Rispetto per i morti?

Rispetto per i morti?

Rispetto per i morti?

Rispetto per i morti?

Il nodo, credit Mary Blindflowers©

 

Rispetto per i morti?

Mary Blindflowers©

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La morte. Leopardi diceva che preferiva lo cogliesse “erta la fronte, armato, / e renitente al fato”. La morte è infinitamente democratica, non ha rispetto né per la fama, né per l’età, né per la ricchezza, coglie chi le pare e quando le garba. Così, non accettandola, l’uomo che vorrebbe dominare il mondo, con il suo antropocentrismo da operetta, si è inventato la resurrezione della carne e dello spirito nella religione, ma anche, melius abundare quam deficere, la resurrezione nelle lettere nell’editoria. Si dice che un autore sarà immortale, quando tutti lo ricorderanno anche dopo morto, data l’elevata qualità della sua produzione.
Dopo la morte, peraltro annunciata, di una nota scrittrice, gli opinionisti tv e social si sono divisi come durante una partita di calcio: chi ricorda chi era realmente, ossia una raccomandatissima scrittrice di partito, pronta a cambiare opinione sulla base della convenienza del momento, occupata più a fare tv che a scrivere, e chi invece vorrebbe farla santa, auspicando per lei e le sue opere, peraltro modestissime da un punto di vista letterario, la resurrezione delle lettere e catalogando come “brutta persona” chiunque ricordi le sue sortite infelici.
Si parla moltissimo in questi giorni di “rispetto per i morti”. Diventa così un reato penale dire che Michela Murgia ha zampettato qua e là in vari pollai, da quello di Adinolfi, dell’Associazione cattolica, fino a diventare il volantino di partito del PD. Diventa una cattiveria dire che ha attaccato in modo gratuito Battiato sostenendo che “scriveva solo minchiate”, per poi dire, in modo poco credibile, che in realtà lo adorava. E super-raffinata malvagità è constatare come abbia scopiazzato il termine matria dallo storico messicano Luis Gonzalez che negli anni Settanta parlava di “storia della matria” e lo abbia usato, senza citare la fonte, per il suo pseudo-femminismo di superficie.
Perfidia e invidia sarebbe anche paragonare la Murgia a scrittori veri e dedurre dal confronto che la sua incidenza letteraria è stata pari a quella di una zanzara spiaccicata sul vetro di una macchina in corsa. Ha sporcato un poco il vetro ma chiunque sappia leggere, può levarla di mezzo con un colpo di spugna critica. C’è tanta cattiveria nel mondo, dunque, e si invoca il rispetto per i morti, perché il morto non è più quello che era da vivo, ma diventa un oggetto sacro, una reliquia da adorare a tutti i costi, e c’è come una trasformazione: la morte rende il noto bello, la decomposizione lo assolve da ogni peccato, anche da quello di non saper scrivere, tanto oramai chi legge più?
Tutto molto bello, ma i vivi?
C’è rispetto per i vivi?
Questa è una domanda che nessuno si pone. C’è rispetto per i vivi che vengono condannati all’inesistenza della morte soltanto perché i loro aliti non appannano i vetri della tv, dall’interno? C’è rispetto per chi non vuole frequentare i vari pollai del potere e cambiare continuamente idea in modo poco credibile? I vivi, quelli che vengono pubblicati postumi in vita con piccoli, insignificanti editori; quelli che non prendono anticipi per i loro lavori; quelli che non hanno diritto di parlare né di fare confronti di un autore con l’altro, perché altrimenti vengono accusati di essere abominevoli lapalissiani di stampo conservatore; ma sì, quelli che devono soltanto spendere soldi per comprare libri di regime dentro librerie di regime in cui tutti gli spazi possibili e immaginari sono occupati dai soliti noti scrittori di regime, certo, i vivi già morti, gli imbecilli di echiana smemoria, quelli senza gloria né partito, quelli che non hanno protettori celebri, che vengono costantemente accusati di invidia se sollevano un’avversativa, i dimenticati che qualsiasi cosa scrivano non conta nulla, perché tanto i Qualcuno non si occupano di loro, ebbene costoro, hanno diritto al rispetto?
Ma no, ovvio, i nessuno non devono nemmeno far cenno di aprir bocca, perché non è loro il regno dei cieli, se poco poco si permettono di contestare la resurrezione della santa subito del momento, vengono etichettati come moralmente abietti, persone squallide e prive di sentimenti. Ah che bella parola, il sentimento, è la molla su cui il sistema preme per pubblicizzare qualsiasi cosa, anche la morte stessa, si vende un frammento di sentimento non il libro, si vendono illusioni fritte, non pagine scritte.
La Murgia era solo la punta dell’iceberg di un sistema che vende personaggi serviti in salsa di egocentrismo, non scrittura. E tale sistema infetto non conosce defezioni. Morta una papessa se ne farà un’altra, magari, perché no, anche più scaltra.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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