Melliflua ignoranza social, Invernizio

Melliflua ignoranza social, Invernizio

Melliflua ignoranza social, Invernizio

Melliflua ignoranza social, Invernizio

L’osservatore, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Melliflua ignoranza social, Invernizio

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Ricordate Carolina Invernizio? Ebbene, spero di no, svenimenti, sussulti, pieghe di crinoline e colpi di ventagli colorati dentro salottini damascati.
Nonostante ormai nessuno la legga più, per fortuna direi, ha molte inconsapevoli seguaci sui social.
I social riproducono in un mondo soggettivo e fortemente imitativo della cultura dominante, degli stereotipi e delle mode in uso nel nostro tempo e stabiliti dall’alto.
Ora, nell’epoca ipocrita della cancel culture, vige il politicamente corretto a ogni costo, una sorta di melliflua ignoranza si diffonde capillarmente tra le pseudo-dotte signore, signorine della medio alta borghesia e tra i gli azzimati signori borghesi sempre pronti ad offrire un caffè virtuale che tanto non costa nulla e fai bella figura.
Questi soggetti, convinti di essere depositari assoluti di tutto lo scibile umano e di poter camminare sull’acqua se la moda dice che possano e debbano farlo, aprono pagine che definiscono a gran voce “culturali”, con delle regole ferree, non si pubblicano link che tre volte a settimana, non si può sputare sul piatto del vicino virtuale, non si può commentare se non viva la viva che vive e che viva per sempre, wow, shock positivo, bello, super, bravo bravissimo, Figaro là ma non qua… riquaquà quà… etc. etc.
Si richiedono menti piatte per post piatti, per mentalità piatte che riproducono pedissequamente informazioni della grossa editoria e della stampa che conta, oppure di complottisti decerebrati, senza nessun esame critico, nessun pensiero originale, arrivando alla supercazzola della terra piatta perché l’acqua non curverebbe mai; alla Deledda che conoscerebbero solo i sardi e nessun altro; all’elicrisio che sarebbe un cappello da maghi; al poeta che si nutre solo d’ambrosia sopra un monte inaccessibile e beato di cui parlavano forse i greci o forse i pigmei, non si sa; agli editor che sarebbero tutti geni dentro lampade di petrolio; ai libri bellissimi però mai letti, bellissimi perché lo ha detto Tizio che lo ha riferito a Sempronio che lo ha sentito da Caio; dalle citazioni di frasi di Oscar Wilde e la supergettonata Merini, che però non si trovano in nessuno dei loro libri, etc. etc.
Uno stupidario continuo di informazioni veicolate da idioti che ascoltano altri idioti par loro.
Di fronte all’esplosione di una supercazzola sotto il tuo post che fare?
Ignori e sei snob, rispondi e sei maleducata, laddove la maleducazione si etichetta sulla base di una tua risposta schietta: “Quello che hai detto è una sciocchezza”, frase che, anche di fronte ad un intervento che non dico contraddice il buon senso di un bradipo stordito, ma un minimo barlume di intelligenza primitiva propria di un neanderthaliano che ha ancora la clava in mano, sarebbe  maleducatissima e violerebbe le regole social.
Di fronte a un soggetto che ti dà lezioncine on line come se fossi una deficiente e ti dice che la Deledda è davvero poco conosciuta al di là di un orizzonte locale, e fanfaluche simili, ossia di fronte ad un venditore di pere cotte che poi son crude, dopo aver osservato che della nota scrittrice suindicata si è ampiamente occupata anche la critica accademica, dato che è ristampatissima in tutte le salse e rinvenibile in ogni libreria anche estera, devi più o meno dire:

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Cara Signora, gentile Signore, quello che lei ha appena detto non è del tutto, corretto, mi scusi, pardon, non si offenda, per carità, lei è un luminare della scienza e della letteratura, ha detto benissimo quel che ha detto, ma forse sarebbe stato meglio non dirlo in questi termini perché, e riaggiungo forse, lei non ha considerato bene i fatti o forse le è un attimo sfuggito, lo so che non le sfugge niente per carità, ma può capitare, dicevo, le è sfuggito che la signora in oggetto pubblicava con Treves tanti ma tanti anni orsono, le ripeto, è ristampatissima, sicuramente lei lo saprà, non lo metto in dubbio, e mi scusi, pardon, inchino minuetto, se l’ho disturbata o ho osato risponderle o anche soltanto pensare che lei abbia sbagliato qualcosa nella sua immensa saggezza luminosa e illuminantemente chiara. Mi scuso sentitamente, inchino, minuetto, pardon, perdono, scuse a cotillon e a profusion.

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Tutto questo per dire che l’interlocutore è un propinatore di sciocchezze volgarmente dette cazzate, altro termine bandito, per carità. Il moderatore parte in quarta: “dire ad una persona che dice sciocchezze non sarà una parolaccia ma non va bene… se non la smetti chiudo i commenti” (Marina Fichera, Letteratura e cultura al femminile).
La parola sciocchezze turba signori e signore bene. Sembra di essere tornati all’epoca della Invernizio e del suo Bacio di una morta:

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Un altro svenimento… – mormorò Guido stringendosi nelle spalle – si sviene spesso!… Ecco l’uomo forte che sviene ad una semplice supposizione… lo svenimento dovette durare a lungo… Indovino forse la causa di questi svenimenti…

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In poche parole, riprendetevi che la Invernizio è morta da un pezzo. Buttate i sali al secchio e ficcateveli in zucca. Uscite dalla casa delle bambole e pettinatevi i pensieri con un poco di lucidità.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Video – The Black Star of Mu

Rivista Il Destrutturalismo

 

 

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