Domenico Batacchi, Il Zibaldone

Domenico Batacchi, Il Zibaldone

Domenico Batacchi, Il Zibaldone

Domenico Batacchi, Il Zibaldone

Domenico Batacchi, Il Zibaldone, edizione di metà Ottocento, credit Antiche Curiosità©

 

Domenico Batacchi, Il Zibaldone

Mary Blindflowers©

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Il gusto italiano preferisce, in fatto di letteratura, le tragedie alle commedie, i drammi, rigorosamente altrui, alle opere comiche. Il registro “basso”, è un poco snobbato, considerato inferiore perché per antonomasia la cultura è vissuta come “seria”, ma proprio nel senso letterale del termine, ossia che non si ride mai. Peccato. Se è vero che il riso abbonda sulla bocca degli stolti e degli stitici, una dose di amor gaio non guasta, specie in questi tempi di oscurantismo culturale, di totale abbassamento della soglia neuronale dell’intelligenza collettiva. Quindi, contro le mode, ecco un poeta poco conosciuto: Domenico Luigi Batacchi (Pisa, 3 novembre 1748 – Orbetello, 11 agosto 1802), noto come il poeta doganiere. Processato per giacobinismo, il Batacchi ha subito una damnatio memoriae. Perfino la sua lapide non conteneva iscrizioni, affinché la sua musa faceta, tacesse per sempre. È la politica infatti, oggi come ieri, a segnare i destini di uno scrittore. Il Batacchi è stato dimenticato, sepolto sotto strati di oblio sistematico e programmato. Proporlo oggi significa optare per la libertà di espressione.

Egli scrisse, tra le altre cose, Il Zibaldone, poema in dodici canti, pubblicato con lo pseudonimo di Padre Attanasio da Verrocchio, a Bologna nel 1792 e poi ripubblicato in varie edizioni, specie nell’Ottocento. Nell’opera, a mio parere gustosissima fin dal principio, si percepisce uno spirito sagace che non risparmia nessuno, nemmeno l’autore stesso:

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Musa mia rozza, ma fedel compagna

Che coglionando altrui meco ridesti,

E cui parve godere una cuccagna,

Carmi formando all’altrui vizio infesti,

Aiutami a passar l’ore più liete,

E le gesta a cantar d’un Arciprete…

Ebbe un bel dire il mio divin Maestro:

Voi siete il sal della terrestre mole,

E se svanisse il sal da un pezzo in qua si è fatto

Di zucca e cetrioli un vero estratto! 

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Critica la società:

 

Ne vengon poscia i bindoli dottori,

Di cui lo studio fu di ladri un bosco;

E quindi i ricettari ed impostori

Medici avvezzi a dar per oro il tosco;

Poscia degli spezial la turba avara,

Solita a vender l’acqua troppo cara.

E i sarti, che rubar voglion per tutto

E i fornari perversi e scellerati

Che dell’ariste scolano lo strutto,

E gli osti il vino a battezzare usati;

Fallo stimato in ciel tanto cattivo,

Che scritto è con carattere corsivo.

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Se farete lo sforzo di leggere in rima, capirete che c’è una cornice, gli amori di un arciprete, Don Barlotta, con la cameriera Vespina. Su questa cornice base, si innestano come spilli, tanti episodi secondari e tanti personaggi surreali. Ad esempio, la regina delle fate fa le magie mostrando all’arciprete il futuro del figlio tramite uno specchio, reggendo una “possente verga”. Il gigante che il prete incontra poco prima, non privo di connotazioni politiche e simboliche, è invece un satanasso, un orribile “diavolo ugonotto”. Questi due personaggi vengono dall’autore efficacemente demitizzati e inseriti dentro fantastici scenari fiabeschi da mille e una notte. Gli scenari però cambiano a seconda di chi l’arciprete incontra durante il suo viaggio, passando dal surreale al reale. Ciascuna figura è carica di significati espliciti e meno palesi, che è possibile scorgere da un’analisi che non si limiti a constatare semplicemente l’osceno, di per sé tra l’altro, moderato e non fastidioso, bensì intuisca che ogni figura contiene una critica sociale e politica. Questo è un altro dei motivi che hanno influito sul destino della fama di Batacchi.

Anche i personaggi della tradizione classica vengono derisi:

 

Io trovo scritto in un’antica cronaca

Che un Guardian dell’Ordin nostro estese

che Ulisse tornò a casa senza tonaca,

Pien di Pidocchi e con un mal francese

Di razza molto pestilente e rea

Che da Calipso guadagnato avea…

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Il riso è strumento efficace per dire più di quel che sembra.

 

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Mi par normal che a dar diletto in modo fallico
    Odisseo contraesse il morbo gallico.
    Lui che fu eroe famoso extragalattico
    scordossi di indossare il profilattico.
    Periglio avea l’alcova di Calipso:
    troppi gli utenti: era capibile facto ipso.

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