Ufficiale, orrore talento porta rogna!

Ufficiale, orrore talento porta rogna!

Ufficiale, orrore talento porta rogna!

 

Ufficiale, talento porta rogna!

Il cancello, credit Mary Blindflowers©

 

 

La conciliazione degli opposti forse è possibile, evitando posizioni di asfittico stallo nel proprio stile, è possibile perfino dissacrare ricordi e mentalità attraverso l’incontro-scontro di due mondi, di due background diversi, di esperienze e scelte del tutto differenti che però si uniscono nella satira contro il potere costituito (la divisa) e con amara sincerità mostrano ciò che è la realtà, che il talento è molto utile ai ricchi i quali se non ce l’hanno possono perfino fingere di averlo, troveranno sempre qualcuno disposto a compiacerli, mentre è assolutamente sconfortante e scomodo per i poveri che, in un mondo basato essenzialmente sulla ricchezza e sul potere, del talento non sanno praticamente che farsene, essendo un peso senza sbocco alcuno, una vera e propria “rogna” più che un dono.  Prendete questi versi come un gioco, una sorta di esperimento letterario costruito per divertimento. Quando Mariano Grossi mi ha mostrato le sue rime classicheggianti, ho avuto istintivo desiderio di spezzarle ironicamente in una sorta di dialogo che trascina al basso, così è nato questo racconto poetico, chiamiamolo così, che poi è una sorta di dialogo sul pentimento e sul sogno, di dissacrazione della vita militare, di riflessione incrociata sulle reali possibilità concesse a ciascuno di noi spesso prigionieri di scelte obbligate. (M.B.)

 

Mariano Grossi & Mary Blindflowers©

Ufficiale, talento porta rogna!

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La mia psiche ha vomitato gli insuccessi del passato…

Ti prego non in rima baciata, stucchevole pomata!

Quando con la mente lisa indossavo una divisa, con la mente col magone
per Erodoto e Platone…

Plin plin che parlo a fare? Due mente, erano buone almeno?

Mi dicevan: “Dona ascolto!” e già in fallo ero io colto

Colto, stolto, molto, svolto! Presta ascolto, lascia stare
che ti piace rimestare con la rima?
Che serpente vuoi pestare?
Tutto in are!
Sono brava a speteggiare?

Ché se citi Nietzsche e Dante tu non sei un buon comandante.

I comandanti non leggono, sei colpevole!

E io gestisco ora il rigetto di quell’Ufficiale inetto conscio di scelta forzata e una vita, ahimé, usurpata.

Il conscio secondo me non ci sta bene, 
stona la pomata stucchevolbaciata della rima,
vedi come suona strano, 
conscio non fa rima con nulla, 
nemmeno con betulla, né con bulla, 
né con frulla né con frutta, 
pena e calamaio,
né con ferro né con lima, 
e tu vuoi rimestare il prima?

E non son di gran conforto le emozioni ed il trasporto di chi assieme a me ha operato
e che non mi ha più scordato. Le mie notti son le scene di quegli insuccessi e pene
avvolgendo in una spira la mia mente: “Ciack! Si gira!”

Nuovo cinema con incursioni Poe-tiche notturne indi probabili enuresi.

Un realismo di ritorno
dove io, gravido a scorno,
mi domando: “Sciagurato!

Eh certo se ti sei tutto pisciato!

Il talento hai sotterrato!”
Sono il solo spettatore
di sto film colmo d’errore
finché l’alba e il suo chiarore
ne censurano l’orrore!

Ma che orrore, 
ma che errore! 
Col talento a turbogetto
ci insafardi le memorie
da dipingerti sul petto, 
col talento non ci mangi, 
il talento è un pupazzetto 
nelle mani dei più ricchi, 
di che ti penti, perché sgrippi? 
Che ti intrippi le memorie? 
Col talento senza soldi
sono glorie per la fogna.
Il talento, caro amico,
porta solamente rogna!



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Rivista Il Destrutturalismo

 

 

 

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