Gobbo ladro a vita

Gobbo ladro a vita

Gobbo ladro a vita

Gobbo ladro a vita

Legno tarlato, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers©

Gobbo ladro a vita

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Girolamo Amelonghi, noto come Gobbo da Pisa, autore del XVI° secolo, fu anche accusato di plagio dal Lasca, pseudonimo di Anton Francesco Grazzini, il quale sostenne, in una sua lettera allo stesso Gobbo, che l’opera per cui egli era famoso, La Gigantea, era in realtà copiata da Betto Arrighi, di cui riporta il parere:

 

In quanto ai Giganti ti rispondo, che io ho replicato le parole stesse, e formali di Betto Arrighi, il quale dice, che pensando tu, che i suoi Giganti fossero andati male, non si trovando in Firenze chi gli  avesse, e che lui, che era infermo gravemente, dovesse tosto passare all’altra vita, tenendo appresso di te la copia, che imbolasti allo Stradino, ti sei messo a comporre la Gigantea, dove non solamente l’invenzione, i concetti, le parole e i versi interi ma gli hai rubato le stanze intere, poco, o nulla mutate, perciocché quelle cose, che di tuo hai aggiunte, non tanto fuori d’ogni verisimile, e d’ogni convenevolezza, che non fu mai né composto, né pensato la più solenne, e ridicola fantocceria; onde il nominato Betto, sospinto da giusto sdegno, s’è messo a comporli, avendoli benissimo alla memoria; e se non l’avesse impedito la malattia, sarebbero a quest’ora fuori. E per mostrare al Mondo il furto da te fattogli, vi ha nuovamente aggiunto un Gigantino… (Manni, Le veglie piacevoli, Gaspero Ricci, 1815, p.p. 54-55).

 

Di questo plagio parla anche Il Nuovo Dizionario Historico:

 

Amelonghi Girolamo detto il Gobbo da Pisa, visse nel XVI secolo e fu poeta stimato di cui si hanno alcuni capitoli o rime e la Gigantea. Ma vi è opinione di molti che la Gigantea l’avesse rubata a Betto, o Benedetto Arrighi, Accademico Fiorentino. Di questo plagio, non meno che dell’asserito plagiario, dà varie notizie Anton Maria Biscioni, bibliotecario della Laurenziana, nelle sue note alla vita e rime del Lasca (Nuovo Dizionario Historico composto da una Società di Letterati, Michele Morelli, Napoli, 1791, pp. 428, 429).

 

Manni riferisce che quando Alfonso de’ Pazzi, detto l’Etrusco, poeta antivarchiano cinquecentesco, venne scambiato da dietro, per burla, per l’Amelonghi, ebbe una risposta molto piccata contro il burlatore, perché anche l’Etrusco non aveva troppa stima per il Gobbo:

 

“O Alfonso, io pensava, che voi foste il Gobbo da Pisa nel guardarvi da lontano, ma ora veggo, che non siete lui, bensì cercate di contraffarlo con l’abito, com’egli contraffà voi, e vi ritrae co’ suoi versi”. Al che rispose Alfonso: “Sì questo ti accade, perché tu mi guardi di dietro. Credi, che se io guardassi te davanti, io vedrei sopra il volto tuo cosa da farti arrossir per la vergogna”. Ed appunto della moglie di quello si chiacchierava poco bene per Firenze. (Manni, pp. 52, 53).

 

Betto Arrighi compose per la rabbia anche un sonetto in cui sosteneva che il Gobbo era un ladro:

Questo Gigante superbo, assassino
Di quel di Pisa avea seco menato
Un Gigantazzo gobbo, contadino
Ch’era d’un Birro e d’una Strega nato;
Più brutto e contraffatto, che Longino;
Più che Margutte tristo, e scellerato;
D’ogni vizio ricetto, e calamita;
Ma soprattutto ladro per la vita…

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