La fattoria degli animali

La fattoria degli animali

La fattoria degli animali

La fattoria degli animali

G. Orwell, La fattoria degli animali, 1951, credit Antiche Curiosità©

La fattoria degli animali

Mary Blindflowers©

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La fattoria degli animali, la favola che diede la celebrità a George Orwell, presenta ai lettori l’evoluzione di una dittatura post-rivoluzionaria, di un sistema che ne sostituisce un altro. I maiali si riempiono la bocca con la parola libertà e uguaglianza, rovesciano lo strapotere di Mr. Jones, il fattore che li tiene in scacco, e instaurano l’Animalismo che in teoria dovrebbe far nascere una nuova età aurea per tutti gli animali. Ma la teoria è una cosa, la pratica un’altra.
I dissidi interni tra i maiali fanno sì che una volta eliminata qualunque opposizione, si inizi a profilare la volontà unica e assoluta di Napoleon, un maiale senza scrupoli che non ammette pensieri diversi dal suo. Liberatosi del buon Palla di Neve, coraggioso maiale che ha combattuto per la libertà, gli ruba le idee, ne infanga il nome. Gli attribuisce inverosimilmente la colpa di tutte le disgrazie e cambiando la storia reale con una sua storia fittizia, puramente di fantasia, funzionale alle esigenze di una dittatura che soggioga gli altri animali, approfitta della loro corta memoria, per raccontar frottole deresponsabilizzanti.
Orwell sembra volerci dire che la storia la scrivono i vincitori, che la propaganda ne inventa una sua propria, cancellando le verità scomode per interesse e cambiando le leggi a seconda delle esigenze egoistiche del momento.
La legge che deve così essere uguale per tutti, diventa uguale per tutti tranne che per i maiali, i quali avviano un governo schiavizzante. Chi osa ribellarsi viene dapprima minacciato dai cani e se insiste, giustiziato.
Inizia dunque il terrore e la morte nella fattoria. I pochi animali che si accorgono che qualcosa non va nel nuovo regime, decidono di tacere per paura.
Il romanzo venne pubblicato nel 1945 ed il riferimento allo stalinismo è più che chiaro, così come è chiara la condanna del totalitarismo e della morale ufficiale, della storia preconfezionata dalle propagande che si nutrono del sangue del popolo sempre di scarsa memoria. Gli animali hanno infatti assistito alla Battaglia del Chiuso delle Vacche in cui Palla di Neve ha dato prova di grande eroismo, tuttavia credono lo stesso alle menzogne di Napoleon che accusa l’innocente di viltà e doppiezza.
C’è dunque nel racconto anche un’idagine sulla psicologia della folla, pronta a credere a qualsiasi castroneria venga reiterata con forza, a farsi abbindolare, come in una sorta di ipnosi collettiva, che vede lo sfruttato lavorare per il padrone senza ragionare, e il padrone alloggiare nel lusso con la scusa che chi deve ragionare per tutti ha diritto ad una sistemazione migliore degli altri.
Orwell non è un autore innocuo. Ma questo penso lo intuisca anche un lettore alle prime armi.
Nell’epoca attuale del politicamente corretto, quell’Orwell che dice che anche la volontà di non fare politica alla fine è pur sempre una scelta politica, dà fastidio a certa classe accademica perché mostra, attraverso semplici e meravigliose metafore senza tempo, il vero volto del potere, quello che ti illude di lavorare per la tua libertà mentre ti impedisce di parlare, ti minaccia, sferza ogni tuo atto di volontà individuale e processa come egoismo ogni forma di individualismo a favore di un collettivismo che non ha che una testa, quella del maiale in capo, di quel Napoleon che è la caricatura di ogni dittatura.
Di fronte all’avidità di denaro, il diritto del debole viene calpestato.
Un racconto attualissimo specie in un mondo come quello attuale in cui i diritti umani passano in secondo piano rispetto al business.
La scelta del Qatar per i mondiali di calcio a questo proposito è piuttosto illuminante, ma il popolino di fronte ad un pallone si abbandona all’oblio esattamente come gli animali descritti da Orwell. I diritti passano in secondo piano. La memoria dello spettatore medio diventa labile. Lo spettacolo del business deve continuare, le casse devono essere riempite di bella moneta sonante, il divertimento e i lustrini devono essere garantiti a costo di diventare tutti come le tre scimmiette.
Siamo tutti numeri dentro “una fattoria” gestita da altri, immersi nell’etica distorta dell’indifferenza e della dimenticanza.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Qatat Qatar assassino
    coll’imprimatur di Infantino
    ma io versavo tanta bile
    con la Davis vonta in Cile
    e fu un’avventura losca
    la medaglia d’oro a Mosca
    e che grande fognatura
    il mondial in dittatura
    in quel mondo ormai sentina
    con Videla in Argentina!

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