Alessandro Tassoni, diavolo, ampolla

Tassoni, diavolo, ampolla

Alessandro Tassoni, diavolo, ampolla

Tassoni, il diavolo nell'ampolla

Tassoni, Opere minori, Vol. III, Formiggini, 1926, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Alessandro Tassoni, il diavolo nell’ampolla

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Il volume terzo delle Opere Minori di Alessandro Tassoni, edito da Formiggini nel 1926, presenta alcune parti di grande interesse, per esempio, il Manifesto di Tassoni intorno le relazioni passate tra esso e i Principi di Savoia, scritto nel 1627 ma mai pubblicato dall’autore. Il testo venne infatti dato alle stampe parecchio tempo dopo la sua morte, esattamente nel 1850 a cura di Giuseppe Campori in Appendice all’Archivio Storico Italiano, ma di tale opera aveva già parlato Ludovico Antonio Muratori nella biografia del Tassoni che introduceva La Secchia rapita stampata a Modena dal Soliani nel 1744. Ce lo dice Giorgio Rossi nelle note introduttive al Manifesto.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Non ci si lasci ingannare dal nome, il Manifesto non è un programma di intenti filosofici o di un movimento, bensì il racconto delle avventure di Tassoni cortigiano, il resoconto delle attese nelle anticamere dei potenti, della dipendenza del letterato dalla corte, dell’atteggiamento di boriosa sufficienza dei principi nei confronti dei letterati e della continua simulazione dei cortigiani. Tassoni in questo Manifesto non è tuttavia totalmente sincero e lo si avverte quando dice:

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La servitù mia co’ principi di Savoia non ebbe origine da beneficii o favori ricevuti, né da speranza di doverne ricevere, ma nacque da un puro affetto volontario, che m’invaghì della generosità del Duca Carlo, veggendolo intraprendere una guerra pericolosa contro il maggior Re del Cristianesimo, solamente per salvezza della propria riputazione

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In realtà il puro affetto volontario nei rapporti tra uomini di lettere e potenti non era esattamente la molla che spingeva scrittori e poeti a mettersi al servizio di una corte. Chi scriveva doveva anche mantenersi o essere mantenuto, mangiare e vestirsi, concedersi dei vizi, e i potenti elargivano denaro, inoltre proteggevano i loro pupilli da eventuali problemi con l’Inquisizione.
Giorgio rossi, nelle sue note, scrive:

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È curioso, tutti questi letterati dicon male, in verso e in prosa, della vita di corte, tutti bestemmiano la miseria d’esser cortigiani; e non sanno staccarsene, non sanno, e molti potrebbero, crearsi una vita loro onorata e indipendente, non soggetta al capriccio e ai voleri dei potenti…

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In realtà non era così semplice. Se è vero che i letterati si mettevano al servizio di un Signore perché avidi di fama e di ricchezze, era pur vero che la dipendenza da un potente consentiva spesso loro di scampare al rogo. Tassoni infatti venne molestato dagli inquisitori, accusato di stregoneria, si salvò solo grazie al suo potente protettore, il Cardinal Colonna di cui era segretario.
A tal proposito si rivela di grande interesse la lettera che lo scrittore stesso inviò al Padre Vicario della Sacra Inquisizione di Modena dalla cui lettura si colgono le motivazioni su cui si reggevano le accuse.

Una donna era stata incarcerata e torturata perché accusata di aver preso da Tassoni un’ampolla con dentro il demonio che faceva capitomboli, oggetto trovato in casa di Girolamo Policiano, “una boccetta di vetro della grossezza d’un uovo d’oca”, comprata per gioco dalla sorella dello stesso Policiano. Tassoni la prese e la donò a un fanciullo dopo averla mostrata ridendo al alcune donne della servitù. Scriveva il Tassoni che “così si iniziano processi su pupacci da far giocar fanciulli…” Si trattava infatti di un giocattolo. E ricorda all’Inquisitore, con tono aspro e trattandolo da asino, il suo ruolo presso il Cardinal Colonna:

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Io stetti molti mesi in Roma dopo che aveste fatta carcerare quella infelice senza colpa; e l’ Cardinale mio Signore quando partì per Spagna, non partì di nascosto. Et il Maestro di Sacro palazzo ch’ ha venticinque scudi il mese da questa casa, e la Sacra Congregazione sanno molto bene chi è il Segretario del Cardinal Colonna… e però disse Dio, che noi fossimo simplici come i fanciulli… ma non come gl’asini, ch’alla simplicità hanno congiunta l’indiscretezza, quale è stata la vostra di volere infamarmi fuor di proposito…

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Tassoni quindi si salvò e se si permise pure di strapazzare l’Inquisitore, chiamandolo indirettamente asino, era soltanto perché godeva di appoggi influenti.

Ma se non avesse avuto un protettore potente che fine avrebbe fatto?

E anche oggi che l’Inquisizione non c’è più, che fine fanno i letterati che non accettano la dipendenza dal potere?

Vengono completamente ignorati e snobbati metaforicamente bruciati. Non è lecito nemmeno oggi pensare in autonomia.

Soltanto quando la letteratura sarà completamente libera dai vincoli del potere, sarà possibile iniziare un’epoca culturale veramente nuova e rivoluzionaria. Ma è molto probabile che l’alba di quest’utopia che veramente in pochi coltivano, anche se molti ciarlano continuamente di grandi quanto posticce rivoluzioni nell’arte e nella letteratura, non vedrà mai la luce.

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Comment (1)

  1. giancarlo rosati

    BEH CHE DIRE CERTO E’ CHE LA CHIESA HA SEMPRE AVUTO UN RUOLO IMPORTANTE IN TUTTO
    LASCIANDO DA PARTE I GRANDI SIGNORI LA LIBERTA’ CHE OSTENTANO ANCORA NON CI SARA’ COMPLETAMENTE MAI FINO CHE NON SAREMO TUTTI ALLO STESSO LIVELLO E NON SUCCEDERA’ MAI ANZI STO VEDENDO UNA REGRESSIONE TORNANDO ALCUNI DECENNI SE NON SECOLI.

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