Alessandro Tassoni, Opere Minori

Alessandro Tassoni, Opere Minori

Alessandro Tassoni, Opere Minori

Tassoni, Discorso del boia

Alessandro Tassoni, Opere Minori, Formiggini, 1926, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Tassoni, Opere minori

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Formiggini nel 1926 dà alle stampe due volumi sulle Opere minori di Alessandro Tassoni, a cura di Giovanni Nascimbeni e Giorgio Rossi, con Xilografie di Benito Boccolari.
Nel primo volume, una breve introduzione spiega al lettore i criteri di scelta dei testi e il motivo per cui il libro ha due curatori. Un tragico fatto stronca la vita di Nascimbeni che non ha potuto continuare a curare l’opera, viene dunque sostituito da Giorgio Rossi.
La prima parte riporta le poesie satiriche e burlesche del Tassoni. Quasi tutte le poesie sono precedute da una piccola spiegazione, per far capire al lettore perché e in quale circostanza sono state scritte.
La poesia del Tassoni è volutamente caustica:

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Stronzi odorati e monti di pitali
Versati e sparsi e lucidi torrenti
d’orine e brodi fetidi e fetenti,
che non si pon passar senza stivali;
acque stercoreggianti e d’animali…

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I curatori si mantengono neutrali e non esprimono particolari giudizi qualitativi nel testo. Mettono soltanto commenti e postille di ordine storico-informativo, quindi il lettore può gustarsi le rime del Tassoni senza essere sottoposto a giudizi esterni di ordine estetico-morale.
Nella seconda parte sono elencate le poesie attribuite al Tassoni ma di cui non vi è garanzia che siano sue.
La terza parte invece riporta il Discorso del boia, tenuto dal Tassoni all’Accademia degli Umoristi e pubblicato alla fine di un volumetto dal titolo : Parte de’ Quisiti del Sig. Alessandro Tassoni, Modonese, in Modona, per Giulian Cassiani, 1608, pp. 127-144.
Vale un attimo soffermarsi su questa parte perché all’epoca di Tassoni creò scandalo e perché qui il curatore del volume si sbilancia un po’ di più, sostenendo che la difesa tassoniana del boia sia soltanto “il capriccio di un ingegno vivace”, che, seguendo una moda delle Accademie del Seicento, fa ragionamenti ridicoli. Questo è parere piuttosto opinabile, dato che il Tassoni non opta per ragionamenti sconclusionati, tutt’altro, la sua dissertazione è razionalmente lineare e coerente. Non penso che lo scopo fosse solo “far ridere”.
Il boia era un personaggio tenuto ai margini della società, dato che faceva un mestiere segnato da un marchio di infamia. “Uccidere gli uomini”, dice il Tassoni, “è cosa cattiva”, anzi “enorme”, allora perché, si domanda, uccidere gli eretici, i Turchi, i traditori, i nemici della patria che si ribellano al Principe, è azione degna di lode e perfino meritevole di un premio? Uccidere non è sempre una cosa cattiva? Perché il soldato merita lode e il boia infamia? Non eseguono entrambi gli ordini?
Elenca quindi una serie di argomenti a sostegno della tesi che il boia non sia meritevole di infamia più che il giudice cha ha condannato a morte i prigionieri.
Per sostenere la sua tesi, Tassoni, attinge esempi dal repertorio classico, citando Plinio, Tertulliano, Festo Pompeo e gli usi dell’Impero Romano, l’Ariosto, nonché gli usi dei cannibali, di molte isole delle Molucche, di Giava, del Brasile, dell’Oriente, e vari popoli presso i quali l’atto dell’uccidere fisicamente un uomo colpevole di gravi reati, non viene considerato infame. Nell’Ariosto, per esempio, Orlando sostiene “di voler di sua mano impiccare ad un sorbo” certi masnadieri e Marfisa dice al Re d’Africa: “Io voglio questo ladro tuo vassallo / con le mie mani impeder per la gola“.
Nessuno di questi due personaggi però viene giudicato infame dal volgo cieco. Tassoni spiega anche perché e lo fa efficacemente e chiaramente col suo stile diretto e conciso:

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ma per mostrare che ‘l volgo cieco, che fonda le sue opinioni nell’aria, ammira quell’azione di Orlando come Eroica e vitupera quelle del boia come infami; sapete perché? Perché quell’era un uomo ricco, fortunato e potente, e questi è un poveretto, che vive del suo sudore e non si può tenere in grado con la splendidezza del nascimento e co’ doni della fortuna, e gl’interviene come a quel tal Demetrio che, perché rubava con due sole fuste era Corsale, ed Alessandro era Re, perché rubava con un’armata grande. Sacrilegia parva puniuntur, magna in triumphis aguntur; disse Seneca.

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Tassoni ci mostra la relatività dei valori morali delle azioni, fortemente condizionate dallo stato sociale e dai mezzi di chi opera l’azione stessa. In questo senso rimane attualissimo discorso che potrebbe essere applicato in tutti i campi, non solo a quello della giustizia.
Più che far ridere, fa seriamente riflettere.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

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Rivista Il Destrutturalismo

 

Comments (2)

  1. giancarlo rosati

    be mi sembra volgare non conosco i suoi testi ma credo che non mi piaccia neppure conoscerli comunque come sempre molto interessante quello che proponi grazie

    1. Destrutturalismo

      Peccato perché invece è molto interessante, chiaro che le invettive sono caustiche ma a me piacciono e vanno contestualizzate. La letteratura antica non va letta col metro della modernità. Il concetto di volgarità è molto aleatorio quando si parla di letteratura che ne è piena, basti pensare ai classici latini e greci.

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