Calvino, Thélème, mondo rovesciato

Calvino, Thélème, mondo rovesciato

Calvino, Thélème, mondo rovesciato

Calvino, Thélème, mondo rovesciato

Procedimento a specchio, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Calvino, Thélème, mondo rovesciato

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Giovanni Calvino, considerato dai cattolici il più pericoloso degli eretici, definì il Pantagruel, fin dal suo primo apparire, un libro osceno e non soltanto per via del linguaggio disinvolto, bensì per i contenuti fortemente polemici e in completo disaccordo con la sua dottrina.
A tal proposito Gennaro Perfetto fa un’analisi molto precisa:

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Anche lui (Rabelais) in sul principio mostrò una certa tendenza alle nuove idee: gustò l’Evangelo come dice Calvino nel trattato Degli Scandali. Ma quando espose la sua professione di fede nel Gargantua, questa fu la negazione di quanto allora predicava e poi diffuse con la sua penna il Calvino. La repubblica di Thélème è l’opposto della Istituzione Cristiana. Calvino impone una disciplina rigorosa; e Rabelais vuole che non ci sia nessuna disciplina. Calvino esige la mortificazione della carne; e Rabelais vuole i godimenti del corpo, l’appagamento dei sensi. Calvino combatte la libertà di coscienza, e nega il libero arbitrio; e Rabelais pone a principio essenziale: «FA QUEL CHE VUOI». E statuisce che la vita dei Thelemiti sia regolata non giù da leggi, statuti o regole, ma dalla loro volontà e dal loro libero arbitrio. Calvino pone a base della sua teologia la fragilità e la malignità della natura «non solo vuota e destituita di tutti i beni, ma fertile in ogni sorta di mali»; e Rabelais ammette la bontà della natura umana… Rabelais nega così, implicitamente, il peccato originale; e questo può dirsi che sia contrario alla teologia di Calvino più ancora che alla Chiesa Cattolica, la quale ammette una specie di redenzione mercé le indulgenze e le opere buone. In tutto erano contrarii loro due, persino nei temperamenti e nello aspetto fisico. E dovevano inevitabilmente venire a rottura. (G. Perfetto, Francesco Rabelais ed i suoi tempi, Napoli, Casa Editrice Libraria Raffaele Pironti, 1927, p. CLXXXIII).

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L’Abbazia di Thélème è un mondo rovesciato, una metafora ambigua nata per negare nel momento stesso in cui si afferma, secondo una tecnica letteraria a specchio, già utilizzata efficacemente da Boccaccio nel Decamerone. Rabelais nega che l’universo claustrofobico dei monasteri possa giovare alla salute fisica e spirituale dell’uomo, si nega la regola scandita in ore precise. A Thélème infatti non ci sono orologi, non ci sono mura, non c’è obbligo di rimanervi a vita e ci si può anche maritare:

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Anzitutto, disse Gargantua, non bisognerà costruirvi muri all’intorno, poiché tutte le altre abbazie sono fieramente murate.

Non senza ragione è questo, disse il monaco: dove c’è muro e davanti e di dietro, c’è molto murmurare, e invidia e mutua cospirazione… E poiché negli ordini monastici di questo mondo tutto è misurato, limitato e regolato per ore, fu decretato che colà non fosse né orologio, né quadrante alcuno, ma che tutte le opere fossero distribuite secondo le occasioni e opportunità; poiché, diceva Gargantua, la maggior perdita di tempo che egli sapesse, era contar le ore (qual profitto ne viene?) e la più gran corbelleria di questo mondo governarsi al suon di una campana e non secondo i dettami del buon senso e dell’intelletto (F. Rabelais, Gargantua e Pantagruele, libro I, cap. LII, Formiggini, Roma, 1925, pp. 196, 197, traduzione Gildo Passini).

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Siamo in pieno umanesimo, il governo di Thélème segue i dettami dell’intelletto e non quelli della regola monastica, perché Thélème altro non è che la critica agli ordini religiosi basati sull’obbedienza passiva e sulla mortificazione della personalità individuale. A Thélème si fa tutto il contrario di ciò che accade in una abbazia tradizionale, per cui anche la separazione dei sessi è bandita. Rabelais segue l’ideale della kalokagathìa, ossia «bellezza e bontà, ciò che è bello è anche buono. A Thélème le donne non saranno come le monache dei conventi:

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poiché in quel tempo non si facevano monache se non le donne che erano guerce, gobbe, brutte, deformi, folli, insensate, stregate e magagnate e monaci gli uomini se non catarrosi, malnati, sciocchi, e di peso alla famiglia… così fu ordinato che là non sarebbero state ricevute se non donne belle, ben formate, e di buona natura e gli uomini belli, ben formati e di buona natura.

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C’è una selezione basata sull’aspetto fisico che replica ma al contrario, il modello conventuale.
Non manca nemmeno l’incursione misogina:

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– A proposito, – dice il monaco, una donna né bella né buona a che serve?
– A metterla in convento, disse Gargantua.
-Ma anche, disse il monaco, a far camicie.

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Anche la numerologia che richiama l’abbazia è suscettibile di indagine, e si presta a una interpretazione esoterica che può avere esiti interessanti.

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Video – The Black Star of Mu

Rivista Il Destrutturalismo

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

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