Il lato di Mondrian

Il lato di Mondrian

Il lato di Mondrian

Il lato di Mondrian

Il lato di Mondrian, credit Mary Blindflowers©

 

Il lato di Mondrian

Mary Blindflowers©

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Il lato di Mondrian. “New York City 1 (unfinished)” del 1941, sarebbe stato appeso al rovescio per più di 70 anni. La curatrice della mostra Evolution al K20 di Düsseldorf, in Germania, avrebbe rivelato “l’errore” e i giornali, sempre avidi di notizie inutili, si sono precipitati a scrivere pagine su questo qui pro quo pio pio quaquá a detta di tanti vergognoso che avrebbe niente di meno che compromesso irreparabilmente il grande significato dell’opera.

Ma perché, le opere di Mondrian avrebbero pure un senso?

Mondrian, il giocoliere delle linee e dei rettangoli colorati che abolisce totalmente le figure a favore della geometria del banale, costruita a volte con nastri e materiale pure cedevole, si sarebbe evoluto in trent’anni di ricerca personale e studio. Ce lo dice la critica criticante. I rami dei suoi alberi sarebbero così diventati linee geometriche soltanto dopo lunghissima meditazione artistica. Sembrano le favole della buonanotte impartite a bimbi deficienti. Le linee mondriane al massimo son buone ad illustrar trapunte. Certo che mettere le sue griglie colorate da una parte o dall’altra cambia completamente tutta la metafisica superspazzolascemi del concetto filosofico ad esso sotteso e teso come il panno steso sui noumeni. Per dirla con Leopardi “non so se il riso o la pietà prevale”.

Le discussioni sul lato di Mondrian sono simili a quelle dei primi padri della Chiesa che si accapigliavano per teorizzare come la Madonna fosse rimasta intatta pur avendo partorito Cristo, oppure le interminabili loop-azioni mentali su chi possa essere nato prima, l’ovetto o la gallina?

Insomma critici d’arte, giornalisti, e commentatori parlano del nulla nell’epoca del nulla. Non è divertente?

Ma non mancano i saccenti che puntano il dito contro chi non apprezza la divina e insuperabile arte quadrettata. Questi geni della critica sostengono che non comprendere l’arte di Mondrian significa non capire nulla di arte, e poi chiedono retoricamente: “tutti quelli che dicono che lo possa fare chiunque, perché non lo hanno fatto?” La domanda più sciocca e inutile del mondo. La risposta ovviamente sta dietro l’angolo per chi vuol vederla, solo che chi fa certe domande retoriche, da primina presa sotto narcotici, non vuole la verità nuda e cruda, ha reale bisogno di una favola che lo consoli e gli ripeta quanto è bello e simpatico il mondo. Queste finte domande esigono come risposta un pappagallo che ripeta la lezioncina del potere. Anche un bimbo capisce infatti che non basta fare un ghirigori perché diventino famosi autore e prodotto; anche una pecora comprende che se un Pinko senza nessuno dietro avesse fatto gli stessi quadratini insulsi di Mondrian, nessuno lo avrebbe preso sul serio, che non è fare o non fare il problema, il contenuto e il messaggio passano sempre in secondo piano,  tanto sono manipolabili da un esubero di falsa filosofia in cui un bersaglio, un colore, una riga, un taglio e un raglio diventano sensazioni dell’universo profondo, anche se di fatto non dicono proprio nulla.

L’arte è diventata un fenomeno da baraccone grazie a un sistema che crea fama su basi fittizie e inconsistenti avallate dagli accademici e dai giornalisti sempre più schiavi del potere economico e politico e dalla stupidità della gente ormai priva di qualunque capacità di far muovere un neurone e non rendersi conto che una griglia di rettangoli non ha significati nascosti, una griglia di rettangoli, da qualunque lato la si guardi, è una completa montatura, in poche parole, una peto “concettuale” che l’accademia avalla in schegge supersoniche su altri mondi multidimensionali, sul piano di lavoro come universo di indagine, discettando come il Limosino di Rabelais, sulla distanza esoterica tra le linee e l’uso dei colori che avrebbero chissà quale profondità mistica che a noi comuni e volgari mortali del prosaico, sfuggirebbe (poveri noi), perché nella nostra limitatezza mentale non saremmo in grado di valutarne la sostanza demistificatrice, la potenza anti espressiva della piva nell’orto del mondo corto che produce le monete d’oro della valle dei miracoli, le quali monete poi vengono contate, ad una ad una, da critici d’arte, galleristi, curatori di musei costretti, per tenersi il posto e lo stipendio, a ripetere da secoli le stesse stupidaggini sulla grandiosità meta-atemporale delle linee mondriane, dei suoi fantastigliosi colori primari attira primati, parlando addirittura di dissonanza cognitiva unita a passionalità che le linee suggerirebbero (siamo al delirio ciarlatanesco).

E giù disquisizioni di caprina lana filata sull’accostamento geometrico allusivo che genererebbe equilibrio armonico pur partendo da poche componenti elementari, la cui combinazione apparirebbe estremamente complessa ed articolata, offrendo infinite possibilità di composizione che cercherebbe “la fine dell’infinito” (non si può non ridere), rievocando il Suprematismo di Kazimir Malevič e bla bla bla, e ancora bla e poi ri-bla bla bla verso illimitate supercazzole confuse con le spazzole del cesso di Mondrian e di chi gli sta appresso con tutti gli annessi e connessi sconnessi dei regressi di quell’abisso che è la mente umana.

Che pena.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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