Subnullismo e società liquida?

Subnullismo e società liquida?

Subnullismo e società liquida?

Subnullismo e società liquida?

La cultura borghese, credit Mary Blindflowers©

Mary Blindflowers©

Subnullismo, Destrutturalismo  e società liquida?

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Pochi giorni fa un mio contatto fb ha provato a leggere di sua iniziativa e durante la presentazione di un suo libro in una biblioteca, i punti fondamentali del Destrutturalismo. Appena ha pronunciato la parola subnullismo che ho coniato e usato nel numero uno della rivista Destrutturalismo, è stato immediatamente interrotto con l’espressione: “società liquida va benissimo!”

A parte la mancanza di rispetto per chi parla, l’interruzione denota alcune cose:

1 Non c’è capacità di ascolto nemmeno in chi pretende di fare cultura

2 Si ripetono a pappagallo concetti risaputi dei soliti noti

3 Si nega a un nome non celebre la capacità di coniare termini per definire la situazione attuale

4 Si tende ad associare un termine con un altro, proprio perché, e torniamo al punto uno, non si è ascoltato nulla.

5 Società liquida e subnullismo sono due concetti diversi.

 

Società liquida è un termine coniato da Bauman per indicare la fragilità e l’inconsistenza di un mondo in cui l’incertezza e la transitorietà sono la regola costante. L’acqua infatti si adatta al recipiente in cui si trova, cambia forma e non ha consistenza vera e propria.

Il subnulla invece che diventa subnullismo, ossia filosofia di vita per molti, è un concetto che ha sfumature differenti. Nel coniarlo ho puntato l’ attenzione sull’analisi del nulla angosciante che fa parte della vita dell’uomo, per arrivare alla conclusione che l’uomo comune e mediocre, preferisce addirittura stare al di sotto del nulla, ossia in uno stato mentale e in una disposizione d’animo da cui bandisce perfino il vuoto generato del nulla, in pratica siamo, per farla brevissima, al sub-vuoto, una capsula protettiva che la mediocrità crea attorno al soggetto che non vuole scuotere le sue certezze dogmatiche. Perché se la società è liquida, come diceva Bauman, ossia incerta, mutevole e consumistica, è vero che però l’individuo poco intelligente, siccome ha difficoltà ad accettare se stesso, perché è debole, cerca appigli, si è così costruito una certezza fittizia fatta di devozioni sfrenate al noto, al mito, alla tradizione anche becera e di adesione incondizionata al sistema. In un mondo in cui tutto crolla, il mediocre, anziché demolire il dogma in ogni sua forma, lo crea artificialmente come reazione alla mutevolezza e all’assenza di certezza, come reazione alla società liquida. Dunque che fa? Diventa un subnullista, ossia un seguace del subnulla, e va in giro nel mondo con quella capsula protettiva che lo preserva sia dal vuoto angoscioso del nulla, sia dall’incertezza reale, per costruire una certezza artificiale fatta di miti, di stereotipi, di personaggi autorevoli e di dictat superegotici imposti dall’alto. La caratteristica principale di un subnullista è il non ascolto. Per non sentire l’angoscia del vuoto che si porta appresso, nel subvuoto che si è scavato come una fossa, si carica di tradizionali certezze, ergo segue a menadito i comandamenti del mainstream, il principio di autorevolezza e le logiche del potere, convinto di fare cultura a 360 gradi. In questo subvuoto non c’è posto per l’ascolto di punti di vista e visioni del mondo differenti che possano scuotere le sue serene certezze, così il subnullista si tappa le orecchie e non ha più curiosità, non fa più domande, non ha più dubbi, ripete a pappagallo le frasi degli accademici, degli scrittori arrivati come se fossero oracoli e interrompe quando qualcuno usa termini nuovi,  che per inciso si chiamano neologismi. Ovviamente tali neologismi possono, nella piccola mente del subnullista, essere coniati solo da personaggi in, accademici e gente che conta, ben inserita nel circuito della cultura ufficiale. Se qualcuno che non fa parte del circoletto amici di amici, osa dire subnullismo, subito il subnullista alzerà le orecchie e dirà: si dice società liquida oppure parlerà del decostruttivismo di Derrida, insomma non riuscirà a concepire l’idea, nella sua povertà mentale, che si parli di un concetto nuovo che poi porta a implicazioni differenti da quanto già detto, perché il Destrutturalismo è una destrutturazione del mito, dell’ismo stesso, del già dato e del cibo preconfezionato. Eh no, dunque, che non si dice società liquida o decostruttivismo, dice il Destrutturalista, stiamo parlando di te, brutto scimunito, che interrompi e non hai capacità di ascolto, che snobbi con fare saccente tutto ciò che non ha un marchio accademico e ripeti a pappagallo frasi fatte senza neppure sapere di cosa si stia parlando, e non vuoi saperlo perché sei chiuso nel tuo maledetto sub-bozzolo e sei pieno di certezze fittizie e preconfezionate sul mondo incerto e sentenzi e ti dai arie e fai la morale e parli di vini e di lini e di pini e di te stesso alla presentazione di un libro di racconti che non c’entrano nulla con l’enologia e coi lini e coi pini, e ti fai fotografare coi fiori in mano e il sorriso a 85 denti dentiera e lasci all’autore del libro solo venti minuti per parlare e lo interrompi pure perché non ti piace quello che dice e non vuoi ascoltare perché stai sotto il nulla e ti ci perdi dentro aggrappandoti continuamente solo a ciò che conosci.

I peggiori nemici della cultura sono proprio quelli che dicono di fare cultura, ma non leggono nulla che non sia imposto dall’alto del potere economico e politico, banali subnullisti imbozzolati sotto il nulla, piccoli mediocrissimi snob dell’alta borghesia, vecchiume che impedisce qualsiasi discorso che esuli dal suo piccolo mondo antico. Ridate la cultura al popolo che state facendo diventare ebete come voi. Ridateci i libri, maledetti! La cultura non è vostra, ma di tutti!

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

Comments (3)

  1. Mariano Grossi

    Gaber aveva insuadrato perfettamente il subnullista, il conformista che si allena a navigare nel mare della maggioranza vivendo in un concentrato di opinioni fatte per sentito dire. E siccome queste opinioni non vuole cambiarle direi che il subnullista è un pericoloso vanesio, come soleva dipingere Nietzsche coloro che non cambiano mai pensiero. Vanità e conformismo, i sigilli di questo secolo subnullo!

    1. Destrutturalismo

      Il subnullista di fatto è un povero infelice che sa in fondo al cuore di non essere niente ma cerca di dimenticarsene vaneggiando e parlando per bocca d’altri, chiudendosi al mondo della creatività e della innovazione, per non sentire la propria inutilità, si infila sotto il nulla, nel subnulla e pensa di aver raggiunto una sorta di omeostasi terapeutica che in realtà è fuffologia applicata all’infelicità che prova e che attutisce imbozzolandosi.

  2. Giorgio Infantino

    Grazie intanto. Il libro in questione a cui allude Mary è RACCONTI – VICINO AL VULCANO , ovviamente pieno di dialoghi tra il protagonista e i sub nullisti nel senso spiegato prima nell’articolo. Uno dei dialoghi è questo:
    «Scusa, mamma. Per ora ho parecchio lavoro in agenzia. Il covid ci ha decimato».
    «Sono morti dei tuoi colleghi?», replicò la madre preoccupata. Tanto ormai si moriva solo di covid.
    «No, ma sono in quarantena cautelativa. Come sai, il governo…».
    «Hanno fatto bene», tagliò corto la madre e lui pensò che, da un certo punto di vista, stavano messi peggio degli ebrei, almeno lì era tutta la famiglia, di solito, a essere ebrea. Invece, con la campagna vaccinale, capitava che nella stessa famiglia ci fossero i vaccinati e i non vaccinati, più o meno rappresentati nella stessa percentuale nazionale, ovvero circa il 90% vaccinato e circa il 10% non vaccinato. Del resto in Italia andavano davvero fieri di questa grandissima prova di civiltà offerta al
    mondo intero.
    Il concetto da cogliere è che dal SUB-NULLA e poi DAL NULLA si può uscire anche se uno vi è precipitato. E’ questo il tema vero ed ovviamente anche quello che si deve tacere perché i sistemi di qualunque natura si auto alimentano quando dirigo il consenso (ma senza avere purtroppo alcuna direzione o strategia e, men che meno, evitando accuratamente di favorire il merito. Un esempio? Una volta chiesero al già ministro Castelli (ingegnere): quanto ne sai di giustizia? Zero. Ma proprio zero, zero? Zero, zero. Bene, abbiamo il nuovo ministro della giustizia. Tutto è funzionale, ma il sub nulla ne è esattamente il collante ultimo e necessario.

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