Di Mary Blindflowers©
Che la luce mi attraversi
come lama perversa
dalla tempia all’orecchio
antico
di subliminali fonemi,
che il buio mi assista
nei teoremi inconclusi
d’ogni dolore,
e la luna mi tagli i
capelli
senza ferirmi col ritmo e
colore
del ventre d’atavici
pianti,
che i canti mi si
addensino dentro,
come muschio alla roccia
tersa,
come goccia che incide il
diamante
sulla tela persa di un
mondo perverso.
Esco. Sfondo grigio perla.
Tante le case incidono
la gerla sublime e
mentecatta del cielo,
come mantidi senza più
religione,
come assiomi in murato
delirio,
e io sono matta,
accertato,
libera in visibilio di me,
in ogni mio più piccolo
verso
riverso dall’oscuro e
insondabile sé.
…