Elogio al morto di fame

Elogio al morto di fame

Elogio al morto di fame

 

Cat Woman’s tea, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Elogio al morto di fame

Mary Blindflowers©

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La superfetazione isterica del nome, la posizione come fonte d’essenza, il limite e la facciata di ogni decenza; la casta, il privilegio, il cosa fai nella vita e quanto guadagni per non essere un morto di fame, spauracchio della contemporaneità che include l’esclusione dai rapporti sociali che contano perché si sa, noblesse oblige. E quindi ecco lo champagne esibito sui social, il bolide, le foto con il gatto a cui magari si è allergici, il vestito griffato, il sorriso di plastica, tutto tremendamente finto. Ma l’importante è apparire e soprattutto non essere considerati dei morti di fame dalla piccola cerchia orante di 4 followers della propria classe sociale che si crogiolano tra l’inutile, il patetico e l’ostentato patologico.

Eppure sono i tanto disprezzati anonimi morti di fame, sì avete capito bene, i nessuno senza nome e cognome, senza casta, né soldi, che da che mondo è mondo hanno sempre fatto la storia.

Sono stati i contadini sfruttati che hanno nutrito schiere elitarie di nobili ed ecclesiastici parassiti i cui nomi sono ricordati oggi sui libri; sono stati i soldati dei grandi generali a morire coraggiosamente prima del loro stesso comandante; sono state le donne del popolo in epoca pre-chimica ad avere familiarità con le erbe e sperimentare per prime i loro effetti curativi sui propri familiari e su se stesse, dando il via alla grande febbre dell’alchimia; e sono stati poveri schiavi che hanno costruito grandi monumenti del passato, affinché i cosiddetti signori passassero alla storia come grandi uomini, ideatori di quegli stessi monumenti di sangue; e sono stati i bambini e le donne e gli uomini del popolo a lavorare come schiavi sottopagati nelle grandi industrie della rivoluzione industriale, antesignane di quelle attuali che consentono a voi, grandi signori, di indossare capi firmati e di guidare macchine costose.

Elogio dunque al morto di fame perché è colui che da sempre ha fatto la storia. Che vi piaccia o no, i Qualcuno sono per forza figli del suo sangue, della sua schiavitù, della sua fame che tanto disprezzano e rispetto alla quale si sentono, dall’alto dei loro pulpiti, tremendamente superiori.

Che vi garbi o no, sedicenti manager-poeti arrivati che esibite le foto delle vostre mediocri e scontate vacanze in posti esotici, voi scrittori patinati, scrittrici snob con la puzza sotto il naso, nobili imparruccati che mostrate il pedigree come cani da laboratorio con le vostre mani bianche e mollicce, sono i morti di fame che hanno costruito la vostra storia e a volte sono artisti morti di fame che andate a vedere nei musei, facendovi i selfie davanti ai loro dipinti tra un elogio e una passeggiatina con tacchi e ovetto dentro al culo. Sono talvolta scrittori morti di fame che leggete in edizioni super lusso nella vostra libreria o citate ossessivamente nei salotti dove fate la riverenza a editori e gente che conta, nelle vostre paginette fb, dove vi appuntate in petto la stellina del politicamente corretto per essere simpatici a tutti.

Se siete quello che siete, cari signori, se avete quello che avete e che continuate a monopolizzare ingiustamente da secoli, lo dovete principalmente ai morti di fame, senza i quali non sareste niente e nessuno.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

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