Il critico? Sempre ricco!

Il critico? Sempre ricco!

Il critico? Sempre ricco!

Il critico? Sempre ricco!

Lana caprina, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Il critico? Sempre ricco!

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La laurea che diventa carta straccia, il dilettantismo in ogni campo, l’anacronismo della lode all’ignorante che si vanta pure di essere tale e solleva il capo glorioso d’immeritata stima e orgoglioso di non aver mai studiato nulla, ascolta poi il pro pro esaltativo del personaggio televisivo che, a sua volta, senza nemmeno una laurea, trasmetterebbe saggezza ai popoli e alle genti, perché sarebbe più intelligente di qualsiasi essere umano senziente sulla terra, più sensibile, più bello, più preparato, più passionale e più ricco… Ssssssh questo non si dice. Si sa e basta. Schiocca nel social così la lode a non laureati celebri, tipo Philippe Daverio, il figlio di un costruttore che dopo aver frequentato l’università, ha deciso di non laurearsi e di buttarsi sull’arte.
Daverio, secondo i benpensanti attempatelli che guardano ancora la tv, sarebbe diventato famoso per il grande studio, “per aver divorato libri, per la grande passione per l’arte”.
Ma cos’è la favoletta della buonanotte per bimbi deficienti?
E da quando divorando libri in Italia o altrove si diventa famosi e apprezzati?
Da quando i figli dei costruttori hanno bisogno di laurearsi per affermarsi nel mondo?
Se Daverio fosse stato il figlio di un operaio, oggi qualcuno avrebbe mai parlato di lui come critico d’arte e personaggio televisivo? Ma dove vai senza quattrini?
Nella patria dell’approssimazione e del dilettantismo in cui la laurea viene considerata superflua se non addirittura inutile perché non c’è meritocrazia, qualsiasi soggetto pieno di quattrini può improvvisarsi critico, scrittore e grande intellettuale.
Daverio davvero non aveva la laurea, ma soldi tanti, quindi questo figlio della grassa grossa e ricca ricchissima borghesia che conta, ha giusto aperto la sua prima galleria a Via Monte Napoleone, la strada più costosa e più in di Milano.
Daverio è nato nel 1949, e ha aperto la galleria nel 1975.
Credete voi che se qualsiasi Pinko Palla di poco più di vent’anni, avesse i soldi per aprirsi una galleria al centro di Londra o di Milano o di New York, non verrebbe lodato come grande gallerista e poi invitato a spiegare l’arte finanche alle formiche?
Credete che gli artisti importanti e anche meno importanti ma col portafoglio gonfio, non pagherebbero per esporre in una galleria situata nella strada più costosa di Milano? Ma certo che sì! L’argent fait la guerre et l’art. L’argent fait de l’argent.
I soldi si fanno coi soldi, da sempre. È la legge di questo meraviglioso Occidente capitalistico che esporta democrazia e in cui la mobilità sociale, è pari a zero. Colui che loda populisticamente questa stasi ma non vede oltre la facciata del personaggio noto, colui che esalta l’ignoranza del più economicamente forte che può permettersi di essere quello che vuole e quando vuole, ha valutato che senza soldi la passione non conta nulla? Che se Daverio fosse stato povero, non sarebbe stato proprio nessuno?
Coi soldi si smuovono le montagne e pure la stupidità della gente.
Il critico è sostanzialmente un artista che non ce l’ha fatta o non ha capacità, ma condensa la sua delusione personale, nell’esaltazione o nell’affossamento altrui, in una dinamica di attrazione repulsione che riproduce artificialmente il movimento del fare arte senza farla realmente, guardandola dall’alto, per guardarsi, senza sporcarsi le mani o mettersi in gioco, senza rischi.
E chiunque ormai, in un mondo in cui la competenza è sdoganata, può fare il critico purché possieda ab initio l’unico bene caro all’Occidente ormai stordito dalla propaganda e dai giornali venduti al miglior offerente, i soldi. L’unica cosa che conta.
Tutto il mondo dell’arte e dell’editoria è in mano a gente che ha soldi e che poi viene definita superlativa dai pappagallini del populismo becero spiccio.
Insomma in conclusione ciascun benpensante lavora per farci credere che il povero è povero non solo perché non ha soldi ma perché sarebbe scemo, non capirebbe nulla di nulla.
A chi, tra quanti hanno passione per l’arte, non piacerebbe aprire una galleria al centro di una grande città importante, nella strada più chicchettosa e snobettina del reame? Ma…
E i quattrini per fare una cosa del genere? Ecco il vero e unico ma…
C’è chi li ha e diventa critico d’arte e chi non li ha e rimane un pinko.
Avete mai visto un critico d’arte povero voi?
Io no.
Quando lo vedrete segnalatelo perché significa che ci saremo trasferiti su un altro pianeta.

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