TV sogno o incubo travestito da bellezza?

TV sogno o incubo travestito da bellezza?

TV sogno o incubo travestito da bellezza?

Di Mary Blindflowers©

Contemporary relationships, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

L’innocuità brilla tra gli avventori di un teatrino-osteria di dubbia pulizia, si aggira tra i tavoli, controlla che tutto sia a posto, che nessuno disturbi il capocomico, che si sa, è molto irascibile di questi tempi.

L’innocuità è regina, domina e impera su mondi controllati dove le maschere d’argilla piegate all’oro degli scettri, rischiano di sgretolarsi o scomparire definitivamente se non ripetono a pappagallo ciò che il gallo dell’innocua regina-gallina, recita e insegna all’insegna del politicamente corretto. Il gallo è il fedele servo della gallina che, a sua volta serve il capocomico che, a sua volta, serve il dio del momento, in una gerarchia che muta nelle facce, perché galli, galline e regine e dei muoiono e rinascono continuamente, ma la sostanza che rappresentano rimane identica, sempre.

Così il gallo messaggero finge col suo canto strepitoso di svegliare le coscienze e suggerisce, dietro indicazioni della regina, ciò che si può e ciò che non si può dire, ciò che si deve mangiare, ciò che si deve leggere, guardare. In realtà ha il preciso compito di addormentarle, le coscienze, creando lo status quo che da secoli permane.

Quando la regina dirige i dietro le quinte della televisione, sa bene come far suonare l’orchestrina e, tramite il suo gallo, senza mai mettere un piede in fallo, ci propina favole sempre uguali: cibi spiattellatti sullo schermo ad ogni ora del giorno e della notte, giornalisti con le lingue usurate che, di notte, come gufi, parlano di libri che non hanno mai letto né mai leggeranno, ma sono testi importanti, raccomandati dal gallo della regina-gallina, quella che prende gli ordini dal capocomico che si rifà direttamente a dio. E siccome dio è dio, i suoi ordini non si discutono, si eseguono.

E di giorno sorrisi innocui di comici che, tra baccalà e spaghetti alla puttanesca, fingono di far satira ma spappolano gli attributi con luoghi comuni ben noti sui difetti italioti; scribacchini e scribacchine, dopo aver sollevato le ginocchia abrase dal banco dell’oratorio e della parrocchia di turno, fingono con un pessimo italiano, fintamente reinventato per gli sciocchi, di criticare altri scrittorucoli come loro, per far pubblicità ai loro libri indecenti pieni di pagine bianche, pagate come se fossero scritte. E poi cibo, ancora cibo, fino alla nausea, prove del cuoco e del fuoco fatuo, decolletés in vista, ballerine in pista, movimenti che portano sempre dalla stessa parte, convulsioni di finti litigi programmati, divi costruiti a tavolino e pseudo-impegnati in titaniche lotte contro la mafia che non hanno mai visto se non nei film italo-americani o nelle produzioni tv di serie b, ispirate ai loro libri, titanici libri, scritti per lo più dagli editor, i grandi costruttori di talenti letterari della società contemporanea. E poi cibo, ancora cibo, fino a sommergere gli spettatori, fino a stordirli, a non far capire loro più nulla, e ancora gambe e decolletés, e deretani in movimento, per creare un turbamento di donna oggetto da pollaio globale, di donna succube alle voglie maschili, servile e sessualmente disponibile, una donna che non parla nemmeno, non ne ha bisogno, “tanto ha il fisico che parla da solo”. Non dice nulla questo mitico fisico al di là della forma intrinseca più o meno variamente costruita da un plastico, non ha voce, non ha coscienza, è una mummia che tale deve rimanere, pietrificata in una bellezza costruita, artefatta, senza difetti, affinché l’immaginario collettivo si riempia di stereotipi e la donna rimanga silente, una meta sessuale ambita ed irraggiungibile per coloro che guardano. E il povero spettatore con il cervello in pappa confronta le cosce tornite della soubrette ritoccata col pigiamone della moglie, uno schiaffo nell’occhio che riporta dolorosamente alla realtà, frantumando il sogno, rompendolo in mille pezzi.

Ma era davvero un sogno oppure un incubo travestito da bellezza?

E che fine ha fatto quel cantante, quel comico? Che strano, non lo abbiamo visto più in televisione, ma come mai? Forse non aveva più voglia di comparire, ha esaurito la sua vena creativa e ha preferito sparire? Oppure è stato censurato? Ha detto qualcosa che il gallo non ha gradito, qualche parola di troppo che ha creato scandalo, che è stata riferita alla regina-gallina che l’ha riferita al capocomico che l’ha riferita a dio. E dio si è risentito, non ha apprezzato la sincerità sfrenata e libera, perché si deve dire ciò che si deve dire, è scritto nel copione dell’innocuità, la prima regola per diventare noti in Italia, essere completamente innocui, tacere sempre, nascondere gli escrementi sotto la sabbia, come fanno i gatti e se, per caso si acciacca qualcosa di strano e limaccioso e maleodorante, sorridere sorridere sempre, fingendo che tutto sia meravigliosamente meraviglioso nel Paese delle meraviglie miraboliche e fintamente iperboliche dove in tv si mangia sempre a sazietà, fino a scoppiare, fino a non poterne più, anche se i disoccupati aumentano e le vecchiette rovistano nella mondezza perché non arrivano con la loro misera pensione, se non hanno casa di proprietà, a pagarsi cibo e affitto.

Ma in tv si mangia, si mangia sempre, e si balla e si cantano canzoni d’amore che fa rima con cuore, si parla di libri dove non c’è scritto nulla e di gente che sa tutto parlando tanto e dicendo zero, perché la regina guarda e controlla che sia sempre tutto a posto e che l’aceto si trasformi in mosto per poi diventare vino sempre nello stesso tino stinto eternamente ridipinto.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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