Apocalittici e integrati, pessimo

Vintage Print, Indian Onager, 1890 ca.

Apocalittici e integrati, pessimo

Vintage Print, Indian Onager, 1890 ca.

Vintage Print, Indian Onager, 1890 ca., credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Apocalittici e integrati, pessimo

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Apriamo un libro di Eco, Apocalittici e integrati: La cultura italiana e le comunicazioni di massa. Libro ristampatissimo dalla grossa editoria. Infatti ho l’edizione del 2005 presa a pochi spicci in un mercatino. I libri dei grossi editori io nuovi non li compro. È un principio. Sotto il paragrafo: Le reazioni degli apocalittici e degli integrati. Allora, si legge:

Un discorso su Apocalittici e integrati e il modo in cui viene accolto nel 1964 è interessante perché con questo libro… l’autore non pensava di dire nulla di nuovo, bensì di fare il punto su un dibattito ormai maturo. Un dibattito su cui esistevano tanti testi in tutto il mondo (e basta scorrere le note a pie’ di pagina, in cui si rimandava anche a pregevoli studi già apparsi in Italia) e che anche nel nostro paese stava ormai dando origine a una serie di iniziative di ricerca e di didattica negli ambienti universitari più avanzati.

Candidamente si ammette che il libro non dice nulla di nuovo. Farebbe soltanto “il punto”. Forse quello di sutura tra inutilità e divismo, confermato da un fatto piuttosto evidente, che non occorre nemmeno dire nulla se il potere decide che un libro debba avere successo. Lo si ammette nello stesso suindicato libro di Eco:

Eppure questo libro ha successo e suscita una serie massiccia di polemiche (nonché l’adozione di Apocalittici e integrati come slogan da allora in poi corrente), proprio perché sembra cogliere di sorpresa una fascia della cultura italiana.

Quell’Eppure la dice molto lunga su come funzionano il marketing e il meccanismo della critica. Nonostante non dicesse nulla di nuovo, tutti, e per tutti intendo poeti, scrittori e critici laureati, parlarono del libro di Eco. Ma i motivi per cui se ne parlò e se ne parla tuttora, non sono legati al libro in se stesso che appunto non è una novità, ma al potere economico e politico. Questo però non si dice mai. Se un grosso editore stampa e ristampa massicciamente e di continuo un libro perché ha il potere economico di farlo, dopo che la politica decide che il suo autore debba essere famoso a tutti i costi e distribuito capillarmente, perché funzionale a un certo tipo di potere che domina tutto il mondo culturale, è ovvio che i giornali ne parlino, che i critici si accalorino nel commentare. Chi commenterebbe mai invece un saggista che dice cose nuove ma non è legato al potere politico che influenza l’editoria che conta? Nessuno.
Passiamo poi allo slogan. Non mi sembra che Apocalittici e integrati sia uno slogan popolarissimo per cui la gente si strappi i capelli a distanza di tempo, ma la cosa divertente è l’aver difeso le proprie posizioni con la retorichetta deprimente dello slogan, figlio del riduttivismo di massa di mediocre stampo pubblicitario.
Inoltre il presunto e non provato effetto sorpresa di “una fascia della cultura italiana”, è un bluff, serve semplicemente per ridicolizzare i detrattori, facendoli sembrare impreparati, ingenui, sorpresi appunto.
La conferma viene dalle righe successive. Citati ne Il giorno 14.10.64, scrisse un articolo dal titolo: “La Pavone e Superman a braccetto di Kant” in cui criticava Apocalittici e integrati come strumento atto a favorire la cultura di massa mettendo alto e basso in un unico calderone:

… fra pochi anni la maggior parte degli intellettuali italiani produrrà film, canzoni e fumetti; i più geniali insinueranno nelle proprie poesie qualche verso di Celentano… mentre su tutte le cattedre universitarie, giovani docenti analizzeranno i fenomeni della cultura di massa… e forse tutti noi stiamo già vivendo solo per consentire statistiche sempre più perfezionate…

Si oppone a Citati un ragionamento semplicistico, liquidando quello che scrive come inconscio cronachismo, dato che, dice Eco, gli intellettuali si dedicavano già, alla cultura di massa e valutando come positivo questo fenomeno.
Oggi siamo alla frutta, nelle università si studia Henry Potter e si dimentica Orwell, si arriva perfino a censurare autori considerati non perfettamente allineati all’etica del politicamente corretto perché ritenuti “pericolosi”.
Ma agitando le bacchette da maghi, e continuando a leggere Eco, mi imbatto nella regina delle castronerie, et voilà, abbiamo un Eco che parla di “riscossa e bonifica dell’industria culturale”, di giornalisti democratici, di una televisione che esprimerebbe il pluralismo ideologico… Caspita, a partire dagli anni Sessanta, a detta di Eco, l’Italia è diventato il Paese dei balocchi e noi, com’è che non ce siamo nemmeno accorti?
Ma leggete:

Ebbene, devo ricorreggere le mie impressioni del 1974: allora quasi mi vergognavo che nel 1964 auspicassi una sorta di intervento dall’interno, di bonifica dell’industria culturale da parte dei suoi stessi operatori. Ma negli ultimi anni sono intanto successe altre cose. La riscossa dei giornalisti, per esempio, che sono riusciti a imporre un controllo democratico sulle decisioni delle direzioni e delle proprietà. I mutamenti avvenuti nella radiotelevisione… telegiornali in concorrenza ideologica erano una cosa inimmaginabile quando scrivevo questo libro. E infine la nascita delle radio alternative…

Eco scrive queste parole nella ristampa di Apocalittici e integrati del 2005, non nel Medioevo e più di qualcuno credeva e crede a quello che ha detto! Niente di quello che scrive è vero. Chiunque non dorma in piedi se ne accorge. La stampa è gestita dal denaro, i giornalisti scrivono ciò che il padrone vuole, non possono fare nemmeno una recensione senza il permesso del direttore. Si recensiscono solo libri di gente che aderisce perfettamente all’ideologia dominante, chi non si adegua non esiste e non approda mai in libreria. Quindi chi entra in una libreria vede libri già filtrati da un sistema di censura e non sceglie, perché c’è qualcuno che ha già deciso cosa deve leggere e perché. Gli editori distribuiscono sempre più libri per polli rispetto ai quali gli aforismi di Celentano sembrano elaborati da un genio. Gli scrittori alternativi vengono tutti censurati e non hanno distribuzione alcuna perché il potere non vuole che la gente li legga. La letteratura infatti è potente e pericolosa ma soltanto finché la gente la legge, se non sa che esiste, il pericolo di indurla a pensare, non sussiste.
C’è una totale disinformazione di massa anche su fondamentali e gravissimi fatti di cronaca. La stampa ormai schiava dei finanziatori distorce le notizie a fini propagandistici. Il gossip che distrae il popolino e l’americanismo la fanno da padroni. Siamo alla società orwelliana. C’è una dittatura culturale incredibile, altro che democrazia! Eco è stato un cattivo profeta e ha contribuito molto alla massificazione della cultura, alla instaurazione della dittatura culturale mascherata da democrazia, che stiamo attualmente vivendo.
Ma dulcis in fundo, con boria egocentrica e arrogante Eco ammette che un libro pieno di castronerie come Apocalittici e integrati gli ha aperto la strada agli studi semiotici: “In fondo se questo libro mi interessa ancora è perché mi ha aperto definitivamente la strada agli studi semiotici”.
Ma che bello! Un libro che non dice nulla di nuovo per ammissione dello stesso autore, apre le strade che invece per molti sono chiuse nella società di massa voluta dai cattivi profeti e dagli imbonitori di piazza.

 

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Nella valle brulla gli Eco
    già sghignazzano di sbieco,
    loro, lautostipendiati,
    libri fan stereotipati
    perché gode l’editore
    quando scrive un professore.
    Il saggista squattrinato
    tiene i libri in scantinato
    mentre la pubblicità
    la si acquista in Facoltà.

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