Irene Némirovsky, una “riscoperta”?

Irene Némirovsky, una "riscoperta"?

Irene Némirovsky, una “riscoperta”?

Irene Némirovsky, una "riscoperta"?

Irene Némirovsky, La sinfonia di Parigi, Elliot, 2012, credit Antiche Curiosità©

 

Irene Némirovsky, una “riscoperta”?

Mary Blindflowers©

 

Dopo aver letto Il Ballo di Irène Némirovsky,  (qui), ho deciso di acquistare anche La sinfonia di Parigi e altri racconti, edito da Elliot nel novembre del 2012.
Se Il ballo è un piccolo capolavoro della narrativa, sintetico ma decisamente ben gestito, chiamare “racconti” i tre brani raccolti nel suindicato volume della Elliot, è un errore. La sinfonia di Parigi, Natale e Carnevale di Nizza, sono semplici tracce di copioni teatrali o cinematografici incompleti, in cui la parte da leone la sostiene la descrizione di azioni e di ambienti, senza quella movimentazione dialogica necessaria a creare pathos e dinamismo e costruire un vero copione. Lo stile è secco ma soprattutto arido, mancando essenziali dialoghi. In pratica sembrano gli appunti che uno scrittore prende quando gli viene in mente una trama e se la segna per poi creare un racconto.
A tratti lo stile diventa elencativo, talvolta raggiunge punte di esasperato melodramma. Narrativamente i racconti non funzionano, sono terribilmente noiosi. I sentimenti vengono descritti, appuntati, non vissuti, proprio perché come precisato nell’aletta della copertina, l’autrice era stata affascinata dal cinema e si era messa a scrivere con la speranza che i suoi racconti venissero trasposti sul grande schermo:

Cala la sera, Mario torna a casa. Sua moglie non c’è. È andata a ballare con i Meller e la loro brigata di amici. Anche lui aveva promesso di raggiungerli nel caffè o nella sala da ballo in cui si trovavano. Ma è scoraggiato e triste… Madame Meller, non vedendolo arrivare, viene a prenderlo. Gli lascia intuire che è attratta da lui, che sbaglia a vivere cosi in solitudine… Mario la redarguisce e, siccome la donna insiste, finisce col dire: “Lasciatemi in pace, io amo solo Gilda”.
Madame Meller gli fa aprire gli occhi, in modo molto dolce, ironico: gli dice che la sua Gilda è l’amante di Meller, ne ha le prove.
Come un pazzo, Mario fugge per le vie di Parigi…

Ne Il Carnevale di Nizza, l’autrice esplicita proprio il suo scopo, parlando di film:

Il film inizia con una rapida veduta di Place de la Trinité, ai nostri giorni, in un’aspra primavera del 1931 o 1932. Colpi di clacson. Figure imbronciate…

Queste tracce di copione, furono scritte nel 1931. La loro pubblicazione fa parte di un processo di ripublicizzazione della Némirovsky ormai riproposta in più versioni dalle grosse case editrici.
Personalmente non credo molto alle “riscoperte” accademiche presentate come casuali ma in realtà sempre funzionali a un potere economico e politico di stampo propagandistico. Inoltre penso che nessuno avrebbe pubblicato le suindicate tracce di copioni se li avesse scritti una sconosciuta. Il loro valore è unicamente dato dal nome dell’autrice e dal fatto che il potere dominante ha deciso di renderla di nuovo nota, al di là dello specifico valore dei suoi scritti che toccano anche punte di sublimità narrativa, ma non in questo caso.
La Némirovsky era figlia di un ricco banchiere ebreo, aveva studiato alla Sorbona ed era già avviata verso una brillante carriera letteraria che fu interrotta dal nazismo. Fu deportata nel luglio del 1942 ad Auschwitz, dove morì un mese più tardi, secondo alcuni di tifo, secondo altri nelle camere a gas. Ci sono due versioni contrastanti.
Già nel 1929 comunque aveva pubblicato con notevole successo David Golder, e poi Il ballo nel 1930.
Non era affatto sconosciuta. La casa editrice Grasset che dal 1954 fa parte ormai del gruppo Hachette, aveva già pubblicato molte delle sue opere prima della sua morte e “riscoperta”. Insomma il potere dominante ha scoperto l’acqua calda riproponendo la Némirovsky. Del resto noi leggiamo quello che vogliono farci leggere.
Il paradosso è che i racconti-copione della Némirovsky rimangono interessanti unicamente come documento proprio in virtù della sua “riscoperta”. Se li avesse scritti un Pinko, nessuno si sarebbe nemmeno accorto della loro esistenza, dato che letterariamente non sono il massimo. Si tratta infatti del frutto di una comunicazione poco fruibile e di una lettura poco appassionante, dato lo scopo per cui sono nati.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comments (2)

  1. Giorgio Infantino

    Stavolta faccio un commento video … (introdotto dal seguente commento: il pezzo che hai scritto mi fa proporre quei racconti per una nuova parodia del genere che segue):

    https://www.youtube.com/watch?v=AsRy4n7rhlg

    Buone risate.

  2. Giorgio Infantino

    Mi viene anche in mente un’altra domanda, esaurita la lettura del commento. Ovvero: “ma oggi, chi scrive, pensa che i suoi racconti o gialli possano diventare una fiction?”. Poi, siccome le domande sono come le ciliegie, eccone un’altra che però richiede una premessa. Ho riscoperto degli sceneggiati Rai di metà anni Settanta, in particolare la duplice serie (tre sceneggiati nel 1974 e tre nel 1977) de “Il commissario De Vincenzi”, interpretato da Paolo Stoppa. Confrontando lo sceneggiato con il testo letterario (ben scritto e difatti De Angelis fu riscoperto abbondantemente post mortem) si scoprono intere scene dal contenuto politico aggiunte (mentre, paradossalmente, si perdono riflessioni molto interessanti sugli italiani, da sempre gli stessi per indole raccomandatizia). Domanda: succederà anche con la Némirovsky?

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