La minigonna? Aristocratico-borghese

La minigonna? Aristocratico-borghese

La minigonna? Aristocratico-borghese

La minigonna? Aristocratico-borghese

Il tempo, credit Mary Blindflowers©

 

La minigonna? Aristocratico-borghese

Mary Blindflowers©

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Per anni ci hanno detto che l’emancipazione femminile passa attraverso la minigonna inventata dalla stilista Mary Quant. In realtà la minigonna è scomoda, alcune la portano malissimo perché non hanno il fisico adatto, è inadatta per i colloqui di lavoro e ha un potente limite, è un capo di abbigliamento. Che l’emancipazione della donna passi da un modo di abbigliarsi piuttosto che dalla mente o dai diritti civili, trovo sia abbastanza discutibile, come è discutibile l’ambiente ricco aristocratico-borghese e urbano da cui è nata, un ambiente in cui si rileva una costante contraddizione tra ciò che si dice e ciò che realmente si è.
Rimbomba sui social un post che ricorda alle donne attuali come le loro nonne già usassero andare in giro in minigonna e senza reggiseno perché erano emancipate e bellissime. Beh, non è esattamente così, le mie di nonne, non avevano tempo per andare in giro con un pezzettino di stoffa attorno ai fianchi semplicemente perché dovevano lavorare, sfruttate dai padri di quelle stesse borghesi che dicevano di voler fare la rivoluzione anarchica camminando sulle strade delle città dentro una minigonna pagata da papà o indossando una maglietta senza niente sotto. Donne che passavano il tempo senza far nulla dalla mattina alla sera, perché si sa, la rivoluzione richiede tempo ed energie.
Chi era Mary Quant? Ve lo siete mai chiesti?
Era la figlioletta di un ricco professore di origine gallese che insegnava alla London University, insomma un cattedratico. Stiamo parlando di alta borghesia. Nata ricca, la Quant si iscrisse alla Blackheath High School e dopo alla Goldsmiths dove seguiva i corsi di educazione artistica e illustrazione. Dopo la laurea, ha iniziato un tirocinio presso Erik, modista di lusso di Mayfair, quartiere ricchissimo di Londra localizzato nel West End.
La Goldsmith è ancora oggi tra le dieci migliori università londinesi.
Mary ha sposato Alexander Plunket, mica uno qualsiasi.
E chi era costui?
Un nobile, nipote di Bertrand Russell, che giocava a fare l’anarchico coi soldi del papà e che ereditò pure un monte di soldi. La boutique di Mary era situata sulla Kings Road, nel quartiere di Chelsea, mica nelle periferie. Nelle boutique accorreva bella gente del cinema, del teatro e dell’arte, tutti ricconi che compravano nei negozi del centro.
Nel 1963 Mary, fondò il “Ginger Group” per esportare i suoi prodotti negli Stati Uniti d’America. Proprio in quel periodo nella sua boutique commercializza la minigonna resa celebre dalla modella Twiggy. La Quant, per propagandare meglio il nuovo capo di abbigliamento, ha cambiato pure aspetto e parrucchiere, adottando una frangia sbarazzina. Anni dopo, sull’onda del successo, ha deciso di lanciare pure una linea di cosmetici e scarpe per la donna ricca ed emancipata che frequenta le vetrine patinate del centro di Londra e cammina sei passi sopra il cielo.
Ma dulcis in fundo, cosa mai è una rivoluzione senza l’approvazione della Regina? Eh, ci vuole, non scherziamo! Nel 1966 infatti Mary è stata nominata Cavaliere della Corona Britannica dalla Regina Elisabetta II, onorificenza ricevuta l’anno precedente dai Beatles. E qui non rilevate un sapore acre e pesante di contraddizione? Insomma si gioca a fare gli anarchici e si accettano i riconoscimenti della monarchia imperialista? Eh, sì, perfino la BBC ha dedicato a Mary Quant un documentario. Poi, ovviamente, come tutti, la Quant ha pubblicato svariati libri e ovviamente la sua magnifica autobiografia.
Nel 2019 il Victoria & Albert Museum di Londra le ha dedicato la prima retrospettiva internazionale, ripercorrendo amenamente la storia della stilista dal 1955 al 1975.
Nel 2022 è stata premiata da Carlo III con il titolo di Membro dell’ordine cavalleresco dei Compagni d’Onore.
Et voilà, la rivoluzione aristocratico borghese è servita su un piatto di nobile oro zecchino imperialista.
Come si può spacciare per rivoluzione anarchica un vero e proprio business che fa il paio con l’assurda monarchia?
Sono le finte contestazioni della borghesia. La minigonna simboleggia questo, non l’emancipazione della donna, ma il trionfo della classe aristocratico-borghese. Quindi i benpensanti che pensano di essere evoluti condividendo post sulle loro nonne che indossavano la minigonna, studino un poco di più prima di fare la morale al contrario ai giovani e alle donne di oggi. E la minigonna se la mettano loro.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Mica solo Mary Quant
    mise voglie in frigidaire
    se ricordo pur gli hot pants
    con lo Women’s Daily Wear.
    Sti ricconi della moda
    mica pensano alle nonne
    che dotate a coscia soda
    non tagliavano le gonne
    ma impastavan pizze e frappe
    per mariti e figli a iosa
    senza mai mostrar le chiappe:
    anche il maschio era altra cosa!!!

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