Teologi, accademici, azzeccagarbugli, censori 

Teologi, accademici, azzeccagarbugli, censori 

Teologi, accademici, azzeccagarbugli, censori 

 

Teologi, accademici, azzeccagarbugli, censori 

Gargantua e Pantagruele libro IV, Formiggini, 1925, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Teologi, accademici, azzeccagarbugli, censori

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Nel IV libro di Gargantua e Pantagruele, censurato dai teologi della Sorbona, c’è un capitolo, (XLVIII), intitolato Come qualmente Pantagruele sbarcò nell’isola dei Papimani, caricatura della Chiesa Romana. Gildo Passini non esita a definire “audacissimo” il capitolo. E in effetti vi si coglie tutta la sferzante ironia rabelaisiana, non scevra da riferimenti storici ad hoc:

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Quattro uomini… Appena furono giunti alla nostra nave, gridarono ad alta voce tutti insieme:
– L’ avete visto?
– Chi? – Domandò Pantagruele.
– Quello là, – risposero.
– Ma chi è?…
– Ma come? – Chiesero essi, – o genti peregrine, non conoscete voi l’Unico? Signori, – disse Epistemone, – noi non intendiamo tal parlare; spiegateci, per favore, di chi si tratta e vi diremo la verità senza nulla dissimulare.
– È colui che è, risposero. L’avete visto mai?
– Colui che è, – rispose Pantagruele, – nella nostra dottrina teologica è Dio; con tali parole si presentò a Mosè. Certo mai non lo vedemmo, non è visibile a occhi corporali.
– Noi non parliamo, dissero, di quell’altro Dio che domina nei cieli; parliamo del Dio in terra, l’avete visto mai?
– Sull’onor mio, – disse Carpalin, – parlano del papa.
– Sì, sì, – rispose Panurgo, – sì, perdiana, Signori, ne ho visto ben tre: ma la loro vista non m’ha giovato a nulla…
– … noi gli baceremo il culo senza foglia, e i coglioni del pari, poiché ha i suoi bravi coglioni il Padre Santo, senza che non sarebbe papa, come affermano le nostre belle decretali. Onde, nella sottil filosofia decretalina sono conseguenze necessarie le seguenti: egli è papa, dunque ha coglioni; quando i coglioni sparissero dal mondo, il mondo più papa non avrebbe…

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Il sillogismo finale e a doppio senso di Rabelais, si riferiva chiaramente alle sedie forate fatte costruire da Benedetto III. Il futuro papa aveva l’obbligo di sedercisi sopra e un diacono doveva procedere da sotto all’esame del sesso papale, per evitare che sul soglio pontificio salisse una donna.
Rabelais giocava con le parole e in sintesi dava senza mezzi termini del coglione al papa, mostrando come il pontefice avesse la reale pretesa di sostituirsi a Dio in terra.
Nel Cinquecento ancora bruciavano i roghi degli inquisitori ma Rabelais scelse ugualmente di opporsi alla poetica rinascimentale di stampo sublime-amoroso petrarchista o epico, preferendo di gran lunga la materia crassa genialmente manipolata con arte neologistica per polemizzare contro i mali del suo tempo, mettere alla berlina avvocati, teologi accademici della Sorbona e autorità ecclesiastiche, fino alla critica dei decretisti e dei decretalisti. I primi erano cultori del diritto civile e i secondi del diritto canonico, entrambi maneggioni, ingordi e senza morale.
Rabelais non risparmiava nessuno, né azzeccagarbugli ossia “avvocati pervertitori del diritto e saccheggiatori della povera gente”, né teologi accademici e frati ingordi.
La vera forza di Gargantua e Pantagruel è la polemica nascosta sotto la comicità. L’autore non è mai innocuo. Del resto della letteratura innocua che paradossalmente fa più danni culturali che altro, perché educa al nulla, se ne può benissimo fare a meno. Rabelais ha precisato molto bene al lettore la sua posizione, raccomandandogli di non essere superficiale e di pesare tutto ciò che ha scritto perché “la droga” contenuta dentro il libro è di ben altro spessore rispetto “a quanto promesso dalla scatola”.
Proprio per l’inesauribile spessore contenutistico del testo, Rabelais, incorse in numerosi problemi di censura che a distanza di secoli si sono riproposti.
In Italia Rabelais è stato censurato perfino in tv.
Nel 1984, un testo, tratto dal romanzo di Rabelais dallo scrittore Frassineti, è finito in Curia e poi presso l’Avvocatura dello Stato, la quale ha deciso che date le troppe parolacce e offese alla religione ufficiale, si doveva rendere necessario un lavoro di “limatura” del testo originale e dare un testo “purgato”.
Così il coro al posto di “Sangue di Dio” ha cantato “Succhiati il mio”, la madosca è diventata “tosa”, “santa Bernarda ti faccio il voto” è stato tradotto con “Santi e dannati vi faccio il voto”, etc. etc.
Miserie di un paese pseudo-buonista di teologi, accademici, azzeccagarbugli e censori mai estinti.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://en.calameo.com/books/0062373361d7556bb3ead

 

 

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