Alfonso Karr, Sale e Pepe

Alfonso Karr, Sale e Pepe

Alfonso Karr, Sale e Pepe

Alfonso Karr, Sale e Pepe

Alfonso Karr, Sale e Pepe, Formiggini, 1935, credit Antiche Curiosità©

 

Alfonso Karr, Sale e Pepe

Mary Blindflowers©

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Angelo Fortunato Formiggini appone una nota interessante a una raccolta di scritti di Alphonso Karr (Parigi, 24 novembre 1808 – Saint-Raphaël, 29 settembre 1890) giornalista, scrittore e aforista satirico francese, sostenendo che l’editore francese aveva intitolato l’opera: Lo spirito di Alfonse Karr, titolo che però non piacque allo stesso autore. Formiggini si è così sforzato di cercare un altro titolo:

 

Il libro era così pronto per essere stampato: ogni tanto Dino Provenzal mi stimolava a pubblicarlo ed io non mi decidevo proprio perché non mi riusciva di trovare un titolo adatto. Il 18 marzo 1935 proponevo all’amico traduttore una serie di titoli: Distillazioni – Spirito distillato – Quintessenza – Parole – Parole argute e non so quanti altri. La mattina successiva gli scrivevo: Credo di aver trovato! Sale e pepe.
Di primo picchio non ti piacerà, ma tu pensaci e ti sembrerà bello. Ripensaci e ti sembrerà bellissimo. Ripensaci ancora e ti persuaderai che è impossibile trovarne uno migliore: il “sale” della saggezza e il “pepe” dell’arguzia. Dino Provenzal ha approvato. Sarebbe Alfonso Karr dello stesso parere?
Credo di sì.

Così nacque la raccolta Sale e Pepe. Karr oggi poco conosciuto, fu un commentatore arguto e politicamente anche scorretto. Si fece parecchi nemici a causa della sua vena satirica. Si sa che in ogni tempo l’innocuità è sempre stata e sarà più apprezzata dell’intelligenza.
Sale e Pepe ci immerge nella rapida lettura di aforismi che trattano un poco di tutto, della guerra, delle donne, degli uomini, degli sciocchi, degli arguti, dei cornuti, dei salotti, del nobilume, dell’educazione imposta, delle mode, delle pose borghesi, della ricchezza, della povertà, etc. etc., offrendo lo spaccato di una società talvolta pomposa talvolta ridicola in cui conta più l’apparenza che la sostanza se per sostanza non si intende il denaro, deus ex machina di ogni situazione, dominatore di un mondo ottocentesco ipocrita e fintamente perbenista.
Forse per la sua terribile quanto audace propensione a vedere i vizi del suo tempo, la fama di Karr, oggi che viviamo immersi fino alla radice dei capelli in un buonismo-melassa che ci copre gli occhi peggio dei famosi prosciutti, è andata man mano scemando, ed è un peccato non leggerlo, nel bene e nel male, perché la lettura di Karr ci rende dal vivo, come una ferita aperta, la rappresentazione onesta di un mondo in disfacimento, sezionato, analizzato e criticato con occhio sempre vigile e attento che a volte fa anche sorridere, a volte riflettere su grandi temi universali come l’umana insignificanza cosmica:

 

Vorrei sapere se agli occhi del sommo Creatore di tutte le cose c’è qualche differenza tra due insetti che si disputano un chicco d’orzo e due eserciti riccamente equipaggiati condotti da grandi generali e che si battono accanitamente. Non credo: viste dall’alto di una montagna, le onde furiose del mare si appianano e sembrano appena rughe dell’acqua (p. 72).

 

Sul fumo che nell’Ottocento era di gran moda tra i signori come lo è oggi nel cinema:

 

Se trecent’anni fa un uomo avesse detto: “Ho un’idea; prenderò un brevetto perché non me la rubino. Ecco una pianta velenosa che esala un cattivo odore; la ridurrò in polvere e proporrò alle persone di ficcarsi questa polvere nel naso. In due o tre anni essa toglierà loro l’odorato. Taglierò l’erba in pezzetti piccolissimi e proporrò alle persone di aspirarne il fumo; dapprima ciò darò loro abbagliamenti, vertigini, nausee, avvelenandole un po’; ma poi finiranno con l’avvezzarcisi. Io domando soltanto il privilegio d’esser solo a vender quest’erba: e per avere tale privilegio sono pronto a pagare allo Stato ottanta milioni all’anno…” l’uomo sarebbe stato preso per matto (p. 65).

 

Sulla ingiustizia sociale, questa attualissima ancora oggi:

 

Coloro che hanno meno denaro sono quelli che pagano più cari gli oggetti necessari alla vita. Io ho riunito i prezzi comparati di certe derrate comprate all’ingrosso dal borghese agiato e al minuto dal povero operaio. Non dobbiamo dimenticare che c’è una differenza anche maggiore nella qualità che nel prezzo delle cose e, dopo aver esaminato e paragonato ho detto: “Non sono molti i ricchi che avrebbero i mezzi per essere poveri”.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

 

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