Casti, fenomenologia del potere

Casti, fenomenologia del potere

Casti, fenomenologia del potere

Casti, fenomenologia del potere

Casti, Gli animali parlanti, 1848, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Casti, fenomenologia del potere

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Giovanbattista Casti ne Gli animali parlanti immagina che gli animali debbano scegliere una forma di governo. Essi optano per la monarchia il cui più aggressivo rappresentante è il Cane che perorerà la candidatura del Leone a sovrano assoluto. Il Cane è un buon oratore che non ammette dialettica e umilia in modo meschino e subdolo gli interlocutori che osano contraddirlo. L’Elefante è uno di questi. Il pachiderma ha fama di saggio filosofo grazie anche al suo aspetto che incute rispetto:

Poiché il comun che ne’ giudizi sui

Sol dall’esterno regolar si suole,

Avvezzo s’era a rispettare in lui

Quella massa di carne e quella mole.

E in ver chi mai l’onor a lui conteso

Ne avrìa, se un re far si dovesse a peso?

In quel pensoso e taciturno aspetto,

In quella gravità che ha per natura

Ravvisavano un savio e circospetto

Senno, che pria d’oprar pesa e matura;

Un indefesso pensator profondo,

E il più grosso filosofo del mondo…

Il Cane, non avendo argomenti concreti contro l’Elefante, decide di insultarlo gratuitamente, gli dice che somiglia a una balena, che ha un aspetto inerte, stolido, che suggerisce ignavia, etc. etc., insomma lo tratta da bestione senza cervello, da aborto della natura, offendendolo in tutti i modi e con espressioni piuttosto esplicite:

Il Can, che colla solita arditezza

Fe’ contro l’elefante un’invettiva:

Ignavia solo, inerzia e stolidezza,

Disse, che in quel bestione ei discopriva,

Ed un’anima stupida e melensa,

Che in lui vegeta sol, non opra e pensa.

Disse che simigliante alla Balena

D’ossa e di carne entro gran massa sorto

Turpe lo spirto, e vita e moto appena

Scorgeva in lui, che come sconcio aborto

Senza articolazion, senza giuntura

Lo costruì quando dormìa natura.

Tutti sapevano che il Cane aveva torto mentre l’Elefante in più occasioni aveva dato segno di essere un animale accorto e giudizioso:

Il Cane a vero dire avea gran torto,

Poiché, malgrado i bei discorsi sui,

Sappiam che l’Elefante è molto accorto,

E cose si raccontano di lui,

Che son di molto intendimento indizio,

Di senno, di memoria e di giudizio.

Nonostante tutti sapessero che il Cane non poteva aver ragione, nessuno per viltà ha osato contraddirlo: “Ma quantunque potesse ognun smentire,/ Nessuno osò d’opporsi e contraddire…” Tutti zitti dunque a subire le castronerie del Cane che, vedendo l’Elefante nervoso, ha gioco facile e continua ad insultarlo. L’Elefante perde la pazienza e cerca di colpirlo ma il Cane si scansa mentre altre bestie meno accorte vengono colpite. Così l’Elefante viene visto da tutti come un mostro e lascia l’assemblea.

Il testo del Casti è di una sorprendente attualità perché descrive molto bene i meccanismi e le tecniche della propaganda che esercita una violenza sugli avversari poi a loro volta accusati di violenza. Inutile dirvi che il Cane aspirava al titolo di primo ministro di un governo assolutista. E nel loro piccolo anche tanti dittatorelli frustrati, nei social e nei giornali, aspirano a migliorare la loro condizione seguendo il potere e offendendo chiunque osi contrastarli mentre con la zampa lisciano il padrone di turno:

Al diletto padron mille anni e mille

Buon appetito e vigorosi nervi:

O buone bestie! Oh quanto a voi fa onore

La sensibilità del vostro core!

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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