Cara Grazia Deledda, lettera aperta

Cara Grazia, lettera aperta

Cara Grazia Deledda, lettera aperta

Cara Grazia, lettera aperta

L’airone in volo, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Cara Grazia, lettera aperta

 

Aderendo all’iniziativa del giornalista della Nuova Sardegna, Luciano Piras sul suo sito addurudduru, in cui invita a scrivere una ipotetica lettera a Grazia Deledda, è nata la lettera che segue e che sulla bacheca di Luciano ha creato qualche polemica, da me prevista. Sapevo che qualcuno non avrebbe gradito, che avrebbe storto il nasino invocando l’aiuto del dio degli allineati e la folgore celeste. La lettera non è stata infatti apprezzata dalle beghine baciapile convinte che con la dinamite si costruiscano strade e infrastrutture, sempre pronte a dare dell’invidioso a chiunque non si allinei in tutto e per tutto alla loro religiosa e dogmatica concezione del mondo e della vita. Tali beghine si guardano bene dal fare la disamina del testo perché la loro parola è legge, non ha bisogno di dimostrazioni né di confutazioni. L’arroganza dogmatica non muore mai, purtroppo.

.

Cara Grazia,

non ci conosciamo e non soltanto perché tu sei nata nel 1871 e io un secolo e un anno più tardi, ma anche perché probabilmente, non ci saremmo mai incontrate neppure se fossimo state contemporanee. Oltretutto è sempre meglio non incontrare nessuno dei propri miti.
Siccome hai superato dal 1936 la soglia della vita che non risparmia nessuno, posso tranquillamente illudermi di scriverti, di chiamarti per nome e di darti pure del tu.
Se invece ci conoscessimo probabilmente ci daremmo del lei, ti chiamerei Signora Deledda, tu chiameresti me Signora X tal dei tali, e avremmo una conversazione del tutto formale.
La morte sgombra la mente dalle formalità. Non ci si pensa nemmeno, ma è così. Non è una meraviglia?
A questo punto, dopo questa premessa, non so cosa ti aspetti da me, forse che faccia quello che fanno tutti quando una prende premi, è famosa e soprattutto veleggia nell’altro mondo. Elogiare. Elogiare. Elogiare.
Ecco l’ho ripetuto tre volte, a guisa di formula magico-apotropaica.
Ma l’elogio incondizionato non mi viene naturale, preferisco essere sincera anche se la sincerità non è mai apprezzata in nessuna epoca storica, a memoria d’uomo. Forse giusto le galline che razzolano tranquillamente nell’aia e non sanno che un giorno finiranno in padella per condire il brodo, possono permettersi il lusso della sincerità.
Quindi fai conto che io sia un airone, una gallina no, perché non mi va di finire in brodo. L’airone vive in solitudine quindi ha agio di riflettere.
Così ti scrivo questa mia per ringraziarti di aver dato un Nobel alla Sardegna, sebbene l’ideatore di tale premio sia un signore di nome Alfred Bernhard Nobel che ha inventato la dinamite, una serie di perfezionamenti per le bombe e un detonatore relativamente sicuro. Dicono le cronache che nel 1888 morì il fratello di Alfred, Ludvig, ma un giornale francese, pensando fosse morto Alfred, fece un ottimo necrologio: “Le marchand de la mort est mort”. Così tu, Grazia, hai preso il premio inventato da un mercante di morte perché miseria e nobiltà convivono bene nell’uomo, abominevole e meraviglioso insieme.
Meraviglioso, poi, si fa per dire…
Ma poi lo sai che i vecchietti di Stoccolma si sono del tutto rimbecilliti?
Danno premi ai menestrelli che suonano per il Papa che è così volgarmente antiletterario, così poco poetico e arrogante. Ma tant’è, il mondo va alla rovescia.
Comunque, al di là del valore dei premi, al di là di Grazio Deleddo, tuo marito, che ti ha presentato alla crème della borghesia romana, sbeffeggiato da Pirandello, rimani una grande scrittrice di romanzi. Me li sono letti tutti. I tuoi primi racconti, a dirtela tutta, lasciano un poco a desiderare, ma è normale, prima che il motore si scaldi e possa bruciare la strada, deve scaldarsi. Anche Verga, del resto, ha scritto pessimi romanzi. Tigre reale non si può leggere, tra svenimenti per corsetti troppo stretti e sentimentalismi da operetta. In compenso I Malavoglia sono notevoli, ma preferisco Canne al vento, tuo capolavoro indiscusso, così ricco di echi e suggestioni. Dentro ci hai saputo infilare magistralmente tutto: la vita, la morte, l’egoismo e la rinuncia, il delitto e il castigo, l’assassinio e il pentimento.
Il paesaggio parla un suo linguaggio segreto, è come animato da presenze soprannaturali.
La storia dice che sei cattolica, ma io ti vedo animista. I morti che ritornano, la natura viva di presenze oscure e oltretombali, quelle panas che lavano i panni al fiume con gli stinchi dei morti… Per favore Grazia, non negare, sei animista! E questo mi piace.
C’è un che di profondamente esoterico nei tuoi romanzi, anche in quelli dalla fine più tragica, permane il non detto, un mistero indicibile che le parole suggeriscono ma non esplicitano.
Le tue poesie invece non mi sono mai piaciute, te lo dico, da airone, sono sincera. Non sei mai stata una poetessa. Ti manca il ritmo, l’immagine, il vigore della vera poesia. Non hai mai raggiunto alte vette poetiche.
Lo so che quando uno è famoso, diventa tutto superlativo, e so anche che ti intestano le piazze, i premi letterari che non servono perlopiù a nulla, anche a pagamento e in cui fanno vincere gli amici della porta accanto, i parenti, i collaterali e gli affini. Ti intestano manifestazioni in cui sindaci dal cranio pelato e che probabilmente non hanno letto nessuno dei tuoi libri, tagliano fiocchi colorati con sussiego mieloso e sorridono che pare abbiano una paresi.
Grazia, sei una star, indubbiamente, il tuo nome risuona attraverso i secoli e considerando che sei autodidatta, direi che ti è andata piuttosto bene.
Permettimi però di apprezzarti da airone, da lettore sincero, non da sindaco, da critico, da stucchevole vagheggino, da stitico svedese propinatore di premi poco dinamitardi.
Non volermene.

Un caro saluto dall’aldiquà che a volte non si capisce dove sta.

Sinceramente

Mary Blindflowers

.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Video – The Black Star of Mu

Rivista Il Destrutturalismo

 

Post a comment