Francesco Poggio Bracciolini, Facezie

Francesco Poggio Bracciolini, Facezie

Francesco Poggio Bracciolini, Facezie

Francesco Poggio Bracciolini, Facezie

Francesco Poggio Bracciolini, Facezie, Formiggini, 1927, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Francesco Poggio Bracciolini, Facezie

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Nel 1927 F. Cazzamini Mussi ripropone per le edizioni Formiggini le Facezie di Poggio Fiorentino, Gian Francesco Poggio Bracciolini (11 Febbraio 1380 – 30 Ottobre 1459). La traduzione dal latino è resa in italiano moderno.
Invano troverete in quest’autore lo stile indimenticabile ed ornato di Boccaccio, così allusivo e denso di immagini significative che rimandano di continuo a qualcos’altro, o il gusto dell’allusione. Poggio è molto più esplicito, e diciamolo pure, assai grezzo rispetto al Boccaccio, anche se nelle facezie troviamo alcuni topos rinvenibili pure nel Decameron, per esempio l’avidità dei chierici e della Curia Romana, motivi misogini alternati al registro filogino, uniti alla dissacrazione dei vizi o della stupidità degli uomini.

Ciascuna facezia è breve, molto semplice nella sua essenzialità. Mentre Boccaccio riesce a non scadere mai nella volgarità, usando metafore divertenti senza mai dire direttamente al lettore di cosa si stia parlando, anche se il lettore capisce tutto benissimo, Poggio Fiorentino è molto più spiccio ed elementare:

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Facezia di una giovane durante le doglie del parto

Una giovane Fiorentina un po’ melensa, era in gran travaglio, e soffriva atroci spasimi. Duravano essi già da molto, allorché la comare con un lume, si mise a guardare se il bambino non stesse per uscire, e la partoriente le disse d’osservare anche dall’altra parte perché talvolta il marito aveva preso quella strada.

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Diciamo che non è propriamente divertente anche perché al di là della volgarità in se stessa, non c’è altro, mancano del tutto i significati metaforici.
Ad esempio, quando Boccaccio nella novella di Alibech parla di “mettere il diavolo in ninferno”, laddove il diavolo è riferito all’organo sessuale maschile e l’inferno a quello femminile, crea un insieme non trascurabile di rimandi impliciti alla letteratura teologica medioevale e un dialogo divertente e raffinato, nonostante il tema:

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Rustico, quella che cosa è che io ti veggio che cosí si pigne in fuori, e non l’ho io?

O figliuola mia, -disse Rustico- questo è il diavolo di che io t’ho parlato. E vedi tu? ora egli mi dà grandissima molestia, tanta che io appena la posso sofferire.

Allora disse la giovane: Oh lodato sia Iddio, ché io veggio che io sto meglio che non stai tu, ché io non ho cotesto diavolo io.

Disse Rustico: Tu di’ vero, ma tu hai un’altra cosa che non la ho io, e hai la in iscambio di questo.

Disse Alibech: O che?

A cui Rustico disse: Hai il ninferno; e dicoti che io mi credo che Iddio t’abbia qui mandata per la salute della anima mia, per ciò che se questo diavolo pur mi darà questa noia, ove tu vogli aver di me tanta pietà e sofferire che io in inferno il rimetta, tu mi darai grandissima consolazione e a Dio farai grandissimo piacere e servigio, se tu per quello fare in queste parti venuta se’, che tu di’.

La giovane di buona fede rispose: O padre mio, poscia che io ho il ninferno, sia pure quando vi piacerà.

Disse allora Rustico: Figliuola mia, benedetta sia tu; andiamo dunque, e rimettiamlovi sí che egli poscia mi lasci stare.

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In Boccaccio ogni riferimento sessuale non è mai diretto, non troveremo mai come in Bracciolini, giovani che urinano a tavola o mostrano agli ospiti il loro organo sessuale per far vedere quanto è grande o dialoganti che si fanno insulti da bordello. Anche Boccaccio gioca sul registro del basso, ma mantiene comunque una scrittura raffinata pregna di ars allusiva a cui Bracciolini sembra essere, purtroppo, del tutto estraneo.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

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Rivista Il Destrutturalismo

 

Comment (1)

  1. poeta dell'Amiata

    IL PRIMO VERSO è MERAVIGLIOSO LA PARTORIENTE…
    BE’ L’ALTRO… LO HA SAPUTO NASCONDER BENE DA BRAVO TOSCANO
    HO FATTO UNA GRAN RISATA SULLA PARTORIENTE GRAZIE BUONA SERATA

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