Le presentazioni a pagamento della Biblioteca Satta e l’editoria oggi

Antique Engraving Print, Shakespeare, London, Tallis, 1830 ca.

Le presentazioni a pagamento della Biblioteca Satta e l’editoria oggi

Di Sergio Lai©

Antique Engraving Print, Shakespeare, London, Tallis, 1830 ca.

Antique Engraving Print, Shakespeare, London, Tallis, 1830 ca., credit Antiche Curiosità©

 

Salve a tutti, questa è la prima volta che scrivo un articolo per questo blog. Lo faccio per raccontare una storia che mi è capitata, perché serva d’esempio a chi ancora crede nell’editoria, e per far capire quanto sia difficile, per uno sconosciuto, emergere in questa società in cui viviamo. E uso uno pseudonimo al posto del mio vero nome, non perché mi voglia nascondere, tutt’altro, ma perché non voglio che mi si accusi di voler fare pubblicità ai miei libri. Non è questo infatti lo scopo del seguente articolo.

Nel novembre del 2011 finii di scrivere il mio terzo romanzo e ne mandai la prima stesura (così, tanto per sondare il terreno) a un editore medio, a uno grosso, e a uno degli agenti più importanti d’Italia. Tre mesi dopo ricevetti una proposta dall’editore medio (una proposta poco allettante a dire il vero) e il giorno seguente, quando ancora stavo valutando cosa fare, ecco la chiamata dell’agente che mi proponeva un contratto di rappresentanza. Si diceva convinto di riuscire a farmi pubblicare da qualsiasi editore in Italia, e parlava anche di future pubblicazioni all’estero e tanto altro. Vista la sua fama non ebbi il minimo dubbio nel firmare, anche se cercai di rimanere con i piedi per terra. Decisi da lì in avanti di lavorare ancora più duramente di quanto non avessi fatto fino ad allora, quindi lasciai il lavoro in fabbrica (lavoravo in nero e la situazione era comunque diventata insostenibile) e mi concentrai sul libro. Seguirono mesi di editing dietro la supervisione di un professionista dell’agenzia. A luglio 2012 l’agente mi disse di aver iniziato a inviare il mio libro agli editori più importanti d’Italia. Ma passato un anno sembrava che nessuno lo volesse. Ne passò un altro e niente. Alla fine decisi di pubblicarmelo per conto mio, ma l’agente mi propose di farlo con una casa editrice che stava per fondare. Fu così che a inizio 2014 venni finalmente pubblicato. Forte del fatto di essere rappresentato da uno dei più importanti agenti letterari in Italia iniziai a mandare ovunque il mio romanzo, pure in cartaceo. A giornalisti di tutta Italia, riviste culturali, blog, ecc. Solo alcuni piccoli blog accettarono di recensirmi (uno ogni venti contattati), ma a fronte di trenta recensioni positive vendetti sì e no quaranta copie in quegli anni. Non sto considerando quelle vendute ad amici e parenti, circa una sessantina (principalmente cartacee), e nemmeno una promozione dell’ebook che fece la casa editrice all’inizio, e in cui vari miei amici mi aiutarono a scalare la classifica Amazon. Cosa che però durò poco.

Nei primi anni contattai quasi un centinaio di riviste culturali e giornali, ma solo un giornalista di un giornale locale, dopo alcuni tentativi con altri suoi colleghi, decise di leggere il mio libro, e la sua recensione fu positiva. Da allora siamo pure diventati amici. Lo considero una mosca bianca, nessun altro giornalista si è più preso la briga di leggermi.

Sempre per farmi conoscere in quegli anni girai decine e decine di librerie della mia regione portando copie del libro. La maggior parte, nonostante fossi rappresentato da un grosso agente, si rifiutò di prendere il mio libro in conto vendita. Nessuna mi fece mai fare alcuna presentazione; e quelle che accettarono le copie non ne vendettero mai una (nonostante avessero pattuito per sé il 35% del prezzo di copertina). Dopo un anno, tornandovi, scoprii che molte si erano persino dimenticate di mettere i libri nello scaffale. Li avevano lasciati, chi in uno scatolone, chi nel magazzino, chi dietro il bancone. Altre, li avevano sì messi in uno scaffale, ma talmente ben nascosti che quando andai a recuperarli faticammo a trovarli. Persino da poco, con un mio nuovo libro, mi è ricapitata la stessa cosa in tutti i posti dove l’ho portato. La cosa allucinante è che da alcuni di quei librai avevo comprato centinaia di libri negli anni (fin da piccolo quando i miei mi davano i soldi per la merenda, io li conservavo per comprarmi libri).

Passando alle biblioteche pubbliche, anche lì ho avuto le mie brutte esperienze. Ne ho girato quasi cinquanta, portando copie da donare in lettura e per i bibliotecari affinché le leggessero e mi facessero fare una presentazione. In due o tre anni di tentativi il mio risultato è stato questo: nessuna presentazione nelle biblioteche (alcuni bibliotecari continuavano a rinviare di mese in mese facendo passare gli anni, peggio che se mi avessero detto direttamente di no); diverse copie del mio libro donate non sono mai state messe nello scaffale della biblioteca, o sono state perse; e di recente (per il mio nuovo romanzo) ho ricevuto una richiesta di denaro per fare una presentazione. Dalla biblioteca Satta di Nuoro (una delle città che amo di più). Mi hanno chiesto dalle 100 alle 150 euro per la sala, ne ho le prove: ho un preventivo scritto dal bibliotecario con indicati dei recapiti e l’iban della biblioteca, ho pure dei testimoni che erano con me, e anche altro. Tutto ciò è molto triste, ed è la conferma che la cultura è ad esclusivo appannaggio dei ricchi. Ho capito, che avrei potuto vendere delle copie, ma quante ne avrei dovuto vendere per ammortizzare il costo della sala, quello della stampa, quello del viaggio e tutto il resto? Anche perché essendo uno sconosciuto non è che avrei fatto il pienone. È davvero assurdo.

Tralascio quanto accaduto poi tra me e il mio editore/agente, fatto sta che a fine 2016 abbiamo chiuso i rapporti.

Un’ultima considerazione: non faccio altro che leggere in internet e nelle riviste specializzate articoli in cui editor di grandi case editrici sostengono di tenere in alta considerazione gli autori già valutati positivamente da esperti del settore, invece, nonostante io sia stato rappresentato per anni da uno degli agenti letterari più importanti d’Italia, nessuna casa editrice (da allora) ha mai più voluto pubblicarmi. Io nella mail di presentazione incollo persino il link di una pagina in cui l’editor dell’agenzia scrisse che ero uno dei migliori talenti da lui scoperti. E grazie a lui e all’agenzia sono stati pubblicati autori che hanno vinto – o sono stati finalisti – allo Strega, al Campiello, al Bagutta o al Bancarella. Eppure, nessun editore, nemmeno il più piccolo, mi ha più preso in considerazione. Nemmeno alcuni che inizialmente, dopo aver letto un mio libro, si erano mostrati interessati.. Allora perché continuare a dire che sono alla continua ricerca di autori di talento, meglio ancora se segnalati da addetti del settore? Quali sono le vere discriminanti per una selezione da parte di un editore? Secondo me sono la classe sociale di appartenenza, i legami con la politica (spesso condizionati e strettamente connessi alla prima), ed eventuali legami con autorità ecclesiastiche, oppure le raccomandazioni da parte di qualcuno che conta; talvolta pubblicano casi umani: pur di far soldi non si mettono troppi scrupoli. Poi ci sono i blogger e i personaggi famosi per i quali recitano la favola che siano nati dal nulla.

Ci sono eccezioni oltre questi? Sicuramente, ma io non ne conosco. Poi che tutta questa gente abbia talento o meno per scrivere (e alcuni persino tempo) non è importante. Tanto, i grandi editori hanno tra i loro dipendenti: ghost writer, editor e pure correttori di bozze. Insomma, in un modo o nell’altro il libro da qualcuno verrà scritto!

Quelli che mi accuseranno di essere un invidioso, o un lamentoso, o un complottista, saranno gli stessi che godono di privilegi, o che vi aspirano e per cui il mondo non è il posto pieno di ingiustizie e disparità sociali che è in realtà. Gli stessi che dicono sempre: “Guarda che se certi libri vendono un motivo ci sarà”, senza capire che se un libro appena uscito (talvolta di un esordiente) viene impilato davanti all’entrata di tutte le librerie d’Italia e perfino nei supermercati, non è perché vende (è appena uscito), è perché deve vendere a tutti i costi; gente che non sa che sui dati di vendita si può barare, giusto per convincere i lettori più restii ad acquistare quel presunto successo che hanno letto tutti. Gente che non sa che la strategia di distribuzione e di vendita viene decisa a priori, e certi libri te li fanno trovare dappertutto, persino nei mobilifici, sui mobili in vendita. E infine quelle persone che parlano di meritocrazia sono le stesse che ciarlano fingendo di non sapere che ci sono tanti altri modi per garantire delle vendite a un editore. Biblioteche comunali, scolastiche e di altri enti sono praticamente obbligate a comprare certi libri pubblicati da grossi editori e “scritti” da nomi importanti se non altro perché sono libri noti e devono averli a disposizione dei loro utenti, ma perché sono noti e hanno venduto lo abbiamo detto. Con quest’altro stratagemma incrementeranno ancora di più le vendite. E quante biblioteche di vari enti esistono in Italia? È tutto un sistema ben congegnato. Per non parlare delle presentazioni di autori famosi organizzate nelle scuole, e dove gli alunni vengono obbligati ad acquistare almeno una copia.

È tutto falsato, non si può più credere in niente. Solo nel potere del denaro. Con quello ormai si compra anche la cultura, o la non cultura, da imporre a chi non sa aprire gli occhi o a chi invece ce li ha aperti, ma nel modo sbagliato (i venduti).

In tutta questa analisi di mancate possibilità non ho accennato ai grandi Pod che ti permettono di pubblicare online, e gratis, i tuoi libri. Qualcuno potrà dire che quelli rappresentano la possibilità degli esclusi di talento per farsi conoscere. Sì, hanno la stessa possibilità che vincere alla lotteria nazionale. Ci sono online milioni e milioni di contenuti e quelli con maggiore visibilità sono sempre quelli che vendono di più, i più conosciuti. E rispetto ai libri, stiamo parlando ancora di quelli pubblicati dai grossi editori o gli ebook dati gratis (ogni mille download si può sperare che ti leggano in dieci, perché si trovano migliaia di libri gratis). Quindi per farsi conoscere in rete più che il talento ci vuole una grandissima fortuna, oppure bisogna muoversi in modo scorretto.

La cultura dovrebbe essere protetta e divulgata in modo diverso. Ma è un sogno.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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