Gadda, misogino, finto antifascista

Gadda, misogino, finto antifascista

Gadda, misogino, finto antifascista

Gadda, misogino, finto antifascista

Gadda, Eros e Priapo, 1967, seconda edizione, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Gadda, misogino, finto antifascista

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Carlo Emilio Gadda, acrobata della lingua, misogino e classista. Eros e Priapo, da furore a cenere, pubblicato nel 1967. Da una parte non si può non ammirare il virtuosismo linguistico dell’autore, dall’altra non si può non rilevare il grave difetto contenutistico del libro. Si tratta essenzialmente di un’invettiva antifascista. Il Bombetta contro cui lo scrittore lancia i suoi strali linguistici, è infatti Mussolini. Non ritengo giusto il parere di chi sostiene che Gadda sia illeggibile. È leggibilissimo invece e si capisce perfettamente tutto quello che dice. La parola, infatti, nonostante gli equilibrismi e l’ansia di ricercata e desueta raffinatezza, scorre, e non è affatto incomprensibile, tutt’altro. L’intento è chiarissimo, puntualizzare il fatto che nella sottocultura fascista la capacità di ragionare sia stata sostituita malamente da un erotismo di stampo prettamente fallico, una sorta di “eros ginnico”, adatto per spiriti e menti deboli. Tutta la prima parte è infatti una lunga tirata contro il Duce. Personalmente l’ho trovata divertente, tuttavia è impossibile non constatare alcune cose essenziali. C’è un movimento circolare di tutto il primo capitolo che gira interminatamente su se stesso. Invettive su invettive che, nonostante ripetano più o meno le stesse cose, non stancano il lettore semplicemente perché il linguaggio è assai variato, perfettamente padroneggiato, difficile ma solo per finta, non ci sono oscurità infatti. Non abbiamo davanti un Joyce che allude simbolicamente ad altro, come in un gioco di scatole cinesi, ma un’esteta che esplicita direttamente giocando con le parole e ruotando attorno al concetto principe che vede il regime fascista principalmente come una fregola di stampo erotico priapeo che ha sostituito il Logos.
Il primo capitolo è, come ho detto, tuttavia circolare, si apre con l’invettiva e si chiude con l’invettiva. Verso la fine Gadda precisa che quanto ha scritto è “propedeutico” a qualcos’altro: “M’incresce un carciofetto alla vostra indulgente pazienza aver dimandato alcuno indugio, per questa coda di questo primo capitolo, che dirò inlinitivo e propedeutico”.

Sempre sul finire del capitolo, riesce perfino ad abbozzare una critica della borghesia e della famiglia tradizionale, base della società italiana:

A principiare dalla “santità della famiglia”, che da cantarne le laudi e letàne eterne mai ti bastavano i più dilicati adiettivi, nomi, verbi, sorrisi, dentiftici. Cui s’adgiungessino gargarizzi infiniti, e tremori, rossori, e scodinzolamenti e sculettamenti e basci, con profonda e interior commozione de le budella, catarri, broda, cacca e soffianasi. Nulla mi è più caro della famiglia (che non ho)…

Il termine propedeutico però in tale contesto significa ben poco perché, ripresa l’invettiva, Gadda, nel paragrafo intitolato Latenze e non latenze della erotia normale, decide di sfogarsi contro le donne e di sporcare la carta con la sua misoginia da povero represso. Giudica le donne alla stregua di un autore medioevale, addirittura inferiori, incapaci di attività volte al futuro, creature cedevoli all’istinto di Eros e del maschio dominante proposto dal fascio. Una visione ridicola e tarpata della donna, un punto di vista che rende l’opera di Gadda incredibilmente datata e pure un poco ridicola. È chiaro che Gadda non riesce a trascendere se stesso, l’odio che prova verso il genere femminile è scritto nero su bianco:

… le dispute de’ Germani ponevano all’ordine del giorno la spinosa quaestio: se la donna abbia un’anima, o se sia unicamente un’appendice fisiologica dell’uomo, un rimorchio del camion… Il Cristianesimo e la Chiesa Romana Apostolica si sono preoccupati della donna… per necessità e prudenza politica non potendo abbandonare le donne all’esclusivo mancipio dei rissosi e recalcitranti lor padroni naturali (i maschi)… le femine sono più facili da tenere e catechizzare, amano paravole e frasi che vengono pronunciate da vocione autoritario di maschio, ripetono preci e letàne (litanie) con più pronta ecolalìa, si spauriscono dello inferno con più pronto pavore; e da uno stato di soggezione etica e psicologica al mastio sacerdotale passano, con l’assiduità della seduzione loro, a indurre verso la buona causa il mastio maritale… sono anime più docili (da doceo) e più utili al proselitismo… la donna ama e reverisce chi comanda… le femine hanno in uggia i filòsafi… odiano ogni forma di critica, la ragione per loro è sofisma… La donna in genere non crea il futuro: porta a perfezione il passato con un certo ritardo… rispetto al reperto delle avanguardie maschili… la donna comune è compagna di casa ed utile a percorrere la strada consueta non ad inoltrarci nel buio… La scarsezza di facoltà critica, la minorità della femina (minorità necessitata dal meccanismo di natura) ha accolto il dogma falso…

Ci troviamo di fronte ad un incredibile quanto sciocco elenco di luoghi comuni maschilisti e beceri sulla donna, qualificata come essere inferiore e quindi stigmatizzata come creatura facilmente ammaestrata dal fascio.
Gadda però, oltre ad avere qualche problemino evidente con le donne, aveva anche la memoria piuttosto corta, infatti egli stesso aveva aderito al fascismo ed è stato un convinto fascista:

Il fascismo di Gadda fu ovviamente vissuto all’insegna del nonconformismo e non costituì un aspetto marginale o fortuito della sua esperienza e del suo lavoro durante il Ventennio. Benché possa ora apparire frutto di ingenuità o autoinganno, Gadda considerava chiaramente il proprio appoggio al regime calcolato e ponderato. Il fascismo rispondeva al suo bisogno di ordine e di decoro in un mondo che l’esperienza traumatica vissuta durante e dopo la prima guerra mondiale gli aveva rivelato privo d’entrambi. (Hainsworth 1997, 234).

A questo punto si pone una questione non di trascurabile portata. Si può considerare grande un autore che ha questo tipo di contenuti così datati? Bastano le parole desuete, la ricerca linguistica, il volo acrobatico delle frasi tuffate in raffinati intorcinamenti ruotanti circolarmente, a distrarci dall’essenza contenutistica di un autore che in sintesi dice abissali castronerie? Per quelli che definiscono Gadda, “immenso”, conta qualcosa anche il contenuto di un testo e la capacità di sfidare il tempo, oppure considerano la valenza contenutistica inutile?
Sono domande che chi legge non può non porsi, considerando anche che il compito della scrittura non è quello di omettere parti disgustose di un autore, fingendo che non le abbia mai buttate sulla carta, il compito di chi scrive non è nemmeno quello di risolvere bignanescamente i problemi, bensì quello di crearne di nuovi. E non occorre essere maschi per fare questo, non occorre essere maschi nemmeno per saper leggere le elucubrazioni di un depresso che vuole combattere la retorica con altra retorica.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

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