Passato, memoria, hamburger perfetto

Passato, memoria, hamburger perfetto

Passato, memoria, hamburger perfetto

Passato, memoria, hamburger perfetto

Gusci senza contenuto, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Passato, memoria, hamburger perfetto

 

Oggi curiosando su web ho notato un articolo che consigliava l’utente sugli errori da non fare quando si deve cuocere un hamburger perfetto. Una serie di punti su cose sconsigliatissime. Il punto 5 raccomandava al lettore di cuocere l’hamburger senza la pellicola. La pellicola infatti non regge le alte temperature, fonde a 150 gradi e potrebbe rilasciare sostanze dannose per la salute.
E qui mi sono fermata a pensare.
Ma chi è quel deficiente integrale che cuoce un hamburger con la pellicola?
Vorrei vederlo in faccia.
L’articolista dice che può sembrare strano ma è un errore che fanno in molti.
Ancora mi domando, ma chi sono questi “molti”?
Come fanno a non realizzare da soli che occorre levare la pellicola prima di cuocere un hamburger?
Andiamo oltre.
I social sono pieni dei consigli dei grandi vecchi. Galimberti, Piero Angela, Barbero, Augias, etc. Tutti ci ammoniscono contro l’ignoranza di non saper leggere un testo, ci danno consigli, ci spiegano che l’acqua calda è calda, predicano contro i giovani e postano dei video in cui sembra che parlino a dei ritardati mentali. Il tono somiglia a quello di una cantilena, trascinano le parole lentamente, ripetono gli stessi concetti in caso qualcuno non li avesse afferrati, come quando si parla ad uno che non conosce la nostra lingua e non la sa parlare bene. Costui ha necessità di sentire le parole ben distanziate tra loro, scandite con lentezza, perché non ha l’orecchio allenato a sentire le musicalità di un linguaggio che gli è in parte estraneo.
Ebbene i grandi vecchi ci percepiscono come stranieri nella propria terra, gente che non capisce nemmeno la sua stessa lingua, perciò si sforzano di parlare, gestire la mimica e il timbro di voce come se si rivolgessero a dei cretini integrali.
E in effetti chi li segue e non percepisce la grande contraddizione di gente che coi piedi dentro il sistema delle consorterie e della casta, accademica e non solo, poi si affretta a darci lezioni di vita, piazzando i propri figli qua e là, (si chiama nepotismo), forse tanto sveglio non è, un po’ come quello che si cuoce l’hamburger con la pellicola.
Così Barbero ci dice che quello che sappiamo attualmente di quello che succede in Ucraina e in Russia, deve farci distinguere la storia dalla memoria soggettiva. La storia è analisi critica del passato, la memoria per definizione non è unica ma soggettiva. E fin qui ci siamo, o quasi, visto che dimentica il senso della “memoria collettiva”, su cui sorvola, poi si perde nei meandri di un discorso a metà strada tra demenzialità e populismo spiccio. Dalla distinzione tra passato e memoria, l’accademico infatti deduce che nei Paesi dell’Europa Orientale il passato conti molto di più nell’azione dei politici e nella memoria di quanto non conti in Occidente dove: “il passato conta molto poco, può essere un bene o può essere un male, a seconda delle modalità”.
Dopo questa frase sibillina alla maga magò, la gallina fa cocò, eccolo di nuovo perché repetita iuvant:

 

Da noi in Italia il passato non è una cosa che contribuisce a creare le politiche, non si prendono delle decisioni pensando al passato, al massimo in Italia ci sono pezzetti del passato importanti su cui si polemizza, l’unità d’Italia, i Savoia, i Borboni, fascismo, resistenza, antifascismo, partigiani, su queste cose si polemizza, ma non perché ci sia un vero amore per il passato, né voglia di imparare… invece in Paesi come la Russia e l’Ucraina il passato ha una forza molto maggiore e determina gli atteggiamenti collettivi e determina le scelte dei politici…

 

Il professore, a parte quell’inaccurato molto maggiore che suona piuttosto male in bocca ad un accademico, forse dovrebbe ricordarsi che l’Italia non solo è fortemente condizionata dal passato in tutto, in ogni aspetto della vita sociale e politica, ma è il passato.
In fatto di corruzione, nepotismo, tangenti e professoroni che fanno carriera sul nulla e sulle consorterie di casta, siamo infatti fermi all’Impero Romano, a quel Cicero pro domo sua che sapeva bene come gestire, non solo le orazioni, ma anche i suoi affari personali.
I nuovi schiavi non vengono mangiati dai leoni ma dai draghi di un sistema finanziario e di casta che ha sempre e da sempre le mani eternamente in pasta.

E a proposito di passato che non conterebbe nulla, se invece di leggervi i consigli dei nonni di tv e giornali, sparapacciati sui social, per intronarci il cervelletto, leggeste Leopardi, forse potreste ricavarne utile insegnamento. Circa la bontà del nome di certi personaggi è stato piuttosto chiaro:

 

Tanto è l’egoismo e tanta l’invidia e l’odio che gli uomini portano gli uni agli altri, che volendo acquistar nome, non basta far cose lodevoli, ma bisogna lodarle, o trovare qualcuno che in tua vece le predichi, e le magnifichi di continuo, intonandole con gran voce negli orecchi del pubblico, per costringere le persone… a ripetere quelle lodi (G. Leopardi, Pensieri dei moralisti greci, Laterza, 1932, p. 19-20).

 

In sintesi, non sapete cuocere un hamburger perfetto anche senza i consigli dei vecchi iper-lodati e imbrodati tromboni del mainstream?

 

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