La Sicilia di Sciascia tra cronaca e racconto

La Sicilia di Sciascia tra cronaca e racconto

La Sicilia di Sciascia tra cronaca e racconto

Di Pierfranco Bruni©

 

La Sicilia di Sciascia tra cronaca e racconto

Sciascia, Una storia semplice, credit Mary Blindflowers©

 

Leonardo Sciascia muore nel novembre del 1989.

La sicilianità è un dato caratterizzante che domina in lui. Già a cominciare dai suoi primi scritti questo sentimento è presente con una sua forza e una sua tensione. Basterebbe osservare non solo gli ambienti (il paese con i suoi interni, i suoi vicoli, le sue strade) ma soprattutto i personaggi. Sciascia a volte descrive con meticolosità i personaggi e li raffigura con un tocco ben preciso. Si pensi alla vedova Nicolosi ne “Il giorno della civetta”. Così la descrive: “Era bellina, la vedova: castana di capelli e nerissimi gli occhi, il volto delicato e sereno ma nelle labbra il vagare di un sorriso malizioso. Non era timida. Parlava un dialetto comprensibile…”.

Il giorno della civetta” non è soltanto un racconto di mafia o di intrecci tra mafia e politica. È anche un racconto in cui i personaggi si mostrano e raccontano un’avventura. Ci sono disegni caratteriali. È un racconto che non si muove per ambienti ma proprio grazie ai personaggi che Sciascia riesce a costruire. Inizia con un omicidio. Ci sono i personaggi dell’autobus. I carabinieri. C’è il capitano Bellodi. Ci sono i fratelli Colasberna. C’è don Mariano. E c’è anche un personaggio, forse considerato minore, che si agita nelle prime pagine. È il panellaro. Il quadro contiene certamente altri nomi ed altri ruoli. È proprio grazie ai personaggi che l’intreccio si forma. Un altro personaggi che si muove nel primo contesto è il confidente. In Sciascia si creano dei movimenti. I suoi personaggi sono sempre in movimento e sembrano agitarsi su uno scenario che si mostra con tutta la sua naturalezza. Non c’è niente di forzato. I personaggi e gli ambienti sono momenti caratteriali. Certo. Alcune osservazioni e alcune metodologie che Sciascia usa per definire un personaggio e ideologizzarlo non possono essere condivisi, ma va condiviso il tentativo di ironizzare.

Già dalle prime battute il quadro sembra abbozzato: “L’autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell’alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell’autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante ed ironica”.

Così il primo spaccato ha una sua intelaiatura. E in questo spaccato c’è la Sicilia dai colori vivaci e dell’omertà, c’è la Sicilia in cui la morte è nulla in confronto alla vergogna. C’è la Sicilia del silenzio e della fantasia: “La Sicilia è tutta una fantastica dimensione: e come ci si può star dentro senza fantasia?”. C’è la Sicilia meno conosciuta ma forse più vera: “Il capitano cominciò a parlare della Sicilia, più bella là dove è più aspra, più nuda. E dei siciliani che sono intelligenti: un archeologo gli aveva raccontano con quale abilità e alacrità e delicatezza i contadini sanno lavorare negli scavi, meglio degli operai specializzati del nord. È non è vero che siciliani sono pigri, e non è vero che non hanno iniziativa”. C’è la Sicilia dei paesi. E i paesi sono pietà e dolore, ricordo e fantasia: “È il mio paese: ma a volte, sa come succede, uno manca per un paio d’anni; e i ragazzi sono giovani, e i vecchi sono più vecchi… E non parliamo delle donne: le lasci che giuocano per strade con le noccioline, torni dopo un paio d’anni e le trovi con i bambini attaccati alla veste, e magari sformate nel corpo…”. C’è la Sicilia che resta legata all’infanzia: “Ne sono contento… E non è poi difficile ricordare certe cose, certe persone: specialmente se sono legate a un tempo felice della nostra vita: l’infanzia”. Insomma in questo racconto non c’è soltanto una storia di personaggi continuamente in conflitto, come finora si è voluto vedere, e giocati tra un religioso servizio alla mafia e in contrapposizione alla legge. Ma di quale legge dovrebbe trattarsi? La Sicilia va letta anche attraverso altre pagine e altre leggi. La Sicilia dei colori, ma anche la Sicilia della famiglia e dell’orgoglio: “Dentro quell’istituto che è la famiglia, il siciliano valica il confine della propria naturale e tragica solitudine e si adatta, in una sofistica contrattualità di rapporti, alla convivenza. Sarebbe troppo chiedergli di valicare il confine tra la famiglia e lo Stato. Magari si infiammerà dell’idea dello Stato o salirà a dirigerne il governo: ma la forma precisa e definitiva del suo diritto e del suo dovere sarà la famiglia, che consente più breve il passo verso la vittoriosa solitudine”.

Tutte queste annotazioni caratteriali fanno emergere certamente una Sicilia diversa. C’è la Sicilia dei don Mariano indubbiamente con il suo volto, con i suoi retroscena, con il suo dolore e la sua paura. C’è anche una Sicilia che va amata per i suoi sentimenti, i suoi affetti, la sua storia. E in Sciascia non è giusto che si individui soltanto la prima Sicilia, la Sicilia dal volto amaro. Le ultime parole che chiudono il racconto segnano forse l’inizio della speranza o forse l’inizio di un’illusione, ma non emerge quel buio che più volte ha fatto di Sciascia uno scrittore pessimista. Si parla di Bellodi. Ecco: “Rincasò verso mezzanotte, attraversando tutta la città a piedi. Parma era incantata di neve, silenziosa, deserta. ‘In Sicilia le nevicate sono rare’ pensò: e che forse il carattere delle civiltà era dato dalla neve o dal sole, secondo che neve o sole prevalessero. Si sentiva un po’ confuso. Ma prima di arrivare a casa sapeva, lucidamente, di amare la Sicilia: e che ci sarebbe tornato”.

Con ciò non si vuole legare l’aspetto sociale che il racconto rivela ma, soprattutto a distanza di anni, sarebbe opportuno svolgere una verifica anche verso altre motivazioni. E motivazioni in “Il giorno della civetta” ne abbondano. Emerge l’aspetto ideologico. Qui bisognerebbe meditare un po’. Non si comprende come mai i personaggi positivi sono personaggi comunisti o che militano nella sinistra e invece i mafiosi a tutti i costi devono appartenere ad altre parrocchie. È un dato che si ripete anche negli altri racconti e pare che questo aspetto sia abbastanza forzato. Questo tendere a salvare i personaggi positivi contrassegnandoli con un marchio è del tutto gratuito. Ciò che salva questo aspetto è il tentativo di ironizzare, altrimenti una tale inquadratura resterebbe riduttiva a tutto danno del racconto stesso. Ma Sciascia da intellettuale intelligente ha sperimentato con mano certe situazioni e il suo travaglio ideologico e il suo impegno sul piano politico lo hanno portato a fare delle scelte precise contrapponendolo a ciò in cui aveva creduto. Nei confronti di Sciascia ci fu una vera e propria campagna denigratoria. Si vedevano in lui il “disfattista” solo perché diceva ciò che realmente pensava.

Con il PCI ci furono rapporti contraddittori e conflittuali. Ma con onestà alle prime avvisaglie Sciascia si allontanò dal partito e da quella politica. Addirittura Sciascia e Berlinguer ebbero una dura polemica che finì in querele. Sia dalle colonne dell’”Unità” che dalla colone di “La Repubblica” vennero lanciati degli insulti nei confronti di Sciascia soprattutto dopo la pubblicazione di “L’affare Moro”.

Con “Il giorno della civetta” siamo nel 1961. Passeranno pochi anni e Sciascia disegnerà altri spaccati con un’altra consapevolezza e nuovi aspetti. “Candido” resta certamente un libro della consapevolezza sul quale si dovrà meditare in quanto la tavola dei significati e delle offerte è abbastanza eterogenea. Ma è in “Il giorno della civetta” che i personaggi si mostrano già ben definiti e vivono di una loro storia e di un loro ruolo grazie anche ad una metafora che resterà intatta nei lavori successivi.

Di Sciascia, è chiaro, non tutto assurge a letteratura. Il suo insistere sulla tastiera della pagina cronaca molte volte ha creato dei capitoli privi di slancio. Sciascia stesso preferisce raccontare la quotidianità. La quotidianità nega però l’ironia. C’è ironia quando cessa la descrizione, la forzatura del reale. C’è ironia-metafora quando Sciascia dimentica il peso delle ideologie. D’altronde la sua è stata un’indicazione minimalista. Da questo punto di vista andrebbe riesaminato il lavoro letterario dello scrittore siciliano. Tutto sommato è indubbiamente uno scrittore che va riesaminato ma non c’è, pur tirandola fuori, quella grande ironia che ha contraddistinto Brancati. Brancati è un altro tipo di scrittore, ha altri modelli, ha altri riferimenti. C’è un’altra pagina nei suoi libri. Anche la donna. In Brancati è passione. In Sciascia la donna c’è ma non è la stessa di Brancati. Forse è anche più aggressiva ma non è passione. “

Il giorno della civetta” resta un racconto del quotidiano. Ma bisognerebbe andare al di dà della schematizzazione in cui Sciascia si è andato a ficcare. Perché oltre la sclerotizzazione ideologica alcune pagine sarebbero da rivedere.

Non c’è dubbio. I racconti di Sciascia sono dei buoni racconti. Ma non vanno oltre. Ci sono i personaggi. Ci sono sintomi caratteriali. Ma per tentare di capire occorrerebbe anteporre a Sciascia il già citato Brancati. In Brancati la cronaca è sempre superamento. Brancati attraversa la cronaca per recuperare l’ironia e il senso che questa ironia ha nel corpo e nel cuore dei personaggi. Sciascia non supera la cronaca. È lo scrittore che fa cronaca perché nella cronaca realizza il suo modello di scrittura. Per rivisitarlo si sono cercate alcune pagine, quelle meno consumate, quelle che hanno una attinenza maggiore con il respiro ironico e con la metafora. Altrimenti se Sciascia lo si considera lo scrittore che ha denunciato la connivenza tra mafia e politica, la funzione letteraria cessa e resta il cornista che non nulla a che vedere con l’ironia della pagina e con la letteratura che possa durare.

Allora un discorso andrebbe fatto. Si preferisce lo Sciascia cronista o si dovrà fare in modo di recuperare e rileggere quelle pagine che contengono un respiro diverso? È certo che si tratta di una operazione difficile e complessa, ma forse con il tempo e con una rivisitazione generale della letteratura contemporanea molte cose si chiariranno.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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