Irène Némirovsky, Il ballo

Irène Némirovsky, Il ballo

Irène Némirovsky, Il ballo

Irène Némirovsky, Il ballo

Irène Némirovsky, Il ballo, credit Antiche Curiosità©

 

Irène Némirovsky, Il ballo

Mary Blindflowers©

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Irène Némirovsky, Il ballo, pubblicato nel 1930, è un breve romanzo sull’ipocrisia della società bene e dei parvenus. La giovane protagonista quattordicenne, Antoinette, ha un rapporto molto controverso coi genitori, ebrei arricchitisi con un colpo di fortuna in borsa. Essi cercano, in virtù della loro nuova condizione di ricchi, di farsi accettare da gente che conta, organizzando un gran ballo con molti invitati. Specialmente Rosine, la madre di Antoniette, donna dal passato equivoco, tiene in modo particolare all’accettazione nel gran mondo. A questo scopo organizza un ballo dispendioso e costosissimo, tremando all’idea che non riesca bene: “Oh, sapessi che paura ho! Vorrei che fosse già tutto finito”, dice al marito che le raccomanda di parlare il meno possibile e dire solo frasi fatte: “Sono lieta di vederla… Prenda qualcosa… Fa caldo, fa freddo”.
I dialoghi sono efficacissimi e immediati perché, con poche semplici battute, danno l’idea dello stato d’animo e della meschinità dei personaggi, tesi soltanto alla scalata sociale: “Vuoi dire”, domandò lui, “che fra quattro anni riceveremo ambasciatori, e allora ci rammenteremo di come eravamo qui, stasera, a tremare aspettando un centinaio di magnaccia e di vecchie sgualdrine”…

Rosine, nella tensione dei preparativi, non ha alcuno scrupolo a trattare male i domestici, dimenticando da dove viene. Lucie, la cameriera, ha il coraggio di protestare: “… posso finalmente andare a mangiare?” Disse Lucie stringendo le labbra, perché la signora Kampf le aveva fatto ricucire per quattro ore le perle del suo abito che si sfilavano dalle frange. “Faccio notare alla signora che sono quasi le otto e che le persone non sono bestie”…

Al di là delle giuste rivendicazioni sindacali del personale di servizio, qualcosa però va storto. Le ambizioni di Rosine vengono vanificate dalla vendetta della figlia trascurata che coglie la palla al balzo per far naufragare nel nulla i progetti dei genitori. Accade l’imprevisto: “Un po’ strano vero? Speriamo non sia accaduto nulla”, dice Rosine, iniziando a preoccuparsi.
La tensione dell’attesa degli invitati si traduce significativamente nel dialogo con un’ospite nemmeno troppo gradita, la signorina Isabelle, una vecchia zitella inacidita che gongola della cattiva riuscita del ballo. Lo scambio di battute tra le due donne, denuncia una rivalità emotiva in cui è palpabile invidia, rancore e gentilezza posticcia, oltre che rivalità sociale. I motti consolatori di Isabelle hanno lo scopo di denigrare Rosine: “Non si tormenti così, si ammalerà… Certo, capisco quel che deve provare, mia cara, mia povera amica: ma il mondo è tanto cattivo, ahimè!…”

Non trascurabile nel romanzo la condizione di solitudine esistenziale e infelicità in cui vive Antoniette che viene praticamente ignorata dai propri genitori e sviluppa sentimenti di avversione profonda nei loro confronti, uniti ad un perenne senso di autoannientamento: “Puniscili, ti prego… Puniscili, e poi muoio contenta… Probabilmente son tutte balle, il buon Dio, la Vergine, balle come i buoni genitori dei libri e l’età felice… Felice… Felice, preferirei essere morta e sotterrata… Sporchi egoisti… Mi derubano, si prendono la mia parte di felicità sulla terra”…
E in effetti Rosine vive la figlia come un fastidio: “Ma sei insopportabile!… Che ci stai a fare qui? A ficcarti tra i piedi della gente, a dar fastidio a tutti? Vattene, va’ in camera tua! No, non in camera tua, in guardaroba, dove ti pare, ma non farti vedere né sentire!”

Lo stile è asciutto. L’autrice ha eliminato ogni inutile descrizione, ogni orpello narrativo che potesse rallentare la narrazione. Il ritmo è infatti veloce, concitato e profondo nello stesso tempo senza quel noioso descrittivismo caro a tanti scrittori, che sarebbe stato perfettamente inutile.
Il ballo è un piccolo capolavoro di narrativa. Si legge tutto d’un fiato e senza pentirsene.

La Némirovsky è morta ad Auschwitz nel 1942.

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Rivista Destrutturalismo

Libri Mary Blindflowers

 

 

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