Di Mary Blindflowers©
Spasmodiche le scrofe all’incipit civile,
rifugi al bisestile, strofe,
trita memento, ferro usato, limite ben misurato,
un giorno in più per vivere e morire,
senza mai capire,
per passepartout che aprono tutto,
scrittori regimeconsenzienti,
ma tu li senti?
Proni a regine
sulla via del lutto.
Questo è tutto
quel che avanza del prosciutto.
.
I mozzi diventano capitani
Il mozzo di bordo
ha scarsa paga,
e quando draga, piange sulla femminella
i suoi due figli senza pane,
il capitano infame beve vino
e mangia paste,
le razioni del mozzo sono guaste.
I figli del capitano saranno capitani,
i figli del mozzo, mozzi,
a meno che…
E… sottobordo c’è un politico neoeletto,
a cui il mozzo rifà il culo, gli uragani e il letto.
Così i mozzi diventano capitani,
poi basta uno scattino con la e
e fanno affondare anche le navi
mentre suonano in cabina gli architravi.
.
Finta cortesia
Bracciare le boline,
stringere il vento,
tempesta in resa ufficiale,
il sale delle parole
fa male, suona lo stento,
le spine, lede la stoffa,
espianta la coffa,
scuote le vele, le bobine,
ripristina chele segate,
goffra le congiunture degli specchi
che non riflettono il mordace,
eppur mi piace quando all’abbordo
ci si scaglia contro, secchi,
a osservare dal buco del gatto,
che il dado è lo sfratto.
Alla borghesia lascio il raccordo
che fascia tutto di finta cortesia.
.
Corridoio d’hotel
Il corridoio d’hotel ha la moquette a righe,
l’ho vista, è color rame,
i profughi sono come spighe smeraldine
abbandonano piatti semivuoti sulle soglie.
La cameriera raccoglie, sbuffa.
Disdegnano tutti le mac patatine,
e fanno bene,
sanno di rancido, truffa e metilene
da esorcista.
Non mangiano speck
nel loro eterno break manicomiale,
hanno gli occhi che piangono sale e spine,
gioia dell’accademista
che non ha mai avuto fame
e sotto sotto è pure un po’ razzista.
.