Il contro-antropocentrismo destrutturalista

Riprende fiato, scirocco asmatico

Il contro-antropocentrismo destrutturalista

Di Mary Blindflowers©

L’evasa, linocut by Mary Blindflowers©

 

Il contro-antropocentrismo destrutturalista

Protagora diceva che l’uomo è la misura di tutte le cose, e quest’uomo situato al centro dell’universo sarebbe protagonista indiscusso degli eventi e di tutti gli accadimenti.

Ma siamo sicuri che sia poi vero?

C’è in tutto questo antropocentrismo una sostanziale incapacità di decentramento, una riflessione mutila, parziale, condizionata dall’appartenenza del pensatore alla specie umana.

Un coniglio forse penserà da coniglio e giudicherà che tutto il mondo ruota attorno alle sue zampe, un cane penserà da cane e riferirà tutto a se stesso, che ne sappiamo?

Abbiamo mai parlato con un animale per capire da che prospettiva vede e sente il mondo?

Si possono solo fare delle ipotesi.

Di fatto sappiamo però che l’uomo nella sua supponenza ha sempre pensato di essere speciale rispetto a tutte le altre creature e di trovare nella riflessione su se stesso, dose, misura, senso e cattura del mondo.

Un’illusione assurda, scaturita dalle ontologie e rafforzata durante il periodo medioevale dall’idea Agostiniana che l’uomo sia situato al centro del cosmo come creazione più importante di dio. Galileo sperimentò il carcere per aver osato contrastare le teorie scientifiche antropocentriche che vedevano la Terra immobile al centro dell’universo e dovette abiurare le tesi di Copernico, per salvarsi la vita.

L’antropocentrismo è oscurantismo, una visione distorta e faziosa del mondo.

L’uomo non è affatto misura di tutte le cose, né il parto preferito di dio, infatti nessuno ha mai parlato con dio per sapere chi sono i suoi figli preferiti o che forma abbiano, inoltre se dio avesse dei figli prediletti, cadrebbe il mito della giustizia divina e dell’amore universale che nutrirebbe verso tutte le sue creature, senza distinzione di sorta, quindi l’antropocentrismo si basa su una supposizione completamente illusoria e non scientificamente accertabile, una teoria autocompiacente attraverso la quale l’uomo dà all’uomo un’importanza eccessiva, in un circolo vizioso che non riesce ad andare oltre le gabbie di una visione del sé limitata e per molti insuperabile.

Le conseguenze dell’antropocentrismo si fanno sentire a tutti i livelli. Anche la poesia e l’arte ne risentono.

L’eccessiva importanza attribuita all’uomo come creatore di immagini e di scritti, dà la misura dell’intoccabilità del poeta e dell’artista, che invece è niente più che un uomo come tutti gli altri nella sua vita privata, se non peggio. Per quanto riguarda il dono della creazione, si può dire tranquillamente che il poeta non è un dio, come sostiene la visione antropocentrica, bensì un semplice mezzo. È l’arte che si muove, il poeta è l’agente passivo che ha avuto un dono e lo sfrutta quasi automaticamente. La poesia nasce dentro e sgorga fuori per moto istintivo alimentato da studio e letture certo, ma studio e letture non bastano. L’arte non la si possiede nemmeno perché è lei che possiede e agisce il mezzo attraverso cui nasce, ossia l’uomo che, può anche essere poeta, ma primo questo non lo rende indiscutibile, secondo rimane sempre un uomo, non ha nulla di divino per cui ci si debba inchinare rispettosamente verso ciò che dice.

Destrutturare la figura del poeta significa semplicemente valutarla come mezzo, evitando di attribuirgli quell’eccesso di importanza che aleggia nella tradizione salottiera e perbenista dei “poeti laureati”, quelli che non si possono contestare anche se scrivono pessime liriche, semplicemente perché hanno un nome e qualcuno dice che questo nome conti qualcosa.

C’è da chiedersi se questo qualcuno abbia interessi ad affermare l’autorità di un nome.

Valutare un’opera d’arte per quello che dà e non per il nome che porta è un’azione destrutturalista.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Chissà come avrebbe reagito Protagora incontrando un cane che gli avesse detto che esso stesso era il misuratore della realtà…o peggio…ha mai incontrato un altro uomo convinto che invece la misura di tutte le cose fosse il cane di casa sua? In fondo era stato proprio lui ad asserire che l’essere umano di per sè è inconfutabilmente metronomo del mondo. ..

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