
Casti, Gli animali parlanti, ed. 1848, Palermo, credit Antiche Curiosità©
Mary Blindflowers©
Casti, Gli animali parlanti
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Gianbattista Casti (1724 – 1803), letterato purtroppo poco conosciuto dalle masse, è l’esempio tipico di uomo al servizio delle corti che però non riesce a rinunciare alla sua vena satirica e dissacrante. Combattuto dunque tra il desiderio di denunciare lo status quo dei suoi tempi e la necessità di campare, ne Gli animali parlanti, poema satirico contro religione e assolutismo, decide di bluffare. Scrive infatti nella prefazione che vuole utilizzare l’allegoria per denunciare certe ardite verità che non si possono proferire apertamente perché un certo tipo di potere non lo consente. Poi però precisa che nella sua opera non vuole riferirsi a nessuno in particolare, perché con il tempo i riferimenti precisi perderebbero efficacia contenutistica e mordente. Il vero motivo per cui il Casti si trattiene dal fare nomi è che non poteva fare riferimenti precisi, altrimenti avrebbe perso l’appoggio dei suoi protettori senza i quali non avrebbe potuto andare avanti e avrebbe rischiato la censura:
Fin dai tempi più remoti l’ingenuo scrittore e il franco filosofo si sono assai sovente trovati in caso di dovere involgere nel velo dell’allegoria certe ardite verità, che i riguardi adottati dalla molle società qualificano per dure e pungenti, o che l’intolleranza dell’arbitrario potere perigliose rende a quei che hanno il coraggio di proferirle apertamente… Queste considerazioni mi portarono a riflettere se non convenisse una specie di grande apologo in più parti diviso , e che formasse un poema, in cui introducendo per attori delle bestie parlantisi esponesse un’intra storia politica, rilevando vizi e difetti dei politici sistemi, e il ridicolo di molti usi introdotti in tali oggetti… facendosi nello stesso tempo scrupolosamente astrazione da qualunque applicazione a particolare governo, e generalmente da ogni indiretta censura, il di cui interesse esser non può né generale, né lungamente durevole. Enel vero a me sembra che un autore, che si occupi di siffatte meschinità, volontariamente rinunzi alla dolce lusinga di sopravvivere alle sue opere… E infatti qual peso presso la posterità aver potrebbero alcune restrizioni e individuali allusioni, alle quali non è unito che un interesse temporaneo e passeggero, e che necessariamente cessar debbe tosto, o poco dopo che se ne sono perduti di vista gli oggetti descritti? (Casti, Gli animali parlanti, ed. 1848 stampata a Palermo, pp. 1, 16).
Nonostante tutti gli accorgimenti dell’autore, le precisazioni in prefazione e la scelta del genere zooepico… (Continua su Destrutturalismo n. 6).
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti
Io non so come ha vissuto, sai, quel furbacchion d’Esopo.
So per certo che in fragranza di potere, in falso scopo,
ei beccò tutti i protervi. E mi parve bel poliedro,
appostandosi in sua scia, come il greco, il prode Fedro.
So che vita for di corte, rinunciando ai dolci fasti
tocca a tutti quelli ch’oggi si comportan come Casti!
Ecco poi perché quest’oggi la letteratura annoia:
perché maschio o donna, sappi, chi la scrive è una gran troia!