Gli scrittori speciali banali

Gli scrittori speciali più che banali

Gli scrittori speciali banali

 

Riflessi, credit Mary Blindflowers©

Gli scrittori speciali banali

Di Mary Blindflowers©

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Si può scrivere per tante ragioni, per dispetto, per affetto, per noia, per talento, perché ti scoppia dentro la voglia di giocare con le parole, per brama di riempire la carta bianca come scandalo esistenziale totale, per scherzo, per odio e per amore, le ragioni sono tante, innumerevoli, ma ciò che rende la scrittura letteraria non è nessuno di questi motivi occasionali, bensì l’universalità e il distacco dall’ego. L’incapacità dell’autore di staccarsi dall’occasione, dall’input che ha generato la scrittura, lungi dall’essere un pregio, è la palla al piede della creatività. Per un autentico creativo infatti il motivo occasionale è solo la burla del tempo, la causa non causa, il moto non moto che consente il movimento di ben altri ingranaggi inventivi, una banale scusa che permette all’autore di dire mi sono ispirato a questo e a quello, superando però nello stesso tempo la meschinità della contingenza stessa e delle persone che la causano, le quali nell’economia generale della letteratura, contano quanto una mosca su un vetro. Così che si scriva gaudente o tetro, favola o racconto magico, tragico od ilare, non c’è nulla da fare, qualsiasi genere ha necessità del superamento, dell’annichilimento totale dei soggetti ispiranti che devono comparire solo parzialmente, superando odi e rancori personali, meschine beghe da cortile. Il soggetto o l’oggetto ispiratore diventano così soggetto o oggetto universali, tipici di un tipo di mentalità, di uno specifico metodo di ragionamento che li colloca in un universo non più concentrazionario ma di ampio respiro, in una prospettiva aerea che può essere realistica o surreale, a seconda delle scelte stilistiche dell’autore. L’autore stesso in questa commedia umana che si avvia inesorabilmente e per fortuna del lettore, a diventare extraumana ed universale, conta davvero poco. Un autore che compare continuamente nella sua opera ha fallito lo scopo del trascendimento, a favore di una banale microconcentrazione egotica che stanca il lettore, sfinisce le sue capacità critiche e la sua volontà di concentrazione.

La letteratura non è ricalco biografico e nemmeno sfogo curativo di esantemi dell’anima più o meno sciolti nel patetismo, essa è potenza espressiva, capacità inventiva e simbolica, messaggio non sempre chiarissimo, lettura fra le righe, gioco di scatole intersecantesi, bizzarria e stile, ma mai esaltazione egocentrica, mai condensato di antipatie personali, le quali possono anche servire da trampolino di lancio per la descrizione di prodotti faunistici umani locali vicini o lontani, ma non possono costruire prefazione, nucleo, tesi, antitesi e antefatto. La pedissequa descrizione del reale così com’è è deludente e paradossalmente sa di fittizio.

Il gioco è più semplice di quanto sembri, chi scrive racconta solo una bugia per dire la verità, quelli che raccontano la propria vita-verità, (alterando il punto di vista nella vista anacronistica del sé), facendola sembrare una bugia, non sono scrittori, sono cronisti di se stessi, autoconcentrati sull’illusione di sentirsi in qualche modo speciali anche se sono semplici uomini e donne più che banali.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

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