Le avventure di Gabbadeo

Le avventure di Gabbadeo

Le avventure di Gabbadeo

Le avventure di Gabbadeo

Vintage Glass Eye Bath Wash, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Le avventure di Gabbadeo

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La medicina è una scienza empirica. In passato, date le cure piuttosto discutibili e talvolta perfino velenose, somministrate ai pazienti, i medici suscitavano in molti più diffidenza che fiducia. Manni ne Le veglie piacevoli, tomo VI, racconta che Mastro Gabbadeo era un medico. Il suo nome significava Rinnegato o Gabbasanti.
Le avventure di Gabbadeo sono state narrate anche da Franco Sacchetti in due novelle 155 e 168.
Un bel giorno Gabbadeo venne consigliato da un amico di andare a Firenze dove andavano tanti medici per prestare i loro servizi, dato che vi era morto un medico e tutti volevano soppiantarlo.
Gabbadeo all’inizio era titubante per via della spesa da affrontare, il cavallo, il fante e i vestiti nuovi per il viaggio, ma poi si lasciò convincere dell’opportunità di partire. Anche la moglie era d’accordo: “Marito mio, chi ti consiglia, dice molto bene, ed ora non è tempo di stare a bada” (Manni, p. 95).
Quindi comprato un ronzino e “raffazzonato alla meglio” con un cappuccio di vecchia pelliccia e un abito ricucito, il medico si diresse alla volta di Firenze, chiedendo ad un parente ospitalità, per spendere di meno. Una volta arrivato in città, il parente lo accompagnò a S. Michele delle Trombe per rimpiazzare il medico venuto a mancare. Si sedette in una bottega di farmacista e attese dei clienti. Non fece altro che comprare un “poltracchiello e una groppiera dorata” e andare il giorno dopo al Mercato vecchio, vicino a un’altra farmacia, per acchiappare altri clienti.
Dopo un po’ di tempo gli venne posto in mano un orinale pieno d’orina di una donna inferma, ma il cavallo si imbizzarrì vedendo un maiale morto sulle spalle di un uomo che passava. Il medico, sempre con l’orinale in mano, cercava con l’altra mano di tenere il cavallo che soffiava e correva. Gabbadeo, scarso di sale in zucca, si inzaccherò tutto di orina, perfino in faccia e in bocca mentre gridava, nonostante questo non mollò mai l’orinale. Mentre il cavallo correva e correva, il medico urtava padelle e mercanzie esposte nei negozi. Il cappuccio gli rimase ad un certo punto attaccato ad un uncino e Gabbadeo rimase a testa nuda su un cavallo incitato dalle urla e dalle risate dei ragazzi, fino a che, sempre con l’orinale in mano, non finì la sua corsa aiutato da certi gabellieri.
Il pezzo del Manni è spassoso:

 

E stato lì alquanto a cavallo, gli fu posto in mano, come allora usava, un orinale pieno d’orina; la quale era d’una donna inferma, che stava di casa in via Torcicoda… passa di lì un Norcino… con avere un porco morto sulle spalle; quando il poltracchio, che non era avvezzo a veder porci, scorge il porco morto, comincia a soffiare, e ad avere paura, e fugge. Il Medico non lasciando andar l’orinale, come doveva fare, s’ingegna con l’altra mano di ritenere il cavallo, ma indarno. Intanto lo Speziale, e la gente d’attorno, che si radunava, cominciano a gridare, ritenete, ritenete il cavallo, ritenetelo; ma invano, che anzi la bestia a quelle grida correva quanto più poteva: né mai per questo il Medico lasciò andar l’orinale, che diguazzando in qua, e in là, tutta l’orina fetente gli andò sul cappuccio, e nel viso, e sul vestito di poco fa dalla sua moglie rassetto, e alcune zaffate, nel gridare, fino in bocca; e con tutto ciò non lasciò mai l’orinale. Correndo tuttavia il cavallo per Mercato… andando rasente alle botteghe… dà in quella d’un Ferraio, dove erano appiccate padelle, grattuge, romaioli e oncini, ed altre a farsi male, ne fa cadere, e rompere; e quel che è peggio attaccandosi la foggia del suo cappuccio ad un oncino, rimane quello attaccato. Allora egli scapucciato sul cavallo, non vi so dire se aggiunse le risa, e l’urla ai ragazzi… e tuttavia senza lasciar l’orinale vien condotto dov’era la Loggia de’ Tornaquinci… E certamente sarebbe stato così ridicolosamente condotto verso la sua Patria, se i Gabellieri della Porta al Prato… non avessero serrato la Porta… (Manni, pp. 96, 97).

 

Un altro episodio vede il medico protagonista dell’estrazione di una fava dall’orecchio di un contadino al quale dice: “Qui bisogna pigliare un espediente, che sebbene ti può un po’ dolere, non bisogna, che tu ne faccia caso”.
Il contadino si fidò di lui che per levargli la fava dall’orecchio gli assestò un sonoro pugno alla tempia dal lato opposto. La fava uscì e il contadino rimase liberato dal corpo estraneo ma davvero ben pesto.
Torello Evangelisti da Poppi cantava contro i Gabbadeo:

 

Potete ben quaggiù gabbar gli sciocchi
Con faccia smunta, e portatura sbricia,
Ma Dio, che vede sotto la camicia,
Non si lascia dar polvere negli occhi.

 

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