Arte, artista, Giobert, cavar macchie

Arte, artista, cavar macchie

Arte, artista, Giobert, cavar macchie

Arte, artista, cavar macchie

Giobert, Saggio sopra l’arte di cavar le macchie, Rimino, 1792, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Arte, artista, cavar macchie

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Arte, artista, termini aleatori, abusati, iper-utilizzati in contesti che forse richiederebbero altri vocaboli, diverse definizioni o etichettature. Il termine artista, dicono in molti, è diventato oggi come il prezzemolo o come il colore nero, stanno bene su tutto. Fenomeno odierno?
Che il discorso abbia radici lontane lo si intuisce leggendo un libro curioso, dal titolo Saggio sopra l’arte di cavar le macchie di Gio. Antonio Giobert dell’Accademia Reale delle Scienze di Torino e della Real Società Agraria di detta Città, ec., presso Giacomo Marsoner, Rimino 1792, 51 pagine.
Si tratta molto semplicemente di un manuale di economia domestica.
A questo punto chi legge si chiederà, cosa c’entra l’economia domestica con l’arte?
Ebbene, l’autore del suddetto volume, si dichiara pronto a giurare che quella di togliere le macchie da qualunque superficie senza danneggiare la stessa, è una vera e propria arte e chiama artista chi cava le macchie, perché, a suo parere, levare la macchia in modo appropriato, implica una serie di conoscenze di chimica che non può avere chi non considera tale attività, una vera e propria operazione artistica:

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Quest’arte è così dipendente dalla Chimica, ch’egli è, per così dire, impossibile di poterne parlare con fondamento senza il soccorso di questa scienza… I progressi delle arti sono sempre relativi a quelli delle scienze, da cui dipendono, quando le cognizioni scientifiche vengano alle arti felicemente applicate. E a questo riguardo le più recenti scoperte di Chimica, siccome possono, a mio credere, non poco influire nell’illustrare quest’arte, così io credo poterne utilmente parlare…

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Quindi l’autore ci illumina con una dotta dissertazione sui tipi di macchie esistenti e sulla capacità dell’artista di distinguere le macchie prodotte da corpi grassi di poca tenacità, come l’olio comune, il burro, il grasso e gli olii essiccanti, da sostanze oleose più consistenti, dotate di grande tenacità come la pece, la terebintina, le vernici, l’olio di noce o di lino cotto, etc.
Insomma l’arte consisterebbe nel considerare un po’ tutto, materiale su cui è impressa la macchia, conoscenze chimiche per valutare quale è la sostanza che provoca la macchia, capacità di intervento e di buona riuscita dello smacchiare senza rovinare la stoffa o la carta o altre superfici.
Il testo evidenzia che fin dalla fine del Settecento la chimica cominciasse a prendere piede, invadesse le vite di ciascuno e non soltanto in campo medico. Ci sono molti trattati di medicina che infatti parlano dell’utilizzazione di numerose sostanze chimiche, alcune delle quali oggi considerate veleni, per curare le malattie. Qui invece si parla di macchie e di arte. La conoscenza scientifica dava all’atto del pulire e dello smacchiare, una dignità artistica come se scienza e arte fossero la stessa cosa.
Se in passato Lucrezio ha messo in versi latini la filosofia epicurea, se Galileo è stato anche scrittore, Leonardo inventore, se si possono scrivere poesie sulla meccanica quantistica come su qualsiasi altra cosa, il rapporto tra arte e scienza, nel Settecento, non rappresentava certo una novità.
Il problema è che l’entusiasmo per la chimica ha annullato le differenze tra arte e scienza, attraverso una semplificazione del linguaggio che amplia il termine artista esponendolo al ridicolo di definizioni inappropriate. Se il vincolo tra arte e scienza esiste, perché non è escluso che la scienza possa essere oggetto di elaborazione creativa, che le invenzioni scientifiche non possano essere a loro volta ispirate da una certa fantasia e un genio di fondo, esiste tuttavia un limite. Definire artista uno che conosce sostanze chimiche adatte a levare delle macchie da una superficie, forse è un poco eccessivo. Conoscere la chimica e le azioni e reazioni di un prodotto sperimentate da altri su varie superfici, non è propriamente essere artisti se arte è anche e soprattutto immaginazione creativa. Forse i primi alchimisti erano un poco artisti, ma uno che conosce le proprietà di una sostanza per averne studiato gli effetti sui libri, probabilmente artista non è, è solo uno che studia.
Questa tendenza all’eccesso delle definizioni che si ritrova nel libro di Giobert, non è mai morta, tanto che oggi il termine arte viene applicato a tutto. Artista è chi disegna pois o quadratini, chi attacca banane al muro con lo scotch, chi mette animali morti sotto spirito, chi schiaccia due posate come se fossero patate lesse e le mette dentro una galleria, chi appende una sedia a un filo, tutto è diventato arte e tutti sono artisti.
Allora forse Giobert ha anticipato i tempi, anche un cavatore di macchie può essere un artista, se tanto mi dà tanto.

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