Piero di Cosimo, pittore

Piero di Cosimo, pittore

Piero di Cosimo, pittore

Piero di Cosimo, pittore

Il ragno, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Piero di Cosimo, pittore

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Tra le personalità artistiche più stravaganti descritte da Domenico Maria Manni ne Le veglie piacevoli, spicca quella di Piero di Cosimo, pittore nato da Lorenzo Fiorentino, orafo, nel 1441 e posto da giovane sotto la disciplina di Cosimo Rosselli.
Manni racconta che Piero amava così tanto la pittura da non ascoltare i discorsi di chi gli parlava mentre lavorava. Talvolta capitava che dopo un discorso lungo, Piero, chiedesse all’interlocutore di ripetere tutto da capo: “Ridite da capo, perché a dirvela con libertà, del vostro discorso non ho inteso nulla” (Manni, Le Veglie piacevoli, Gaspero Ricci, 1815, p. 22).
Questo accadeva perché Piero si perdeva dietro alle sue stesse fantasie e non riusciva a prestare la giusta attenzione all’interlocutore, perciò preferiva star solo piuttosto che ascoltare i discorsi altrui. Infatti dopo la morte del suo maestro Rosselli, iniziò a fare una vita da anacoreta. Si rifiutava di mostrare ai committenti l’opera prima che fosse finita, non gradiva che nessuno entrasse a casa sua a spazzargli la casa o zappare il suo orto perché ammirava i ragni che mangiano le cimici e osservava le ragnatele che considerava artistiche, inoltre voleva che le piante crescessero irregolarmente, a loro capriccio, secondo le disposizioni della natura e non dell’uomo.
Anche nel mangiare e nel bere non gradiva seguire ordine alcuno, mangiava quando aveva fame e beveva quando aveva sete:

 

Che ore? diceva egli, che oriuoli? Che osservazioni del Sole, e delle Stelle per tenere imprigionata la fame, la sete, il sonno? Quello si dee attendere in queste cose, che la savia natura addomanda. Che schiavitù è quella di dover desinare alla tal ora, cenare alla tale, e andare a letto quando non si ha sonno? (Manni, p. 24).

 

A Piero piaceva ammirare gli animali e i muri sputacchiati dagli infermi o macchiati dalla pioggia:

Recavasi egli spesso a rimirare animali, insetti, pesci, erbe, rovine, ed ogni altra cosa, che la natura, per instranezza, ed a caso fa… fissava l’occhio su qualche muro, ove replicatamente, e molto fosse stato sputato da persone inferme, o sivvero sopra qualche altro, ove l’acqua piovana, od altra cosa avesse cagionata macchia, e ne cavava, e ne traeva fuori battaglie, vedute, rovine, nuvoli, animali, ed altre figure, che l’immaginazione sua andava li concependo (Manni, p. 25).

 

Del resto anche Leonardo da Vinci nel suo Trattato della Pittura, diceva più o meno la stessa cosa:

Non resterò di mettere fra questi precetti una nuova invenzione di speculazione, la quale, benché paia piccola e quasi degna di riso, nondimeno è di grande utilità a destare l’ingegno a varie invenzioni. E questa è se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o in pietre di vari misti. Se avrai a invenzionare qualche sito, potrai lì vedere similitudini di diversi paesi, ornati di montagne, fiumi, sassi, alberi, pianure grandi, valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverso battaglie ed atti pronti di figure strane, arie di volti ed abiti ed infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e buona forma; che interviene in simili muri e misti, come del suono delle campane, che ne’ loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabolo che tu t’immaginerai.
Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie, de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni sì di componimenti di battaglie, d’animali e d’uomini, come di vari componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di farti onore; perché nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni. Ma fa prima di sapere ben fare tutto le membra di quelle cose che vuoi figurare, così le membra degli animali come le membra de’ paesi, cioè sassi, piante e simili … (Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci, Società Tipografica dei Classici Italiani, 1804, p. 8).

 

Altra stravaganza di Piero, era la predilezione per le uova sode, cibo che preferiva a tutti. Manni sostiene però che preferiva questo cibo anche per risparmiare e non consumare il fuoco perché, quando doveva far scaldare la colla, prendeva anche 50 uova e le bolliva tutte assieme, per poi consumarle a poco a poco.
Piero non sopportava i fulmini, il tossire delle persone, il pianto dei bambini e le chiacchiere delle donne, il suono delle campane, i medici, i farmacisti e le medicine. Morì nel 1521 ai piedi di una scala, concludendo la sua bizzarra vita di artista.
Di lui rimangono i suoi meravigliosi dipinti.

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