Operazione Gattopardo, ottimo saggio

Operazione Gattopardo, ottimo saggio

Operazione Gattopardo, ottimo saggio

Operazione Gattopardo, ottimo saggio

Ice House, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Operazione Gattopardo, ottimo saggio

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Operazione Gattopardo, come Visconti trasformò un romanzo di “destra” in un successo di “sinistra”, di Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice. Parto dall’inizio. La prefazione di Goffredo Fofi, è decisamente bruttina e autoreferente, incapace di rendere appieno la complessità del testo. Si abbandona inoltre a notazioni personali che hanno un interesse pari a zero per il lettore e a frasi banalotte:

Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa non fu un libro qualsiasi, come Il Gattopardo di Visconti non fu un film qualsiasi… Io ero già adulto e ho vissuto quelle contraddizioni… non ho amato subito il romanzo che pure mi affascinò per quel che mi faceva scoprire di una storia di cui sapevo ancora poco. Della Sicilia ho imparato a conoscere subito “il basso”, con pochi e parziali assaggi del medio e dell’alto…

Poi inizia a elencare chi conosce:

Le sorelle Topazia e Orietta Alliata di Salaparuta, della seconda delle quali e di suo marito Gianni Guaita sono stato amico fedele: i giornalisti de L’Ora e in modo particolare la saldissima coppia Marcello Cimino – Giuliana Saladino, il coraggioso fotografo ancora de L’Ora, Nicola Scafidi che fotografò giorno per giorno la lavorazione del film… l’avvocato socialista e grande appassionato di cinema Nino Sorgi, Ignazio Buttitta e altri bagheresi… per il tramite dei loro rapporti con Danilo Dolci con cui lavoravo…

Perché al lettore dovrebbe importare il cerchio di conoscenze del prefattore? Poi perché Fofi introduce un libro che parla anche di nepotismo e raccomandazioni, di dipendenza dell’arte dal potere, dicendoci, io conosco questo e quello? Ha senso? Non molto.

Il testo con siffatta introduzione, procede invece in modo cronologicamente ordinato, denuncia preparazione e competenza da parte di due autori che non si improvvisano.
La prima parte del libro infatti descrive con precisione il mondo delle belle lettere mainstream, ma visto da un punto di vista diverso, critico, capace di inquadrare i letterati per come sono realmente e non per come appaiono, ossia traffichini, nepotisti, raccomandati, settari e politicamente compromessi, dal primo all’ultimo.
Si descrive la genesi de Il Gattopardo, i meccanismi attraverso i quali l’opera venne ignorata e rifiutata, fino alla pubblicazione postuma grazie a Bassani.
Il libro di Anile e Giannice però non si limita soltanto a darci l’idea delle difficoltà incontrate dall’autore nella pubblicazione, ma precisa molto bene il clima del dietro le quinte, lo snobismo, le tare ideologiche da valutazione e la mentalità chiusa di un mondo, quello letterario in, che è ben lontano da come viene descritto negli istituti scolastici.
Man mano che ci si addentra nel saggio si comprende appieno la stretta interconnessione tra letteratura e politica, il condizionamento fortissimo dell’ideologia sulla critica e la inevitabile dipendenza degli intellettuali che hanno un peso specifico, dal potere.
Dopo la pubblicazione del libro di Lampedusa, ecco il teatrino dei critici che con la benda del partito, giudica un libro secondo la sua visione del mondo e non per il suo valore in sé e per sé. Lo scandalo di un romanzo scritto da un aristocratico siciliano che sosteneva che niente cambia sotto l’apparenza del mutamento, in piena negazione di materialismo storico e dialettico, l’idea che non si potesse operare una vera rivoluzione sociale, scandalizzava tutta la sinistra italiana. Così Visconti pensò di innestare nella versione cinematografica de Il Gattopardo, motivi verghiani, adattando l’opera letteraria all’ideologia.
Del resto anche il cinema, come la letteratura, è sempre stato un potentissimo strumento di propaganda. I risultati viscontiani furono felici ma troppo dispendiosi con vari tagli alla versione originale prima del film definitivo.
Con ricchezza di particolari, gli autori descrivono i cambiamenti al copione, i motivi per cui ci sono state tali variazioni e sono state tagliate alcune scene, le reazioni della critica, il fallimento della Titanus, insomma tante cose. Anche l’Appendice è molto interessante.
Una riflessione a questo punto si impone, una volta chiuso il libro.
La sinistra basata sull’idea fallace che il nuovo ordine possa sbaragliare il vecchio, sulla trionfante dittatura del proletariato, aveva torto e Lampedusa ragione.
Le ingerenze di Togliatti nel giudizio sul romanzo lampedusiano, sono a questo proposito, illuminanti.
Il mondo non è altro che una sostituzione di classi ma di fatto nulla cambia, tutto torna direbbero gli orientali, il moto è solo apparente. Gattopardi, leoni, sciacalletti… Aristocrazia, borghesia, e gli intellettuali che dipendono dal partito di riferimento, non sono ovviamente liberi, perlomeno quelli che contano qualcosa, gli altri non esistono nemmeno.
Visconti si dichiarava comunista ma era un aristocratico, esattamente come Lampedusa. E gli intellettuali di sinistra che parlavano di cambiamento e non accettavano l’idea di un romanzo reazionario, non erano forse a loro volta reazionari travestiti da progressisti?
Ora che destra e sinistra in Italia sono diventate facce della stessa medaglia, rispondono infatti entrambe alle stesse logiche sotto la crosta di programmi e idee che servono di facciata, possiamo forse negare che Lampedusa avesse ragione?
Battiato scriveva: “le rivoluzioni le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso” e Bene diceva: “l’arte è puttana e borghese”.
Aggiungerei che l’arte sotto sotto è rimasta non solo borghese ma anche reazionaria e aristocratica, dato che gli intellettuali fingevano e fingono di fare poesia di sinistra raccomandandosi tra loro amici e amiche, mentre gli artisti fingevano e fingono rivoluzioni posticce mettendo merda in barattolo e proclamando a gran voce grandi cambiamenti epocali. E per inciso, delle classi deboli, altrimenti dette proletarie, non importa un fico secco a nessuno.
Niente di nuovo dunque, l’arte è una meretrice che si concede solo a chi è disposto a fare il gioco del potere esattamente come nei tempi antichi, quando i poeti scrivevano la dedicatoria al nobile di turno.
L’intellettuale di successo è come un cane che sta più avanti del padrone-partito e vede meglio le cose, ma ha il guinzaglio e a ogni strattone del padrone deve trattenersi ed evitare di abbaiare la verità al vento. Quando il guinzaglio sarà spezzato forse l’arte sarà libera, ma è molto probabile che questo non avverrà mai. L’editoria è una Ice house, i cani tutti congelati.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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