Sono lettori o scrocconi?

Sono lettori o scrocconi?

Sono lettori o scrocconi?

Sono lettori o scrocconi?

Il pensatore, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Sono lettori o scrocconi?

 

Da qualche tempo, incrementata dai social e dai blog, ha trovato sempre più spazio la figura dello scroccone che si nutre di contenuti gratuiti. In pratica un nuovo tipo di lettore che ritiene superflua la spesa per l’acquisto di un libro, specie se partorito da autore non noto, ma utilissimo leggere a scrocco, come si diceva un tempo, ossia leggere senza pagare e quel che è peggio senza nemmeno prendersi la briga di recarsi in una biblioteca. Troppo sforzo.
Come trovo le tue poesie?
Comprati il mio libro!
Io voglio leggere senza necessariamente darti dei soldi!
Così mi sono sentita rispondere di recente. Sorvoliamo sul fatto che i soldi non vanno all’autore ma all’editore che poi dovrebbe molto in teoria e poco in pratica pagare l’autore, sorvoliamo sul fatto che si parlava di pochi spicci su una nota piattaforma di vendita, ma preme sottolineare come questi siano dialoghi sempre più frequenti su Internet.
Ma perché Mondadori, Adelphi, Feltrinelli e compagnia bella, vi risulta che regalino libri a chiunque li voglia?
È chiaro che ciascun autore ha dei contenuti anche on line, nei blog o nelle riviste, ma di certo leggere un suo intervento in un blog non è la stessa cosa che leggere un libro intero, sarebbe come paragonare un lavoro di saggistica di 450 pagine a una pagina e mezza reperibile nel blog. Insomma sono due cose diverse. L’articoletto che potete trovare in un blog è soltanto un input, un piccolo frutto che serve a far scoprire alberi e porre dubbi.
Ma c’è ancora qualcuno interessato a leggere un intero libro? Troppo faticoso. Pagare per leggere non è più di moda, specie se si tratta di libri di piccoli editori che non vanno di moda e di cui non si può vantare l’acquisto con gli amici.
Tutti vogliono leggere qua e là gratis finendo perlopiù col non leggere nulla.
Parliamo, per esempio, delle poesie.
Una poesia deriva da un progetto, se fa parte di una raccolta, dovrebbe essere inquadrata a tema dentro il libro che la contiene e la valorizza e valutata sulla base di un insieme di fattori non disgiunti dal testo intero in cui è stata scritta.
Si può leggere anche una poesia da sola, ma di certo il valore che quella lirica assume dentro un intero testo, non può essere compreso dalla lettura veloce di pochi versi.
Così da letture men che superficiali e lontane dal contesto in cui la produzione poetica è maturata, si danno sempre più spesso giudizi palesemente affrettati, nel bene e nel male, su un autore.
I cosiddetti recensori non leggono!
In parole semplici molti fingono di leggere ma si vede che è una bugia e il paradosso trova la sua conferma in una dimensione iper-informativa che petula e ciarla giudizi sparati a caso con la pistola ad acqua in mezzo ad un deserto, sperando di veder fiorire le violette sulla sabbia.
Con la perdita della capacità di leggere un libro intero, ci siamo persi pezzi di cervello, per sintetizzare malamente tutto in un like o in un dislake molto riduttivi in cui si annulla la critica e ogni profondità di pensiero, tant’è che ormai non si commenta più veramente nulla.
Le opinioni sui contenuti postati nei social si attengono ad una cortese quanto stucchevole genericità, bello, bravo, poeta, poesia, sensibilità, sentimento, sembra di vedere dei robot che parlano. Mai nessuno che sfondi la barriera di queste banalità senz’anima, per notazioni di stile o contenuto, non sarebbe corretto né alla moda.
La coda di questo tipo di atteggiamento è l’ignoranza più totale. Tutti parlano in continuazione, senza pause, di ciò che hanno letto solo parzialmente o intravisto in qualche post social e se ne vantano pure come se fosse un titolo di merito. Si arriva al punto di citare autori e frasi non riconducibili nemmeno al testo. Quando si chiede la fonte originaria dell’estratto, tutti cascano dal pero. Nessuno conosce la fonte semplicemente perché chi cita non ha letto il libro e chi lo segue ne sa meno di lui. I riferimenti bibliografici sono ignoti. Si fa un grosso brodo in cui tutto viene usato come condimento,  senza verifica, alla trullallera. Si finisce così con il credere che Rochefoucauld sia vissuto negli anni ottanta e che Tolstoj sia ancora vivo e si metta la maglietta con la Z disegnata sopra. Ho visto anche una signora dialogare con Bukowsky come se fosse ancora vivo e rimproverarlo perfino!
Le menti si allentano, prolassano e collassano in un oceano che rimanda alla clava e alla caverna che poi è la taverna bar social dove tutti sanno tutto e definiscono tutto.
Una tuttologia imperante al sapor di nulla si impadronisce di molti che, primitivizzati e alienati in specchietti per allodole globali, ritrovano le plurime inutili e inconsistenti dimensioni riflesse di se stessi, senza vedere altro che il vuoto.
Chi è il responsabile di questo allentamento mentale generale? L’editoria dei grossi numeri che spaccia, per esempio, Polani per poeta e scrittore, ha qualche colpa?
Diventeremo insetti o lo siamo semplicemente già?

Mah!

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Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Leggere costa fatica. Comprendere ciò che si legge ancor di più. Siamo l’esercito dei selfie: un altro like a un altro post…

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