Saffo, Frammento 138, traduzioni

Saffo, Frammento 138, traduzioni

Saffo, Frammento 138, traduzioni

 

Saffo, Frammento 138, traduzioni

Ritmi classici, credit Mary Blindflowers©

 

Mariano Grossi©

Saffo, Frammento 138, traduzioni

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Il frammento 138 di Saffo si presenta con una chiarissima crux, una lacuna nel primo verso; lo si capisce per ragioni metriche:
στᾶθι κἄντα φίλος
καὶ τὰν ἐπ’ὄσσοισ’ὀμπέτασον χάριν.
Quella lacuna suggerirebbe una certa cautela nella resa in lingua moderna, anche se in un passaggio dei “Sofisti a banchetto” di Ateneo vi è come una spiegazione: «Καὶ ἡ Σαπφὼ δὲ πρὸς τὸν ὑπερβαλλόντως θαυμαζόμενον τὴν μορφὴν καὶ καλὸν εἶναι νομιζόμενόν φησι· στᾶθι κἄντα φίλος καὶ τὰν ἐπ’ ὄσσοις ὀμπέτασον χάριν» “E Saffo dice a colui il quale viene oltremodo ammirato e ritenuto esser bello:” riportando testualmente il frammento stesso di cui discutiamo qui la corretta interpretazione.
Il secondo verso è un evidente endecasillabo di strofe alcaica, (X — ∪ — | X || — ∪ ∪ — | ∪ —) da scandire alla stessa maniera del noto verso oraziano che qui accentiamo per comodità del lettore: vidès ut àlta stèt nive càndidùm.
Opportunamente Michele Gorini, nel suo articolo “The Joys of Friendship”, in “Artistic Translations of Poetry and Songs” del 28 gennaio 2019 (qui) ricostruisce il primo verso, uniformandolo metricamente al secondo con la seguente congettura:
[Σὺ] στᾶθι <τυίδε> κἄντα <ἐμοῦ>, φίλος.
Ma, al di là del senso delle congetture di Gorini, così come quelle di Fick o altri prima di loro, quello che preme sottolineare è la poco probabile traduzione che il mondo accademico ha riservato al Nominativo φίλος che chiude la prima linea, considerandolo un Vocativo (come se vi leggessero un φίλε, che in realtà non c’è):
“Rimani davanti a me, amore,
e fa volare su di me la grazia che ti vive negli occhi!”
E questo non si verifica soltanto nelle traduzioni in italiano, ma un po’ tutte le lingue vi si adeguano; ad esempio questo sito in lingua inglese, (qui), si adegua:
Στᾶθι κἄντα φίλοσ …
καὶ τὰν ἔπ᾽ ὄσσοισ ἀμπέτασον χάριν.
Stand face to face with me, my love …
Unveil the grace and favor of your eyes.
J.M.Edmonds nella sua edizione “Sappho” per la Classic Reprint Series, Editore “Forgotten Books”, edizione di ottobre 2017, prova a ricostruire il primo verso come segue:
«‹ὄ›σταθι κἄντα ‹θᾶ με φίλαν› φίλος»,
e traduce: “«Stand up, look at me in the face as friend to friend» evitando per lo meno di individuare in φίλος un Vocativo inesistente, ma optando per un più congruo Nominativo predicativo.

La congettura proposta da Gorini, a mio parere plausibile, non esime però il medesimo dall’adeguarsi alle traduzioni correnti, proponendole in latino, italiano e inglese:
‹Hīc› āntĕ ‹mē›, ămīcĕ ămātĕ, stā,
Ēt īntŭs ōclīs ga͞udĭă fāc mĭcēnt.
Sta’ ‹qui› davanti ͜‹a me›, amico mïo,
E dentro gl’occhi fa’ brillar la gi͜oia.
Stay ‹here› in front ‹of me›, my darling friend,
And in your eyes make happiness well shine.
In effetti non c’è alcun complemento di vocazione nel primo verso, integro o monco che sia; ed è poco probabile che Saffo si rivolga ad un maschio con l’appellativo “Amore”! φίλος è qui un Nominativo con evidenti funzioni di complemento predicativo del soggetto, come si evince dalla saggia ricostruzione di Gorini; Saffo, incantata dall’avvenenza prosopica dell’uomo, dice, con straordinaria antitesi statico-dinamica tra i verbi della prima e della seconda linea:
“Tu, stai fermo qui davanti a me, caro come sei (in quanto a me caro, ove non si possa intravedervi un più attenuato: “in quanto amico mio”)
e fa volare su di me la grazia che ti vive negli occhi!”
Ritengo che una mediazione tra la traduzione di Edmonds e la ricostruzione congetturale di Gorini possa fornire una lettura più aderente della volatile esternazione di Saffo.

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