Trilussa, Er Serrajo, 1903

Trilussa, Er Serrajo, 1903

Trilussa, Er Serrajo, 1903

Trilussa, Er Serrajo, 1903

Trilussa, Er Serrajo, Roma, Enrico Voghera, 1903, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Trilussa, Er Serrajo, 1903

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Trilussa, Er Serrajo, 1903, Roma, Enrico Voghera Editore, copertina flessibile con fiori Art Nouveau stilizzati rosa, prezzo di copertina lire 2, 19 pagine più due pagine di recensioni ottenute dall’autore, per Favole Romanesche, nella Nuova Antologia, ne La Cultura, su Rivista Italiana, L’Alba, L’Indipendente di Trieste, La Lombardia, L’Avanti! Etc.
Er Serrajo si divide in tre parti che rappresentano le tre fasi della ribellione e dello sciopero di poveri animali rinchiusi in gabbia: Er Commizzio; La Ribbejone; La fine de lo sciopero.
Il libro, in versi romaneschi di facile lettura e comprensione, articola queste tre fasi come pregnante metafora della condizione umana che vede vivere nel mondo gli sfruttati (animali-massa) e sfruttatori (Domatori-politicanti).
Un bel giorno il leone, ripensando alla vita libera nel deserto, al sole, al tramonto, si rende conto di essere schiavo di Domatore e Domatrice. Non manca la nota misogina che è abbastanza frequente in Trilussa:

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Sotto le grinfie di una Domatrice…
A furia de bacetti, de carezze,
D’allisciamenti e de tant’antre scene!
La solita politica! D’artronne
Questo è er vecchio sistema de le donne.

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Il leone descrive gli inganni e la ferocia degli uomini e incita le altre bestie a far sciopero.
La scimmia suggerisce di complottare assieme alla Pantera, alla Iena, alla Tigre, al Lupo e all’Orso per riavere stima e indipendenza. Le bestie che sentono le parole della scimmia, si coalizzano: “Bene! Brava! Ha ragione! Viva la libbertà! Morte ar padrone!”
Perfino il Ciuccio dichiara di essere stufo dello sfruttamento e si associa volentieri alla ribellione. Poi parlano via via la Lupa, l’Orso, il Cane, il Gatto, la Tigre. E di nuovo nota misogina. La Tigre si offende per il paragone che gli uomini fanno tra il suo cuore e quello della donna “Ch’ammazza er fijo pe’ sarvà’ l’onore!”
Poi è la volta dell’Aquila che vola alto e come tutti quelli che stanno in alto vedono le cose diversamente perché, dice, “in arto non si sentono li lagni, / in arto nun se vedono le pene, / Da quell’artezza lì, tutto va bene!” (Chiara allusione al potere che non conosce la realtà perché ne vive al di sopra). La Iena clericale, metafora dell’inerzia della Chiesa, sostiene la sua indifferenza per l’uomo e il benessere sociale, dato che la felicità è nell’altro mondo.
Ecco il maiale che sciorina le sue confuse idee di uguaglianza settaria. Se viene ammessa l’uguaglianza, il cane vorrà che tutti siano cani, il sorcio tutti sorci e il maiale tutti porci.
Il serpente benedice il suo antenato per aver gabbato l’uomo.
Finisce così la prima parte e inizia la vera e propria ribellione degli animali che, quando il domatore la sera esce con la moglie, si liberano ed escono dalle gabbie col proposito di vendicarsi.
Nella seconda parte, La Ribbejone, gli animali descrivono la natura perversa dell’uomo ma soprattutto della donna. C’è uno sproloquietto misogino sulla donna che si concede per vizio, per ripicca, per prudenza, per ambizione, per riconoscenza, per interesse, per curiosità e solo qualche volta, pure per amore.
La cancel culture lo giudicherebbe politicamente scorretto. Ma l’arte in realtà non ha doveri morali o didascalici. Chi pensa questo ne ha un’idea distorta.
Nella terza parte, La fine de lo sciopero, l’uomo si accorge della ribellione degli animali e decide di usare la furbizia, quindi promette ai ribelli una maggiore libertà e il soddisfacimento di tutti i loro bisogni. L’allusione alle promesse elettorali di tanti politicanti, è esplicita:

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A un popolo de bestie come questo,
Pe’ minchionallo bene, è necessario
Prima de tutto un bon vocabbolario
Un bel vocione e relativo gesto.
Basteno ‘ste tre cose e so’ sicuro
De rimettelli co’ le spalle ar muro

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Così le bestie ribelli sono la metafora delle masse, del popolino che crede alle fanfaluche dei politicanti e abbocca all’amo:

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Certo de la riuscita, er Domatore
Sonò tre o quattro vorte la grancassa,
Pe’ potè’ fa’ più effetto sulla massa…

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Il Domatore vince, lo sciopero finisce, trionfa il potere, gli animali tornano in gabbia. L’accostamento tra il potere ingannevole del Domatore e il governo italiano non si deve nemmeno intuire:

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Faremo ‘na politica un po’ mista
Uguale alla politica italiana,
Con una monarchia repubblicana
Clerico-moderata-socialista;
Così contento tutti e ar tempo istesso
Resterò Re com’ero fino adesso.

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Il testo è di una sorprendente attualità.

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Christ was a female

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Rivista Il Destrutturalismo

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

 

Comment (1)

  1. giancarlo rosati

    La sua satira è molto piccante ma ai poeti si perdona tutto.

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