Corrado Augias, quando si copia “per sbaglio”

Corrado Augias, quando si copia per sbaglio

Corrado Augias, quando si copia “per sbaglio”

Di Mary Blindflowers©

Corrado Augias, quando si copia per sbaglio

Riflessioni allo specchio, credit Mary Blindflowers©

 

Una delle prime lezioni che si impartiscono agli studenti che volessero accingersi a scrivere un tema storico-scientifico o a fare una ricerca, è l’accurato vaglio delle fonti. Non si possono infilare in un testo, qualsivoglia testo di saggistica, informazioni trovate a casaccio, ma occorre capire se la fonte da cui proviene l’informazione sia attendibile o meno e vagliare bene, confrontarla successivamente con altre fonti, per capire meglio e farsi un’ìdea precisa dell’argomento di cui si sta parlando e che si intende approfondire.

L’accurata selezione della fonte, unita ad una bibliografia di rispetto, è un dato che permette al lettore di distinguere facilmente la saggistica seria da quella costruita tanto per vendere qualche copia a degli sprovveduti attratti dal nome dell’autore. Le conclusioni a cui un saggista può arrivare possono anche essere originali, anzi è un bene che lo siano, altrimenti il libro non aggiungerebbe nulla a quando già si sa, però ogni conclusione deve poggiare su dati certi e su una rete di corrispondenze di fonti diverse e accertate.

Chi scrive saggi e lo fa con serietà non dimentica mai questa fondamentale lezione che si può dire sia la base per iniziare a scrivere un libro degno di essere letto.

Eppure c’è chi ignora questa regola essenziale e semplice.

La pagina 14 dell’edizione italiana di un libro di Harvard Edward Osborne Wilson, specializzato in mirmecologia, La creazione, pubblicato in Italia per Adelphi, è praticamente identica alla pagina 246 della Disputa su Dio e dintorni di Corrado Augias, pubblicato da Mondadori.

Ma l’aspetto più triste di tutta la faccenda non è tanto che Augias abbia ricalcato Wilson, quanto piuttosto la risposta del giornalista italiano sulla curiosa “somiglianza”. Oggi piace molto questo termine eufemistico per definire i lavori carta carbone:

 «Questo libro è nato da un dialogo tra i sostenitori di due tesi contrapposte. Per la mia parte mi sono avvalso oltre che di convincimenti e riflessioni personali, di numerose testimonianze, dalle Confessioni di Agostino a internet, citando la fonte ogni volta che è stato possibile».

Augias scrive i suoi libri guardando Internet senza citare sempre la fonte, in pratica va sulla rete, naviga un poco e mette quello che trova dentro il suo libro, senza neppure accorgersi che è stato pubblicato da altri. Inoltre non solo avvalora per buoni pezzi di altri dove non si indica la fonte, ma li riporta interamente dentro il suo libro, senza sapere neppure da dove vengano, tranquillo, come se niente fosse, per poi definire tutto questo movimento dilettantistico, saggistica.

Non poteva trovare una risposta migliore per farci capire come funziona l’editoria oggi.

Mancuso, l’altro autore del libro scritto assieme ad Augias, dice:

“Conosco il libro di Wilson e sono al corrente di quello che è successo. Sono amareggiato, completamente sbalordito. Non capisco come sia potuta accadere una cosa del genere. Spero che Augias lo spiegherà anche perché colpisce il fatto che quel passaggio si trovi nelle conclusioni, dove lui parla in prima persona, dove parla di se stesso. Non so che cosa dirà Augias, ma il fatto è innegabile: le pagine sono lì sotto gli occhi di tutti. Non c’è possibilità di negare l’evidenza. Sono le stesse parole, con gli stessi verbi, la stessa successione delle frasi. È impressionante. Io però non ho responsabilità. Anzi, se in tutto questo c’è una vittima, sono io”. Ha poi sottolineato che forse ha avuto dei collaboratori che lo hanno mal consigliato. Certo, perché il lavoro di un volto famoso, lo scrivono i “collaboratori”, altrimenti detti Ghost Writers, mica lui. Colui che mette la firma sul libro è troppo impegnato a farsi un bagno di telecamere. Non ha tempo per vagliare le fonti.

Augias ha spiegato come vanno le cose e come scrivono saggistica oggi i giornalisti accreditati.

Ce n’è abbastanza da esserne disgustati.

A questo punto la domanda sorge spontanea. In quanti suoi libri l’illustre conosciuto o i suoi preziosi e inappuntabili “collaboratori” hanno infilato informazioni a caso senza conoscere la fonte?

Così mentre oscuri saggisti senza nome si preoccupano costantemente della qualità dei loro scritti e di indicare sempre la fonte delle loro informazioni, come garanzia di serietà, i divi baciati dal Signore possono fare come vogliono, tanto la visibilità mediatica paga, il mondo è pieno di lobotomizzati che si comprano saggistica rabberciata.

Questi sarebbero quelli che il sistema ci presenta come i grandi intellettuali del duemila?

Rispondete voi a questa domanda retorica. 

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-punti-fermi/

Post a comment