L’aforisma è ormai alla sbarra

L'aforisma è ormai alla sbarra

L’aforisma è ormai alla sbarra

Di Mary Blindflowers©

L'aforisma è ormai alla sbarra

The Dolls’ Room, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

L’aforisma è ormai alla sbarra della grossa editoria che conta e di tal Mirko e i suoi pensierini da quinta elementare, con frasettine stucchevoli e untuosette adatte ai deboli di mente che hanno battuto la testa contro qualche spigolo e non si sono mai più ripresi, recitano così:

“Ricorda di non soffocare mai le tue emozioni. Dai voce a ciò che hai nel cuore. Questa è la lingua della felicità”.

E ancora:

“Sono fatte così le persone vere. Quando cominciano a ridere o a parlare, vanno avanti ore ed ore. Come quando amano. Non smettono mai”. Mirko Sbarra.

Insomma banalità che farebbero accapponar la pelle alla raffinata spocchia aristocratica di Chateaubriand se ancora il suo corpo avesse consistenza e fiato.

Eppure Mondadori si è ridotta a pubblicare le porcherie  (come definirle altrimenti?) di Sbarra  e qualcuno forte di stomaco ha pure il coraggio di chiamare tali defecate sulla carta, “aforismi”. Aveva ragione il buon Francois-René, “Il tempo non si ferma ad ammirare la gloria: se ne serve e passa oltre”.

Del resto se il libro di “poesie” più venduto, secondo le informazioni pilotate di quelli che sembrano saperla lunga, è quello di Francesco Sole, un parto mediatico costruito a tavolino, una specie di principe azzurro posticcio di banalità completamente prive di contenuti atti a far tremare i poeti e sospirare le oche starnazzanti, cosa potevamo aspettarci da un venditore ambulante di aforismi strombazzanti? Qualità e intelligenza? Ma non sono più di moda!

La grossa editoria, quella al cui inaccessibile ed elitario tempio divino, tutti i poeti ambiscono per poter dire di non essere dei miseri falliti che vendono poche copie in tutto, recita il copione tumefatto della più completa e totale snaturalizzazione del libro, portandolo ad una completa e irreversibile alienazione di senso, rendendolo un oggetto come tutti gli altri, al pari di una patata o di un qualsiasi ortaggio venduto dal fruttivendolo, solo che almeno l’ortaggio ha una sua storia, è frutto di un lavoro, il non-libro invece non ha storia, né profondità alcuna, è semplicemente il deprimente e offensivo risultato della collaborazione di mezzo neurone con un nome da rendere popolare e che scivola di bocca in bocca, perché replicato per degli automi incapaci di pensare.

Il libro viene depauperato del libro stesso, svuotato contenutisticamente, le pagine contestualizzate e legate ad un personaggio che non avrebbe senso, al di fuori della sua stessa immagine mediatica e virtuale, un eroe che non esiste nella realtà, capace di alimentare meccanismi di idiozia di massa e di non cultura. Del resto se le dittature attecchiscono c’è un motivo. Il lettore, quello vero, viene letteralmente insultato nel vedere nelle vetrine e sugli scaffali in vista delle librerie, repliche su repliche su repliche di carta imbrattata di nulla.

Il libro non libro infatti, anziché proporre arte, letteratura e poesia, le nega drasticamente a favore di un vuoto che è anche lo specchio della nostra società disfatta, liquefatta, morta ancora prima di nascere. La grossa editoria propone deiezioni chiamandole libri in modo sfacciato, alleva e nutre generazioni di idioti che comprano esattamente quello che vedono perché non hanno strumenti culturali o un neurone completo per andare oltre, e questo grazie anche agli editor troppo impiastricciati di politica e favoritismi.

In un mondo normale Sbarra e Sole con la cultura che hanno potrebbero pulire cessi o stalle, nel mondo liquefatto in cui viviamo, sono “scrittori”. I loro libri dopo la fiammata pubblicitaria, finiranno sulle bancarelle dei mercatini rionali dell’usato a 1, 2 euro, e il venditore farà pure fatica a sbolognarli a qualche fesso di passaggio, perché la negazione del libro, nonostante la pubblicità, l’onnipresenza e la condivisione sulla rete, non dura.

Così sarà necessario tirar fuori dal magico cilindro editoriale altri personaggi, altre costruzioni di cartapesta, per tirare su altri due spicci, alimentare un mercato che diffonde ebetismo e continuare a rovinare definitivamente la cultura dando ai giovani il messaggio che si possa diventare scrittori senza aver studiato nulla, e magia delle magie, senza scrivere nemmeno.

La cultura è dunque come la felicità di Chateaubriand, costa troppo, e se è cara, in termini di studio e fatica, non sembra essere oggi di buona qualità.

Ma direbbe Shakespeare, “È tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti”.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Comment (1)

  1. Claudio

    Ho letto gli aforismi di Sbarra e all’inizio ho pensato fossero una trovata editoriale tipo il libro “Io speriamo che me la cavo” (raccolta di storielle scritte da bambini delle elementari pubblicata qualche decennio fa) ma il contenuto degli aforismi di Sbarra è di molto inferiore, lì era descritta una realtà che perlomeno era autentica. Invece questi aforismi sono banali, ripetitivi e non dicono nulla, sono finti come un uovo di plastica (per rimanere in tema con la Pasqua appena passata). Mi dispiace esprimere un parere così duro, ma con quel libro si è davvero “scavato” il fondo: credo per seppellirci la cultura e qualunque speranza sull’esistenza della meritocrazia, o forse per umiliare chi ancora ci crede. Non so.
    Ora però, possono pure far cancellare la parola merito e i suoi derivati da tutti i vocabolari della lingua italiana, hanno appena dimostrato che simili parole non contano nulla, prima viene altro…
    Mi dispiace, perché magari questo articolo farà persino pubblicità al libro, e qualcuno per curiosità lo comprerà.
    Non fatelo, fatevene scrivere uno da un qualsiasi bambino delle elementari, ne verrà di sicuro un’opera più profonda, matura e autentica.

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