gente, semplicemente perché non parla di nulla, esponendo nostalgie e amori di cui comincia a non importare davvero più niente a nessuno.
Ma chi decide le sorti della letteratura e della poesia, ha deciso per tutti, l’innocuità a 360 gradi va in vetrina. La poesia in prosa ben venga purché non dica niente, infioretti quattro belle parole ornamentali buone per arredare la stanza e dire che si sta leggendo poesia. Poi ci si lamenta se nessuno compra libri di poesia. Sono inutili e piatti come la testa di chi decide chi è scrittore e poeta e chi non lo è.

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Rivista Il Destrutturalismo

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

Comments (2)

  1. Antonio Lo Schiavo

    Interessantissima analisi e profonde conclusioni che in massima parte condivido e che mi spingono a “pensare”.
    Ciò facendo sommessamente mi permetto, pur non essendo un tecnico o un esperto professionale del settore, di aggiungere ciò che questa lettura mi porta ad esternare …… secondo me (insisto nel puro “secondo me” che non ha agganci culturali o fonti di riferimento) la massima espressione della POESIA IN PROSA esiste ed è depositata nei “CUNTI”, (se essi sono in qualunque vernacolo), o nelle “STORIE” dei cantastorie popolari e tradizionali.
    In ambedue i filoni linguistici (dialettali o Italiani) l’eventuale appoggio musicale di sottofondo “sposa” il testo creando una specie di metrica che piacevolmente così esprime i concetti o le idee da diffondere attraverso le parole.
    Grazie comunque di aver aperto in me un momento di riflessione su un argomento che da sempre mi interessa e mi emoziona portandomi a navigare nel tempestoso mare dei …. Cunti .
    Mi scuso per questo mio intervento estemporaneo e non qualificato su un argomento tecnico e molto approfonditamente analizzato.
    Cordialmente
    Antonio Lo Schiavo

    1. Destrutturalismo

      La ringrazio per questo suo dotto e preciso intervento. Mary Blindflowers.

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